In Francia Xi Jinping deve difendere le sue auto elettriche
Il presidente cinese è in visita in Europa per la prima volta in cinque anni, e dovrà affrontare le accuse europee di concorrenza sleale nel settore, e le minacce di dazi e contromisure
Il presidente cinese Xi Jinping è arrivato domenica a Parigi, iniziando la sua prima visita in Europa dal 2019: è stato accolto dal primo ministro francese Gabriel Attal e dal presidente Emmanuel Macron, mentre nei prossimi giorni sono previsti incontri anche con la presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen e con i leader di Serbia e Ungheria, i due paesi europei più favorevoli alla Cina. Ci si aspetta che Xi parli principalmente di due grandi questioni: l’aiuto determinante che la Cina ha fornito finora alla Russia nella guerra in Ucraina, e i rapporti commerciali tra Cina ed Europa, che si trovano in una situazione piuttosto complicata e conflittuale. Come ha scritto il Financial Times, Xi è in Europa «per evitare una guerra commerciale».
Uno dei settori in cui da tempo le relazioni tra Cina ed Europa sono tese è quello delle automobili elettriche: alcuni paesi europei, capeggiati dalla Francia, temono che la Cina stia usando indebitamente sussidi e aiuti statali per favorire le proprie aziende e ottenere il controllo di uno dei mercati più importanti dell’economia dei prossimi decenni. Le case automobilistiche europee, che non possono godere degli stessi sussidi statali e degli stessi vantaggi, potrebbero essere messe fuori mercato dalla concorrenza cinese: sarebbe un grave problema per l’industria automobilistica europea, una delle più floride del mondo.
Il rischio, secondo molti analisti, è che succeda con le automobili elettriche quello che è successo negli anni Dieci con i pannelli solari, quando le aziende europee furono messe fuori mercato da prodotti cinesi più economici costruiti da aziende fortemente sussidiate dallo stato, e furono costrette a chiudere. Oggi il mercato dei pannelli solari è quasi completamente dominato dalla Cina, che mira a fare lo stesso con le automobili elettriche. Questo fa parte di una strategia complessiva adottata di recente dal governo cinese per compensare con le esportazioni la debolezza del mercato interno.
Le aziende di automobili elettriche cinesi stanno già crescendo moltissimo, se paragonate a quelle europee: la più importante di queste, BYD, alla fine del 2023 ha perfino superato Tesla come azienda che vende più auto elettriche al mondo.
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Che questo settore sia particolarmente importante e sensibile per l’Europa lo dimostra il fatto che, alcuni mesi fa, la Commissione Europea aveva avviato un’indagine contro i produttori di automobili elettriche cinesi, accusandoli di «distorcere» il mercato europeo: era stata una delle più importanti indagini avviate dalla Commissione, e senza dubbio una delle più politicamente sensibili, e si era aggiunta a varie altre misure che la Commissione aveva preso contro la presunta concorrenza sleale cinese. In risposta, la Cina ha recentemente accusato l’Europa di «protezionismo», e ha adottato delle contromisure, per esempio imponendo dazi sui brandy francesi.
L’indagine della Commissione sulle automobili elettriche cinesi potrebbe concludersi nei prossimi giorni: secondo fonti del Financial Times i primi dazi potrebbero essere imposti già questo mese, e poi essere confermati a novembre.
Anche i singoli paesi europei stanno prendendo contromisure. La Francia per esempio sta trattando con le case automobilistiche francesi per aumentare la produzione di veicoli elettrici. Il governo ha anche rinnovato i sussidi per l’acquisto di auto elettriche applicando però nuove regole ambientali che di fatto escludono quelle prodotte da aziende cinesi.
In un’intervista al quotidiano francese La Tribune Dimanche, Macron ha detto che c’è bisogno di un «aggiornamento» delle politiche commerciali tra Europa e Cina, perché la Cina «è in sovrapproduzione in troppi settori e sta esportando in maniera massiccia verso l’Europa». (Curiosamente, Macron ha usato nell’intervista la parola «aggiornamento» in italiano, che è diffusa anche in Francia).
Non tutti i paesi europei però sono d’accordo con le politiche della Francia e della Commissione Europea: la Germania per esempio teme che un atteggiamento troppo combattivo possa mettere a rischio le sue esportazioni verso la Cina, da cui dipende una parte importante dell’economia tedesca. Questa divisione è stata piuttosto evidente la settimana scorsa: durante un incontro informale, Emmanuel Macron aveva invitato il cancelliere tedesco Olaf Scholz a partecipare all’incontro di lunedì con Xi Jinping, ma Scholz ha rifiutato, dicendo di avere impegni già presi.
Anche l’Italia, la cui industria automobilistica è in declino, sta usando tattiche diverse nei confronti dei produttori di automobili cinesi: il governo, tra le altre cose, secondo i media avrebbe cercato contatti con BYD per aprire una fabbrica in Italia.