La giunta militare del Burkina Faso continua a bloccare i media stranieri
Per cercare di silenziare le critiche: nell'ultima settimana sono state sospese nove testate che avevano pubblicato il rapporto di una ong sulle violenze del governo, arrivato al potere con un colpo di stato
Negli ultimi giorni il Conseil Supérieur de la Communication (CSC), l’agenzia governativa che regola l’attività dei media in Burkina Faso, uno stato dell’Africa occidentale, ha bloccato l’accesso nel paese ai siti di nove testate straniere, tra cui Le Monde, Guardian e BBC Africa, dopo che queste avevano pubblicato un rapporto di una ong che denuncia le violenze e i crimini della giunta militare al potere. In passato il governo aveva già bloccato varie volte i media stranieri, sempre per evitare la circolazione di articoli critici nei suoi confronti.
Il Burkina Faso è governato da una giunta militare che si è insediata nel 2022 con un colpo di stato, il secondo nel giro di pochi mesi. I media bloccati di recente avevano pubblicato vari articoli su un rapporto dell’ong Human Rights Watch (HRW) secondo cui, lo scorso febbraio, l’esercito avrebbe ucciso 223 civili, tra cui almeno 56 bambini, nei due villaggi di Nondin e Soroe.
Il ministro delle Comunicazioni, Rimtalba Jean Emmanuel Ouedraogo, ha accusato HRW di aver diffuso informazioni false basate su quella che ha definito «un’immaginazione smisurata». Sabato scorso il governo ha quindi sospeso temporaneamente le emittenti radio di BBC Africa e Voice of America, e lunedì è stato annunciato il blocco di altri sette siti, motivato sempre con il riferimento alla pubblicazione del rapporto di HRW. La giunta ha parlato di una «campagna mediatica orchestrata intorno a queste accuse», che a suo dire «rivela pienamente l’intenzione di screditare le nostre forze armate».
I siti a cui è stato bloccato l’accesso sono Le Monde, Guardian, TV5Monde, Deutsche Welle, Ouest-France, Apanews e Agence Ecofin. La giunta non ha dato indicazioni sulla durata del blocco, attivo «fino a nuovo ordine». Di TV5Monde è stata inoltre sospesa la trasmissione dei programmi televisivi per almeno due settimane. L’organizzazione Reporters Sans Frontières, che si occupa di libertà di espressione, ha definito i blocchi decisi dalla giunta militare del Burkina Faso «decisioni gravi e ingiuriose».
Il rapporto di Human Rights Watch era stato pubblicato lo scorso 25 aprile e si riferiva a fatti che sarebbero avvenuti lo scorso 25 febbraio, definiti dall’organizzazione «tra i più gravi abusi compiuti dall’esercito del Burkina Faso dal 2015». Secondo quanto documentato dal rapporto, i civili massacrati dall’esercito erano stati accusati di aver collaborato con alcuni gruppi armati jihadisti, e le violenze compiute potrebbero costituire crimini contro l’umanità. I soldati avrebbero ucciso 44 persone, tra cui 20 bambini, a Nondin, e altre 179 persone, tra cui 36 bambini, a Soroe.
Il Burkina Faso ha da tempo un grosso problema con i gruppi jihadisti, che controllano varie parti del paese e negli ultimi anni hanno compiuto moltissimi attacchi causando la morte di migliaia di civili. In questo contesto, secondo HRW i massacri a Nondin e Soroe si aggiungerebbero ad altri compiuti in quelle che l’esercito presenta come operazioni di contrasto al terrorismo. Nei due giorni precedenti ai massacri, alcuni gruppi jihadisti avevano compiuto diversi attacchi contro obiettivi militari in varie località del paese. Alcuni abitanti dei due villaggi, ascoltati da HRW, hanno detto di ritenere i massacri di civili un atto di rappresaglia contro i miliziani jihadisti che avevano attaccato obiettivi della giunta.
Non è la prima volta che la giunta militare al potere in Burkina Faso cerca di limitare la circolazione di informazioni critiche nei suoi confronti. A settembre del 2023 era stato bloccato Jeune Afrique, un media francese che offre sia un giornale cartaceo che un sito, dopo che questo aveva pubblicato vari articoli in cui dava conto di alcuni problemi interni all’esercito e del crescente malcontento dei cittadini. In passato era stato bloccato per motivi simili anche France 24. Inoltre, a novembre del 2023 le autorità avevano cercato di arruolare nell’esercito decine di giornalisti, attivisti ed esponenti di opposizione, nell’ambito di una “mobilitazione speciale” che secondo varie organizzazioni che si occupano di diritti umani sarebbe stata sfruttata anche per silenziare il dissenso.
Il Burkina Faso fu una colonia francese fino al 1960: nei decenni successivi ha avuto rapporti abbastanza stretti con la Francia, che però sono peggiorati decisamente dopo due colpi di stato nel 2022. I media francesi sono stati anche per questo tra i più colpiti dalla giunta, guidata dal capitano Ibrahim Traoré, che ha 36 anni. Traoré ha preso il potere nel settembre del 2022, con un colpo di stato compiuto otto mesi dopo un altro colpo di stato che aveva rovesciato il presidente democraticamente eletto Roch Marc Kabore.