A Taiwan ci sono ancora 760 statue del dittatore Chiang Kai-shek che potrebbero essere rimosse
Il governo ha annunciato che lo farà presto, tornando su una questione molto dibattuta e controversa sull'isola
Lunedì il governo di Taiwan ha annunciato la rimozione di 760 statue del dittatore Chiang Kai-shek, che tra il 1949 e il 1975 governò l’isola con estrema durezza. Taiwan è l’isola del Pacifico che la Cina considera parte del proprio territorio e che ritiene destinata a “riunificarsi” con il resto del paese, in maniera pacifica o violenta. Di fatto però Taiwan è anche uno stato che gode di una sovranità piena, con un parlamento, un governo, una moneta e un esercito propri.
A Taiwan le oltre 700 statue di Chiang Kai-shek presenti sull’isola sono da tempo una questione dibattuta e controversa. Chiang, noto come “Generalissimo”, era stato il leader della Repubblica di Cina dal 1928 al 1949. Sconfitto nel 1949 dai rivoluzionari comunisti guidati da Mao Zedong dopo una guerra civile durata vent’anni, andò a Taiwan, dove impose un regime autoritario fino alla sua morte, nel 1975. Secondo alcune stime fatte sul periodo in cui governò, almeno 140mila persone furono imprigionate e almeno 3mila uccise per via della loro opposizione al regime.
Dopo la morte di Chiang nel 1975, e con la transizione di Taiwan verso un sistema di potere democratico nei decenni successivi, parte della società civile iniziò a chiedere la rimozione dei monumenti commemorativi a lui dedicati.
Nel 2018 il governo aveva istituito un comitato che indagasse sul periodo di Chiang: tra le raccomandazioni del comitato c’era la rimozione delle statue dagli spazi pubblici, ma l’operazione è avvenuta solo in parte: nonostante le risorse economiche messe a disposizione per rimuovere le statue, molte sono ancora al loro posto. Le pressioni sul governo e le critiche per i ritardi si sono concentrate soprattutto attorno alla statua di Chiang a Taipei, la capitale di Taiwan, alta oltre sei metri e protetta dalla polizia militare.
Annunciando la prossima rimozione delle statue, il funzionario di governo Shih Pu ha attribuito il ritardo nelle operazioni al ministero della Difesa, che avrebbe difeso le statue come parte del patrimonio della tradizione militare locale.
Non ci sono al momento dettagli su quando dovrebbero iniziare le operazioni e su cosa verrà fatto delle statue. Molte di quelle già rimosse negli ultimi anni sono state trasferite a Taoyuan, città nel nord dell’isola in cui c’è un mausoleo dedicato a Chiang, e molte altre sono state messe tutte insieme nel parco Yongkang di Taipei.
Su Chiang hanno posizioni opposte anche i due principali partiti dell’isola: il Partito democratico progressista (PPD), al governo, è favorevole alla rimozione delle statue, mentre il partito nazionalista Kuomintang (KMT), conservatore e all’opposizione, di cui Chiang fu leader, accusa il PPD di voler cancellare la storia locale.
Le divisioni sulla memoria di Chiang sono una delle espressioni della relazione molto complicata tra Taiwan e la Cina. I due paesi hanno rapporti commerciali molto forti e di interdipendenza reciproca (gli scambi commerciali bilaterali valevano nel 2022 più di 200 miliardi di dollari), una storia intrecciata e conflittuale e una contrapposizione totale sullo status dell’isola. Per evitare conflitti con la Cina, la maggior parte dei paesi del mondo non riconosce ufficialmente Taiwan e ha adottato stratagemmi ed espedienti per continuare ad avere rapporti politici e commerciali con Taiwan senza provocare le proteste della Cina.
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