I residenti del palazzo in cui abitava Matteotti non vogliono cambiare la targa in sua memoria
Quella attuale venne affissa per iniziativa privata e non menziona i fascisti che lo uccisero nel 1924: il comune di Roma vorrebbe sostituirla
In queste settimane è in corso un piccolo scontro tra un condominio nel centro di Roma e il comune, relativo all’affissione di una targa commemorativa dedicata al deputato antifascista Giacomo Matteotti, assassinato il 10 giugno del 1924. Della storia ha parlato per la prima volta Repubblica. Il condominio in questione è in via Pisanelli 40, dove Matteotti abitò insieme alla famiglia prima di essere ucciso dai fascisti. Oggi sul palazzo c’è una piccola targa commemorativa, che però non menziona le circostanze della sua morte, e il comune vorrebbe sostituirla con una più grande e più esplicita, ma gli inquilini per ora si sono opposti. Il condominio si trova nel quartiere Flaminio, poco lontano da piazza del Popolo e da Villa Borghese. Matteotti uscì da quel palazzo poco prima di essere rapito e poi assassinato.
La targa attuale fu messa lì 15 anni fa non per vie ufficiali, ma grazie all’iniziativa di Paolo Marocchi, un architetto e residente che la realizzò autonomamente. Il breve testo inciso sulla lastra recita:
Qui abitava Giacomo Matteotti quando uscendo di casa il 10 giugno 1924 andò incontro alla morte.
Al tempo nessuno dei condòmini criticò apertamente l’iniziativa, e finora la targa è rimasta al suo posto senza essere vandalizzata o imbrattata, il che non è scontato quando si parla di Matteotti. Nel 2017 a Roma fu distrutta la targa commemorativa realizzata per il ponte Giacomo Matteotti, nel rione Prati, a pochi minuti a piedi dal condominio di via Pisanelli 40.
Secondo la ricostruzione di Repubblica, lo scorso 27 aprile la Sovrintendenza capitolina ai beni culturali ha inviato una lettera ai condòmini per chiedere loro di esprimere un parere riguardo alla possibilità di affiggere una nuova targa con la scritta:
In questa casa visse Giacomo Matteotti (1885-1924) fino al giorno della morte per mano fascista. Roma pose cent’anni dopo in memoria del martire del socialismo e della democrazia.
La nuova targa misurerebbe ottanta centimetri di larghezza e novanta di altezza, e sarebbe quindi più grande di quella attuale. Gli inquilini del palazzo però hanno votato in maggioranza contro la proposta del comune, per due motivi: le dimensioni della nuova targa, considerate eccessive, e il riferimento esplicito all’aggressione fascista contro Matteotti. Tra i condòmini contrari c’è anche l’architetto Marocchi: «Non ho voluto scrivere sulla lastra che Matteotti è stato ucciso dai sicari di Mussolini perché c’era il timore che i neofascisti potessero imbrattarla o distruggerla», ha spiegato a Repubblica, aggiungendo che la targa proposta dal comune è «volgarissima».
Maria Vittoria Mancinelli, responsabile dell’ufficio Targhe commemorative del comune di Roma, ha escluso l’ipotesi che sul palazzo ci possano essere due targhe per la stessa persona. In una lettera ai condòmini, citata da Repubblica, ha anche ricordato che quella attuale fu apposta senza alcuna autorizzazione.
L’assessore alla Cultura del comune di Roma, Miguel Gotor, ha detto di non aver ancora ricevuto alcuna comunicazione ufficiale da parte del condominio. Ha detto però che se l’obiezione principale dovesse riguardare le dimensioni della targa, il comune sarebbe disposto a modificarle per raggiungere un compromesso. È possibile quindi che alla fine i condòmini cambino idea, magari a seguito di una mediazione con l’amministrazione della città, che vorrebbe apporre la nuova targa entro il prossimo 10 giugno, giorno del centesimo anniversario della morte di Matteotti.
– Leggi anche: “L’antisemitismo a sinistra” di Giorgio Fontana
Quando fu ucciso, Matteotti era deputato e segretario del Partito Socialista Unitario. Il 30 maggio del 1924, con un noto intervento in parlamento, denunciò i brogli e le intimidazioni che alterarono i risultati delle elezioni di quell’anno, vinte dalla lista elettorale di Benito Mussolini. Matteotti fu ucciso il 10 giugno da un gruppo di fascisti, ma il corpo venne ritrovato più di due mesi dopo, il 16 agosto, nell’estrema periferia nord della città.
Nel frattempo, a partire dal 27 giugno, circa 120 deputati dell’opposizione decisero di non partecipare più ai lavori parlamentari fino a che i responsabili del delitto non fossero stati processati, in quella che viene ricordata come “secessione dell’Aventino”. Mussolini approfittò della loro assenza per approvare rapidamente e senza ostacoli le cosiddette “leggi fascistissime”, quelle che reprimendo la libertà di stampa, vietando i partiti politici e introducendo il tribunale speciale, trasformarono l’Italia in un regime autoritario.
– Leggi anche: Ma cosa significa “Aventino”?