Le grosse inondazioni in Africa orientale
Negli ultimi giorni hanno ucciso almeno 200 persone, a causa di condizioni climatiche che hanno portato a piogge torrenziali forti e continuative
Negli ultimi giorni in Kenya e in altri paesi dell’Africa orientale almeno 200 persone sono morte a causa di grosse inondazioni e frane provocate da piogge forti e prolungate. In Kenya, Tanzania e Burundi le inondazioni hanno travolto interi centri abitati, allagato strade e case, e le frane hanno demolito abitazioni e provocato il crollo di alcune dighe.
Attenzione: la galleria di seguito contiene alcune immagini forti.
L’ultimo episodio è stato lunedì mattina, quando una grossa massa d’acqua ha inondato interi centri abitati della zona di Mai Mahiu, nel Kenya occidentale, provocando la morte di almeno 46 persone: l’inondazione è stata attribuita al crollo di una diga, ma le cause sono ancora da chiarire. Un’altra ipotesi, avanzata da operatori umanitari e media locali, è che sia stata provocata dal collasso di un tunnel ferroviario ostruito.
L’inondazione di Mai Mahiu è stata intorno alle 3 del mattino locali ed Emmanuel Talam, addetto stampa del presidente William Ruto, l’ha definita l’episodio più devastante da quando sono iniziate le inondazioni, due settimane fa. Il ministero dell’Interno ha fatto sapere che si cercano oltre 90 persone disperse.
In Tanzania invece le inondazioni hanno travolto interi distretti di Dar es Salaam, la più grande città della Tanzania, con strade interamente sommerse dall’acqua. Sono morte almeno 155 persone e oltre 200 sono state ferite. Il primo ministro Kassim Majaliwa ha detto che le piogge, le inondazioni e le frane hanno danneggiato gravemente abitazioni, strade, ponti, scuole e luoghi di culto. Sono state gravemente danneggiate anche moltissime fattorie, in cui le inondazioni hanno distrutto i terreni e ucciso centinaia di animali da allevamento.
In Burundi i maggiori danni sono stati causati dall’innalzamento del livello dell’acqua del lago Tanganica, che ha provocato grosse inondazioni nel porto di Bujumbura, considerato il centro economico del paese, bloccando gran parte delle attività. Ci sono stati danni anche in altre parti del paese, con centinaia di migliaia di sfollati.
Nelle zone più povere di tutti i paesi colpiti, le inondazioni hanno distrutto infrastrutture già molto precarie, con conseguenze rese ancora più estreme da sistemi di drenaggio inadeguati e strade in pessime condizioni. Le persone più colpite, e in generale più esposte alle conseguenze di fenomeni di questo tipo, sono state quelle che vivono nelle baraccopoli, stipate in insediamenti informali senza accesso a strade adeguate, all’acqua potabile e spesso all’elettricità.
Le forti piogge delle ultime settimane sono state attribuite dagli esperti soprattutto a una combinazione di due fenomeni climatici. Il primo è l’influenza di “El Niño”, l’insieme di fenomeni atmosferici che si verifica periodicamente nell’oceano Pacifico e ha conseguenze sul clima di gran parte del pianeta, contribuendo tra le altre cose ad aumentare la temperatura media globale. L’altro fenomeno è l’effetto del “Dipolo dell’oceano Indiano”, che viene chiamato anche “Niño indiano”: è un analogo evento atmosferico che regola le temperature dell’acqua oceanica. Al momento la superficie dell’oceano Indiano occidentale è più calda del solito, cosa che favorisce l’intensità delle precipitazioni sull’Africa orientale.
La climatologia segnala da tempo che il cambiamento climatico causato dalle attività umane porterà a un aumento degli eventi meteorologici estremi come alluvioni e siccità in molte parti del mondo. Non è possibile attribuire automaticamente un singolo evento estremo al cambiamento climatico senza studi specifici, ma si sa che il riscaldamento globale aumenta i rischi e richiede misure per prevenire e limitare i danni.