La Biblioteca Nazionale di Francia ha ritirato quattro libri che potrebbero contenere arsenico
Negli scorsi secoli veniva usato per colorare di verde smeraldo le copertine e le rilegature dei volumi, ma è tossico per le persone
La Biblioteca Nazionale di Francia ha tolto dai propri scaffali quattro libri risalenti al Diciannovesimo secolo perché si sospetta che possano contenere tracce di arsenico, in particolare nel colorante verde usato per le rilegature e le copertine. Come hanno detto i portavoce della biblioteca all’agenzia di stampa francese AFP, i quattro libri in questione sono stati messi «in quarantena», ovvero in una stanza protetta, lontano dagli altri libri, e saranno sottoposti a ulteriori analisi da parte di un laboratorio esterno che valuterà la quantità di arsenico presente in ogni volume.
La biblioteca, che ha sede a Parigi ed è una delle più importanti del mondo, ha fatto un controllo sui suoi libri dopo che The Poison Book Project – un progetto partito nel 2019 condotto dai ricercatori dell’Università del Delaware, negli Stati Uniti, assieme al Winterthur Museum, Garden & Library (che si trova sempre nel Delaware) – ha pubblicato una lista di 269 volumi che contenevano arsenico nelle loro rilegature. I quattro libri in questione sono: il libro della Royal Horticultural Society del 1862-1863, due volumi di The Ballads of Ireland di Edward Hayes del 1855 e un’antologia bilingue di poesia rumena di Henry Stanley del 1856. Le tracce possono trovarsi nella copertina del libro, nella carta, negli intarsi di pelle e nei bordi del testo.
L’arsenico è un elemento chimico presente in natura che si trova nelle rocce, nel suolo, nell’acqua e nell’aria. Nella sua forma inorganica, ovvero i sali di arsenico, è particolarmente tossico per l’uomo: come spiega la Società italiana di tossicologia, se ingerito o inalato in dose elevata può provocare nausea, vomito, dolori addominali e avere effetti letali. Proprio sulla presenza di pigmenti velenosi sui libri antichi, e sui possibili effetti nefasti sulla salute dei lettori, si basa notoriamente il romanzo Il nome della rosa di Umberto Eco. Tuttavia, dicono i dipendenti della Biblioteca Nazionale di Francia, finora non sono stati registrati casi di persone intossicate per aver toccato o consultato libri con tracce di arsenico nella rilegatura.
Per via del suo colore verde acceso, alla fine del Settecento l’arsenico fu impiegato per tingere tele e tappezzerie. Il primo a usarlo fu il chimico tedesco svedese Carl Wilhelm Scheele, che nel 1775 creò una formula con l’arsenico di un colore giallo-verde brillante, conosciuto come “verde Scheele”, che però era abbastanza instabile e tendeva a scurirsi col tempo. Successivamente, all’inizio dell’Ottocento, il produttore di vernici tedesco Wilhelm Sattler collaborò con il farmacista Friedrich Russ per migliorare il “verde Scheele”, rendendolo più luminoso e duraturo, e il risultato fu un verde smeraldo. Entrambi i colori sono utilizzati sulle copertine e nelle rilegature dei libri contenuti nell’elenco pubblicato da The Poison Book Project.
Anche se un titolo è presente nell’elenco pubblicato dal progetto, non è detto che il libro contenga per forza arsenico: nel XIX secolo, infatti «non tutti i libri della stessa edizione erano rilegati in modo identico», spiegano i ricercatori. L’elenco pubblicato sul sito riporta delle pubblicazioni fatte in serie con rilegature che potrebbero contenere arsenico, e, spiegano, può servire «come punto di partenza da cui altre istituzioni e collezionisti privati possono valutare le proprie collezioni».
In generale, consigliano i ricercatori, è sempre meglio evitare di mettersi le mani in bocca o toccarsi il viso dopo aver toccato libri del Diciannovesimo secolo, che oltre all’arsenico spesso contenevano metalli pesanti come piombo o cromo. Se si sospetta che un volume contenga arsenico nella sua rilegatura è bene usare dei guanti per maneggiarlo e lavarsi le mani dopo averlo toccato, dal momento che il contatto prolungato con la pelle può provocare delle lesioni. Andrebbe poi conservato all’interno di una confezione di plastica sigillata.
Negli ultimi mesi anche altre biblioteche del mondo hanno fatto delle indagini per trovare eventuali libri contenenti arsenico nelle proprie collezioni. A febbraio la Biblioteca universitaria di Bielefeld, in Germania, aveva annunciato che avrebbe interrotto temporaneamente i prestiti di tutti i suoi 60mila libri e riviste pubblicati nell’Ottocento per fare delle verifiche. Successivamente altre biblioteche tedesche avevano annunciato ricerche del genere; a marzo la Biblioteca universitaria di Düsseldorf è rimasta chiusa per vari giorni per occuparsene.