Pensate a una chitarra elettrica: è una Stratocaster, giusto?
Settant'anni fa Leo Fender, un ingegnere che non sapeva suonare nemmeno un accordo, ideò lo strumento più riconoscibile e influente della storia del rock
Enzo Ferrari diceva che dando a un bambino un foglio di carta e dei colori, e chiedendogli di disegnare una macchina, l’avrebbe sicuramente fatta rossa. Chiedendo a un bambino di disegnare una chitarra elettrica, è molto probabile che disegnerebbe una Fender Stratocaster, lo strumento che Leo Fender, un riparatore di radio californiano che negli anni Cinquanta diventò il più influente liutaio al mondo, inventò nella primavera di settant’anni fa, cambiando la storia del rock come pochi prima di lui.
Il suo design a “doppia spalla mancante” (le due rientranze nel corpo della chitarra, vicino alla tastiera) è diventato uno standard per i produttori di tutto il mondo, ma ancor più che per la sua forma riconoscibile e caratteristica la Stratocaster – abbreviata spesso in “Strato” – è diventata familiare a chiunque per via del gran numero di chitarristi famosissimi che l’hanno utilizzata per costruire le loro parti soliste: Jimi Hendrix, Eric Clapton, Mark Knopfler, David Gilmour, Nile Rodgers, John Frusciante, Stevie Ray Vaughan, Bonnie Raitt e Buddy Holly, solo per citarne alcuni.
Fender, che era nato nel 1909, mostrò un talento per l’elettronica e le invenzioni già da piccolissimo, ma fu verso la fine degli anni Trenta che fondò il suo primo negozio di riparazioni, il Fender’s Radio Service, nella città californiana di Fullerton, distinguendosi come un tecnico attento e affidabile. La sua vita professionale cambiò agli inizi degli anni Quaranta, quando incontrò nel suo negozio di Fullerton il liutaio e musicista Clayton Kaufman.
Kaufman era stato uno degli artefici della rivoluzione tecnica che aveva portato allo sviluppo e alla diffusione delle chitarre elettriche, cominciata negli anni Venti soprattutto grazie alle intuizioni di due liutai che oggi sono considerati dei pionieri dell’industria musicale, Adolph Rickenbacker e George Beauchamp. Furono loro due a standardizzare l’utilizzo dei piccoli dispositivi composti da bobine di rame avvolte attorno un magnete, in grado di trasformare le vibrazioni sonore delle corde in impulsi elettrici, i pickup.
Attraverso un cavo, questi impulsi elettrici venivano poi trasmessi a un amplificatore che, in questo modo, poteva aumentare il suono della chitarra fino a livelli impensabili per i tempi. I pickup cominciarono a essere montati su alcuni modelli di chitarre hawaiane (quelle che si suonano in orizzontale facendo scorrere uno slide sui tasti) lap steel (ossia in acciaio), per rendere più forte l’emissione del suono: una versione embrionale delle chitarre elettriche che conosciamo oggi. Kaufman nel 1932 aveva collaborato alla progettazione di uno dei pickup che furono utilizzati sulla Frying Pan, una delle prime chitarre hawaiane elettrificate prodotte dalla Rickenbacker.
L’invenzione della chitarra elettrica fu giustificata dalla necessità di far fronte a un’esigenza molto pragmatica: ottenere un suono più forte. Tra gli anni Venti e Trenta negli Stati Uniti divenne popolarissimo lo swing, una musica che faceva ballare e divertire la gente e che dava lavoro a centinaia di musicisti nel paese, quasi esclusivamente afroamericani, che arrivavano solitamente da contesti poveri e disagiati e smaniavano per trovare posto in un gruppo e girare gli Stati Uniti. Il ventennio dello swing fu dominato dalle cosiddette big band, complessi formati da almeno una dozzina di elementi e caratterizzate da una preponderanza delle sezioni di ottoni e legni: in quel contesto le chitarre acustiche facevano fatica a farsi ascoltare, dato che venivano sovrastate dal suono degli altri strumenti, come trombe, tromboni e sassofoni.
L’elettrificazione delle chitarre risolse questo problema: prendendo spunto dall’invenzione di Rickenbacker e Beauchamp, altri produttori cominciarono a utilizzare i pickup per permettere ai chitarristi che volevano trovare posto in una big band di avere a disposizione uno strumento con cui distinguersi.
Uno dei primi chitarristi che diventarono famosi suonando una chitarra dotata di pickup fu Charlie Christian, che legò il suo nome alla Gibson ES-150, una chitarra costruita nel 1936 dal liutaio Lester William Polsfuss, conosciuto come Les Paul. Era una chitarra semiacustica, ossia con una parte o la totalità del corpo vuota, con uno o due fori di risonanza a forma di f posti ai lati delle corde, ma il cui suono era amplificato prevalentemente dai pickup.
