La Corte Suprema degli Stati Uniti non si esprimerà sull’obbligo di Elon Musk di chiedere il permesso a un avvocato per pubblicare tweet su Tesla
Lunedì la Corte Suprema degli Stati Uniti ha deciso di non esprimersi su un ricorso presentato l’anno scorso da Elon Musk. Gli avvocati dell’imprenditore avevano provato a sostenere l’incostituzionalità di un accordo con la Securities and exchange commission (SEC, l’agenzia che si occupa di controllare le attività delle società quotate) in base al quale Musk avrebbe dovuto ottenere la preapprovazione di un avvocato prima di pubblicare tweet riguardanti Tesla, l’azienda di automobili elettriche di cui è proprietario. Tra gli argomenti che richiedono l’approvazione ci sono lo stato delle finanze di Tesla, risultati economici, proposte di acquisizione e fusione, dati sulla produzione, sulle vendite e sulle consegne, cambiamenti nei piani aziendali e molto altro.
Secondo gli avvocati, quest’obbligo violerebbe il diritto d’espressione del loro cliente, protetto dal primo emendamento della Costituzione statunitense. La Corte ha però rifiutato di occuparsi del caso: nella pratica vuol dire che rimarrà in vigore la sentenza del tribunale inferiore che obbliga Musk a rispettare i patti precedenti.
Musk, che è CEO di Tesla, aveva avuto diversi problemi con la SEC per alcune dichiarazioni su Twitter che secondo l’agenzia avevano condizionato l’andamento delle azioni dell’azienda. Ad agosto del 2018, Musk disse di stare valutando la possibilità di ritirare Tesla dalla borsa mentre le contrattazioni erano ancora aperte, con un conseguente aumento di valore delle azioni. A settembre la SEC avviò un’indagine che fu conclusa con un accordo, che comprendeva le dimissioni di Musk da membro del consiglio di amministrazione di Tesla per tre anni e una multa da 20 milioni di dollari. In seguito a un nuovo tweet pubblicato a febbraio del 2019 sui volumi di produzione delle nuove Tesla, Musk era stato accusato dalla SEC di avere violato nuovamente l’accordo.