In Georgia la polizia ha represso con violenza le proteste contro la legge sugli “agenti stranieri”
Nella notte tra martedì e mercoledì la polizia georgiana ha represso con violenza le proteste che vanno avanti da due settimane contro la proposta di legge sui cosiddetti “agenti stranieri”: gli agenti hanno usato spray al peperoncino, cannoni ad acqua, gas lacrimogeni e granate stordenti contro i manifestanti che si erano radunati davanti alla sede del parlamento nella capitale Tbilisi. Secondo quanto riportato dai giornalisti di Reuters e Agence France-Presse che si trovavano alla manifestazione la polizia ha colpito anche alcuni giornalisti che si erano chiaramente identificati come tali. Anche Levan Khabeishvili, parlamentare e leader del principale partito di opposizione Movimento Nazionale Unito, ha detto di essere stato picchiato dalla polizia e si è presentato in parlamento mercoledì con il volto fasciato. Quattordici persone sono state arrestate.
Quella di martedì sera è stata la repressione più dura delle proteste che stanno avvenendo ogni sera dal 16 aprile in Georgia, quando il governo aveva ripresentato una proposta di legge che prevede che i media e le ong che ricevono almeno il 20 per cento dei propri fondi dall’estero debbano registrarsi come entità che «perseguono gli interessi di una potenza straniera»: è la stessa legge, con lievi modifiche, che era stata proposta poco più di un anno fa e poi ritirata dopo grandi proteste popolari. Secondo i manifestanti, la proposta di legge ricalca quella che dal 2012 viene usata in Russia per reprimere il dissenso, ostacolare il lavoro dei media indipendenti e in alcuni casi provocarne la chiusura.
Già un anno fa l’opposizione riteneva che la sua approvazione favorisse una svolta autoritaria simile a quella portata avanti dal presidente Vladimir Putin in Russia: oggi come allora uno dei principali slogan della protesta è infatti “No alla legge russa”. Una volta identificati come “agenti stranieri” media e ong possono essere soggetti a controlli specifici e a limitazioni nei finanziamenti, nelle loro attività e in generale delle libertà democratiche. In Russia la definizione di “agenti stranieri” è stata strumentale per una progressiva introduzione di leggi e regolamenti sempre più repressivi.
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