Cos’è il faceboarding, per imbarcarsi su un aereo col riconoscimento facciale
È attivo da martedì a Milano Linate, primo aeroporto in Italia, ma sta diventando sempre più comune nei maggiori scali del mondo
Da martedì all’aeroporto di Milano Linate è disponibile il servizio di faceboarding, che permette ai passeggeri di imbarcarsi su un aereo superando i controlli di sicurezza e quelli al gate senza mostrare documenti e carta d’imbarco, ma solo il proprio volto, a un sistema biometrico di riconoscimento facciale. Il servizio, che i passeggeri possono scegliere di utilizzare o meno, è disponibile per tutte le compagnie aeree che decideranno di aderirvi: al momento lo hanno fatto Ita Airways e la scandinava SAS (compagnia di bandiera di Danimarca, Svezia e Norvegia).
Linate è il primo aeroporto italiano a garantire questo servizio, che in Europa è utilizzato con un numero limitato di compagnie aeree negli scali di Parigi, Barcellona, Londra, Francoforte e Monaco di Baviera. Il riconoscimento facciale attraverso l’acquisizione di dati biometrici – le caratteristiche fisiche che consentono di identificare una faccia – si sta ampiamente diffondendo nei maggiori aeroporti del mondo, con l’obiettivo di ridurre i tempi e il potenziale stress per i passeggeri nelle fasi di imbarco.
A Linate il sistema è in funzione dopo la fine di una sperimentazione iniziata nel 2020 ma poi sospesa per la pandemia. Dopo aver effettuato il check-in per il proprio volo i passeggeri dovranno registrarsi presso i totem presenti nello scalo (dei chioschi multimediali): sarà necessario scannerizzare il proprio documento e la propria carta d’imbarco appoggiandoli sui lettori ottici e poi farsi “fotografare” da una fotocamera frontale. Una volta registrati questi dati, i documenti e le carte d’imbarco non saranno più necessarie e si potranno superare i controlli e accedere al volo usando varchi dedicati. La registrazione potrà durare solo per un volo o per un anno, da giugno sarà possibile effettuarla anche attraverso una app.
La SEA, società che gestisce l’aeroporto, specifica che le immagini del volto non vengono conservate, ma sono utilizzate solo per creare il modello biometrico, mentre i dati relativi ai documenti vengono crittografati e salvati, per 24 ore o per un anno in caso di registrazione a lungo termine.
Servizi simili sono stati attivati (o sono in via di attivazione) negli aeroporti in Giappone, in India, negli Emirati Arabi Uniti, in Malesia e a Hong Kong. Negli Stati Uniti sono attivi sistemi di riconoscimento facciale in oltre 30 aeroporti (i primi furono quelli di Los Angeles, Washington Baltimore e Denver), ma è previsto che nei prossimi anni il faceboarding diventerà un’opzione in oltre 400 scali statunitensi.