Gli Stati Uniti hanno infine approvato l’invio di aiuti a Ucraina e Israele
Dopo mesi di trattative e scontri interni ai Repubblicani, il Senato ha votato la misura da oltre 95 miliardi di dollari, che ora deve solo essere firmata dal presidente Joe Biden
Martedì sera il Senato degli Stati Uniti ha approvato con una larga maggioranza un nuovo insieme di aiuti militari destinati all’Ucraina, a Israele e a Taiwan. La misura, che era già stata approvata alla Camera sabato 20 aprile, vale oltre 95 miliardi di dollari (89 miliardi di euro) ed è stata approvata con 79 voti favorevoli e 18 contrari. Si discuteva dell’approvazione di questi aiuti dallo scorso ottobre, soprattutto per l’opposizione dell’ala più radicale del Partito Repubblicano, quando erano stati proposti per la prima volta. Perché diventi legge ora manca solo la firma del presidente statunitense Joe Biden, e ci si aspetta arrivi mercoledì.
L’insieme di aiuti è del tutto simile a quello che il Senato, che ha una piccola maggioranza Democratica, aveva già approvato in prima lettura lo scorso febbraio: comprende un insieme di norme dal valore complessivo di 95,3 miliardi di dollari, che includono 60,8 miliardi di dollari in aiuti militari per l’Ucraina, 26,4 miliardi di dollari per Israele e 8,1 miliardi per la regione indopacifica, in particolare per Taiwan. Sabato alla Camera la legge era stata approvata, con alcune modifiche al testo originale, con 311 voti a favore e 112 contrari.
Martedì sera, Biden ha definito quella per il sostegno militare ai paesi in questione «una legge fondamentale, che renderà il nostro paese e il mondo un posto più sicuro e sosterrà i nostri alleati che si stanno difendendo da terroristi come quelli di Hamas e da tiranni come [il presidente russo Vladimir] Putin».
– Forse ti interessa: “Ogni quattro anni”: il nuovo numero di Cose spiegate bene
Per l’approvazione degli aiuti alla Camera, dove invece ha la maggioranza il Partito Repubblicano, erano stati decisivi i voti del Partito Democratico in una votazione preliminare che si era tenuta venerdì. Da mesi infatti tra i Repubblicani era in corso un duro scontro, animato dai membri più radicali, contrari a fornire ulteriori aiuti all’Ucraina e più in generale convinti della necessità di un maggiore disimpegno degli Stati Uniti in politica estera. Con una decisione azzardata lo speaker della Camera, il Repubblicano Mike Johnson, aveva quindi ottenuto l’appoggio dei deputati Democratici, che avevano sostenuto la legge con 165 voti, oltre ai 151 dei Repubblicani.
La norma presentata era stata scorporata in tre parti diverse – gli aiuti in Ucraina, in Israele e in Asia – che anche sabato erano state votate separatamente per facilitarne l’approvazione. A queste misure ne era stata aggiunta una quarta, che è sempre stata approvata insieme a quelle sugli aiuti e comprende alcuni provvedimenti che Johnson aveva inserito per convincere i Repubblicani: tra questi ci sono nuove sanzioni contro Russia, Iran e Cina, la vendita di alcuni asset russi sequestrati e la richiesta che la società cinese ByteDance lasci il controllo del social network TikTok.
La legge dà nove mesi di tempo a ByteDance, con una proroga di ulteriori tre mesi se per allora sarà in corso una trattativa. Se a quel punto non sarà stata venduta, la legge prevede un blocco della piattaforma negli Stati Uniti, simile a quello che era stato approvato nello stato del Montana, e che era stato poi revocato da un giudice dopo il ricorso di TikTok. Al momento ByteDance non ha risposto all’approvazione della legge, anche se è probabile che farà ricorso.
Di misure contro TikTok negli Stati Uniti si parla da tempo: molti politici sono preoccupati infatti delle dimensioni e dell’importanza raggiunta da TikTok, a cui sono iscritti 170 milioni di americani. In particolare molti temono che il governo cinese, che ha un rapporto stretto con ByteDance come con tutte le grandi società del paese, possa raccogliere grandi quantità di dati sugli utenti statunitensi, utilizzandoli per motivi di intelligence.
Un’altra preoccupazione riguarda la possibilità che il governo cinese possa usare l’algoritmo di TikTok, l’efficacissimo strumento con cui la piattaforma consiglia agli utenti i video che considera più attraenti per loro, per promuovere o censurare determinati contenuti influenzando in questo modo la popolazione americana. ByteDance ha però sempre negato di condividere informazioni sugli utenti con il governo cinese, e gli Stati Uniti non hanno mai fornito prove che questo avvenga.
– Leggi anche: Il Congresso degli Stati Uniti contro TikTok, sul serio