È stata confermata in appello la condanna a 20 anni di carcere per il cantante R. Kelly, per pedopornografia e adescamento di minori
Una corte federale d’appello di Chicago, negli Stati Uniti, ha confermato la condanna a 20 anni di carcere per il cantante R. Kelly, accusato di pedopornografia e adescamento di minori. Era stato condannato in primo grado nel febbraio del 2023, dopo essere già stato condannato in un altro processo a 30 anni di carcere per sfruttamento sessuale e associazione a delinquere: allora il giudice aveva stabilito che R. Kelly avrebbe scontato 19 dei 20 anni di pena previsti come parte dei 30 che stava già scontando, accogliendo in parte le richieste della difesa. Di fatto quindi la pena totale per lui è di 31 anni di carcere, uno in più di quelli che stava già scontando.
R. Kelly, pseudonimo di Robert Sylvester Kelly, ha 57 anni ed è stato famoso soprattutto negli anni Novanta e nei primi anni Duemila grazie a singoli come “I believe I can fly” e “Ignition”. Nel giugno del 2022 era stato condannato a 30 anni di carcere perché, secondo i giudici, aveva sfruttato la sua fama per attrarre giovani donne e ragazze minorenni interessate a una carriera nella musica, per poi sottoporle a gravi abusi fisici, psicologici e sessuali, con la complicità di alcuni manager e assistenti.
La condanna a 20 anni di carcere riguarda invece vicende già finite al centro di un ulteriore processo, che si era svolto nel 2008 in seguito alla circolazione di un video in cui si vedeva il cantante fare sesso con una ragazza di 14 anni. In quell’occasione R. Kelly fu assolto perché la ragazza che lo aveva accusato non testimoniò. Nel 2022 però la stessa ragazza aveva deciso di testimoniare, sostenendo di essere lei la persona ripresa nel video e accusando R. Kelly di aver abusato di lei centinaia di volte quando era minorenne. Oltre a lei altre quattro donne avevano rivolto al cantante le stesse accuse.