Cinque anni dopo Les Paul inventò la prima chitarra solid body (ossia con un corpo ricavato da un unico pezzo di legno, senza alcuna cassa di risonanza), la cosiddetta Log, che però non fu mai prodotta in serie.
Visti gli interessi comuni, Kaufman e Fender decisero di unire le proprie competenze e nel 1945 fondarono la K&F Manufacturing Corporation, azienda specializzata nella costruzione di amplificatori e chitarre hawaiane elettrificate. Fender approfondì la sua conoscenza di questi strumenti e affinò le sue abilità da liutaio, sviluppando una grande curiosità nei confronti delle invenzioni di Rickenbacker e Beauchamp e realizzando alcuni modelli elettrificati di chitarre lap steel, oggi molto costosi e ricercati. Nel 1946, in seguito al ritiro di Kaufman, la K&F cambiò nome e divenne la Fender Musical Instruments Corporation, l’azienda che conosciamo oggi.
– Leggi anche: Vittorio Camardese non suonava la chitarra come gli altri
Pur avendo inventato alcuni dei modelli di chitarra e di basso più famosi al mondo, Fender non imparò mai a suonare questi strumenti. Diversi aneddoti narrano che non conoscesse neppure la diteggiatura di un accordo o come accordare lo strumento, e che fosse interessato unicamente al lato ingegneristico e artigianale.
Nel 1952, dopo un periodo di progettazione durato tre anni, Fender realizzò la prima chitarra elettrica solid body destinata a una produzione in serie, la Fender Esquire, che oggi viene chiamata comunemente Fender Telecaster.
Era una chitarra elettrica con delle caratteristiche essenziali: un selettore con tre posizioni (la levetta che serve a selezionare il pickup o la combinazione di pickup da utilizzare), un controllo per il volume e uno per il tono, due single coil (pickup costituiti da una sola bobina di filo di rame avvolta attorno a sei magneti), un battipenna fissato con cinque viti e un manico cosiddetto bolt-on neck, ossia avvitato, meno costoso rispetto al set neck (il manico incollato tipico delle chitarre acustiche) e più adatto a una produzione di tipo industriale perché facilmente sostituibile in caso di rottura.
Per via della sua versatilità, del suo prezzo accessibile e dell’estrema semplicità nell’effettuare le riparazioni, la Telecaster fu un successo commerciale senza precedenti, e il primo esempio di chitarra elettrica costruita con un metodo industriale. Fu molto utilizzata soprattutto nel rock e nel country: la suonarono tra gli altri James Burton, B.B. King e Chet Atkins e, verso la fine del decennio, il chitarrista di una delle band britanniche più importanti di sempre, Keith Richards (Rolling Stones). In seguito sarebbe stata anche la chitarra di Joe Strummer.
Grazie al successo ottenuto dalla Telecaster, Fender decise di mettersi a lavorare su un altro modello pensato per la grande distribuzione. Il risultato fu proprio la Stratocaster, che oggi è considerata la chitarra rock per eccellenza ma che, paradossalmente, fu progettata per essere usata da chitarristi che suonavano altri generi.
Ad aiutare Fender e il suo storico collaboratore George William Fullerton nella progettazione della chitarra furono soprattutto Bill Carson e Rex Gallion, due musicisti country. Con i loro consigli, indispensabili per un liutaio sprovvisto di basi tecniche come Fender, Gallion e Carson incisero moltissimo sullo sviluppo della Stratocaster, chiedendo modifiche allo strumento sulla base delle loro esigenze. Per esempio, è noto che Gallion trovasse la Telecaster piuttosto scomoda da suonare, soprattutto per via dei suoi bordi squadrati, che premevano sull’addome, sull’avambraccio e sulle costole.
Secondo diverse fonti, Gallion e Carson ebbero un ruolo importante nel determinare la tradizionale forma “a doppia spalla mancante” della Stratocaster (ispirata in buona parte a quella del “Precision”, il basso più famoso di Fender, realizzato nel 1951) che da un lato rendeva la chitarra più ergonomica, dall’altro permetteva di raggiungere con maggiore facilità i tasti del manico più vicini al ponte, che sarebbero diventati per questo molto più usati, con un forte impatto su come suonavano i chitarristi. Oltre alla presenza di tre single coil (uno in più della Telecaster), l’elemento distintivo della Stratocaster fu l’introduzione del tremolo, un ponte mobile che permetteva al musicista di produrre una distintiva vibrazione nel suono allentando la tensione delle corde con una leva meccanica, a cui aveva in parte già lavorato Kaufman.
