In Giappone il partito al governo ha perso tutti e tre i seggi per cui si votava alle elezioni suppletive di domenica
In Giappone il partito di centrodestra al governo, il Partito Liberal Democratico (PLD), ha perso tutti e tre i seggi per cui si è votato alle elezioni suppletive di domenica: i seggi, finora occupati da deputati del PLD, sono andati ai tre candidati del Partito costituzionale democratico del Giappone, il principale partito d’opposizione. Il risultato delle suppletive è stato interpretato come un’ulteriore conferma della crisi che sta attraversando ormai da tempo il governo del Giappone, finito al centro di una serie di scandali e i cui consensi hanno raggiunto quest’anno il loro minimo storico.
Le elezioni suppletive di domenica si sono svolte nelle circoscrizioni di Tokyo, Shimane e Nagasaki. Il seggio più conteso era quello di Shimane, libero a seguito della morte dell’ex presidente della Camera Hiroyuki Hosoda, coinvolto come altri influenti membro del PLD negli scandali che hanno colpito il partito negli ultimi mesi. Il primo ha riguardato i legami tra il partito di Kishida e la Chiesa dell’Unificazione, un gruppo religioso diffuso soprattutto negli Stati Uniti e in Asia orientale che ha milioni di membri e che è considerato da molti piuttosto simile a una setta. Il secondo scandalo, il più recente, riguarda presunti fondi raccolti in maniera irregolare da membri influenti del partito di Kishida: è il più grave degli ultimi decenni per i conservatori giapponesi e ha portato a dimissioni e arresti di vari membri del governo.
Il risultato delle elezioni suppletive di domenica sta rendendo ancora più concrete le ipotesi, già circolate nei mesi scorsi, di una possibile sostituzione di Kishida alla guida del partito: il prossimo settembre sono in programma le elezioni interne al partito per eleggerne il nuovo presidente, che diventerà anche il primo ministro fino alle prossime elezioni generali, previste per luglio del 2025: in Giappone, infatti, il leader del partito di maggioranza è per convenzione anche il primo ministro.
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