Non fu una vera e propria invenzione: tra la fine degli anni Quaranta e gli inizi degli anni Cinquanta il liutaio statunitense Paul Adelburt Bigsby aveva sviluppato un sistema di vibrato molto simile, che però aveva la reputazione di essere poco affidabile: lo stress sulle corde era tale che si scordavano di continuo.
Agli inizi Fender faticò a trovare uno spazio di mercato per la Stratocaster, anche per via del successo che la Gibson Les Paul, la solid body prodotta dall’azienda rivale Gibson, riscosse tra i musicisti e i gruppi del tempo. Tra l’ottobre del 1954 (quando iniziò la distribuzione in serie) e la fine del 1955 ne furono vendute soltanto poche centinaia di unità, e il prodotto di punta dell’azienda continuò a essere la Telecaster.
La popolarità della Stratocaster aumentò inizialmente grazie a Buddy Holly, popolarissimo cantautore del tempo e tra i principali esponenti del rockabilly, che nel 1957 la rese familiare al grande pubblico suonandola durante le puntate dell’Ed Sullivan Show.
Anche grazie a Holly, la Stratocaster cominciò a essere apprezzata dai musicisti e dai gruppi rock del tempo, che iniziarono a considerarla una chitarra adatta per i chitarristi professionisti, alla pari della Les Paul. Anzi, per molti era meglio: la Stratocaster era significativamente più leggera e maneggevole e aveva un suono più asciutto e brillante, grazie ai pickup single coil, molto diverso rispetto a quello più potente e corposo prodotto dai pickup a due bobine (humbucker) montati sulla Les Paul. Col tempo, la Stratocaster si affermò come la chitarra elettrica più versatile sul mercato, adatta sia al rock, sia al blues, sia ad altri generi che sarebbero nati nei decenni successivi, dal funk al punk.
Un altro motivo del successo della Stratocaster, e più in generale del marchio Fender, fu l’ingegno di Don Randall, il responsabile del settore commerciale dell’azienda, che insieme al fotografo Bob Perine ideò delle campagne pubblicitarie originali e molto apprezzate, costruite attorno a slogan semplici e d’impatto come Wherever you go e You Won’t Part With Yours Either, in cui venivano mostrate persone che trasportavano le loro chitarre Fender ovunque: sulla spiaggia, in auto, in barca a vela, in moto, sullo skateboard o durante una partita di football.
La Stratocaster divenne uno strumento di culto nella seconda metà degli anni Sessanta, quando fu suonata da Jimi Hendrix, probabilmente il chitarrista più influente della storia del rock, a cui negli anni l’azienda ha dedicato diversi modelli personalizzati. Hendrix è la persona che viene in mente a moltissime persone quando devono pensare a un chitarrista, ed è praticamente impossibile immaginarselo con una chitarra diversa dalla Strato, quella che suonò per la maggior parte della sua carriera. Fu la chitarra che incendiò al Monterey Pop Festival del 1967 e quella con cui suonò la sua famosissima versione dell’inno americano due anni dopo, durante il festival di Woodstock.
Negli anni la forma della Stratocaster è stata rivisitata o direttamente copiata da chiunque: accadde in particolare tra gli anni Settanta e Ottanta, durante la cosiddetta “Lawsuit Era”, come viene definito il periodo in cui alcuni produttori giapponesi come Hoshino Gakki cominciarono a esportare nel mercato americano delle copie molto fedeli dei modelli di punta realizzati dalle tre aziende principali (Gibson, Fender e Martin), vendendole a prezzi molto più accessibili.
Solo per fare un esempio tra i tantissimi, il corpo della Yamaha Pacifica, uno dei modelli più famosi dell’azienda giapponese, è quasi identico a quello della Stratocaster, e lo stesso discorso vale per praticamente tutte le chitarre elettriche entry level (ossia economiche e pensate per chitarristi alle prime armi) che si possono trovare in un negozio di musica.
Nel 2009 addirittura Gibson, la principale azienda rivale di Fender legata a un altro influentissimo modello (la Les Paul), realizzò una sua personale versione della Stratocaster ispirata a Jimi Hendrix, generando non poche polemiche tra appassionati di chitarra e affezionati dei due marchi.
Anche i musicisti che prediligono le chitarre artigianali, ossia fatte su commissione da un liutaio, in molti casi scelgono di fare assomigliare il loro strumento a una Stratocaster, perché rimane a settant’anni di distanza il modello con il design più naturale, pratico e semplice a disposizione. A partire dagli anni Ottanta le chitarre usate da molti virtuosi, attivi soprattutto in ambito heavy metal, cominciarono a riprendere in maniera piuttosto esplicita il design della Stratocaster, sostituendo spesso dei pickup humbucker ai single coil, e rendendone le forme più aggressive e le caratteristiche costruttive più adatte a esaltare tecnica e velocità: oggi questi modelli vengono definiti Superstrat.