Il parlamento britannico ha approvato definitivamente la contestata legge sul trasferimento dei richiedenti asilo in Ruanda
Prevede che tutte le persone migranti che arrivano irregolarmente debbano essere trasferite nel paese africano, che valuterà le loro richieste d'asilo
Il parlamento britannico ha approvato in via definitiva la legge sul trasferimento dei richiedenti asilo in Ruanda, dopo mesi di ostruzionismo da parte della Camera dei Lord e nonostante le molte critiche e perplessità per le potenziali violazioni dei diritti umani. Per entrare in vigore ora la legge dovrà essere promulgata dal Re Carlo III, cosa che ci si aspetta avvenga nella giornata di martedì.
Lunedì entrambe le camere del parlamento britannico, la Camera dei Comuni e la Camera dei Lord, si sono riunite e sono rimaste in riunione fino a tarda notte per discutere l’approvazione del piano sul trasferimento in Ruanda, un paese dell’Africa centrale, dei richiedenti asilo nel Regno Unito. La legge era in stallo da quattro mesi per un ostruzionismo della Camera dei Lord, preoccupata per le potenziali violazioni dei diritti umani e del diritto internazionale contenute nel testo.
Quella sul trasferimento dei richiedenti asilo in Ruanda è una delle principali proposte di legge promosse dal governo conservatore di Rishi Sunak da quando è diventato primo ministro, ed è da tempo al centro di polemiche perché considerata da molti inattuabile o illegale. Il piano prevede che tutte le persone migranti arrivate “illegalmente” nel Regno Unito da gennaio del 2022 dopo essere passate attraverso un «paese sicuro» (un’espressione del diritto internazionale e che ogni paese tendenzialmente può interpretare in modo diverso sulla base di alcune linee guida, con esiti spesso controversi) possano essere trasferite in Ruanda, dove le loro richieste di asilo verranno esaminate: in questo gruppo sono comprese circa 52mila persone, la maggior parte delle quali è arrivata nel Regno Unito dopo aver compiuto pericolose traversate del canale della Manica su piccole imbarcazioni, partendo dalla Francia, che rientra nella definizione di paese sicuro.
Nella versione finale della legge, le persone la cui richiesta verrà accettata potranno restare in Ruanda ma non tornare nel Regno Unito, quelle respinte invece potranno essere espulse dal Ruanda in qualsiasi altro «paese sicuro» che non sia il Regno Unito. La legge era stata bloccata più volte dai tribunali britannici e dalla Corte europea per i diritti dell’uomo, per potenziali violazioni dei diritti umani.
Per Sunak e il suo governo era importante approvarla in questo periodo: il Regno Unito voterà per le elezioni legislative entro la fine dell’anno e secondo i sondaggi l’opposizione Laburista è in ampio vantaggio rispetto al partito Conservatore al governo. Sunak ritiene però che il suo piano sull’immigrazione possa essere politicamente importante per recuperare consensi.
Negli ultimi quattro mesi l’approvazione finale di questa legge era stata ulteriormente ritardata dall’ostruzionismo della Camera dei Lord, la camera alta del parlamento del Regno Unito, che è composta da quasi 800 membri non eletti. Con un comportamento molto inusuale, i Lord avevano più volte rimandato la legge alla Camera dei Comuni con alcuni emendamenti: la Camera dei Lord infatti ha funzioni in parte formali e raramente in passato si era opposta così apertamente a un provvedimento ritenuto centrale dal governo.
In questo caso la legge era considerata particolarmente problematica da molti dei membri della Camera dei Lord, tra i quali c’è una discreta rappresentanza di giudici in pensione, diplomatici e funzionari pubblici particolarmente attenti al rispetto della legge internazionale e delle posizioni delle massime corti del paese. Le modifiche proposte dai Lord riguardavano più che altro richieste di inserire maggiori garanzie sul rispetto dei diritti umani delle persone migranti, ma venivano puntualmente respinte dai deputati della Camera dei Comuni, spesso su impulso del governo. Il disegno tornava quindi ogni volta alla Camera dei Lord, che a loro volta riproponevano nuovi emendamenti. L’ultima volta era successo sei giorni fa.
Questo stallo ha causato anche un ritardo nelle prime espulsioni di migranti verso il Ruanda: Sunak aveva promesso che sarebbero partite entro maggio, ma lunedì ha detto che non succederà prima di luglio.
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La prima versione del “Rwanda bill”, come viene chiamata la legge nel Regno Unito, risale a due anni fa. Dopo un accordo con il governo ruandese, a cui il governo britannico ha già pagato l’equivalente di 160 milioni di euro, nell’aprile del 2022 era stata presentata una prima versione della legge. Due mesi più tardi la Corte europea dei diritti dell’uomo (che non è un ente legato all’Unione Europea, di cui il Regno Unito non fa più parte) aveva bloccato con un’ingiunzione provvisoria quello che doveva essere il primo volo di trasferimento dei richiedenti asilo in Ruanda a un’ora e mezza dalla partenza. Da allora non sono stati programmati altri voli.
La legge era poi stata giudicata illegale dalla Corte Suprema britannica nel novembre del 2023. La Corte aveva valutato innanzitutto che il Ruanda non fosse un «paese sicuro». Ma aveva anche fatto notare che le persone richiedenti asilo trasferite in Ruanda avrebbero poi rischiato di essere rimpatriate nei loro paesi d’origine, dove avrebbero potuto subire dei trattamenti disumani. Entrambe queste eventualità sarebbero violazioni della Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali, il trattato europeo più importante per il riconoscimento dei diritti umani, civili e politici, di cui il Regno Unito è firmatario.
In risposta a questa sentenza il Partito Conservatore aveva proposto l’attuale versione della legge, approvata a gennaio 2024 dalla Camera dei Comuni, che definiva il Ruanda un «paese sicuro», ignorando le sentenze precedenti, e delineava meglio alcuni aspetti legali dei trasferimenti per cercare di superare le obiezioni dei tribunali. La legge approvata dalla camera bassa del parlamento era passata quindi all’esame della camera alta, quella dei Lord, dove poi era cominciato l’ostruzionismo.
Al di là delle vie intraprese dal governo britannico per trasferire i richiedenti asilo in Ruanda e della possibilità che questo violi i loro diritti umani, il piano per farlo è sempre stato molto criticato anche perché ritenuto dispendioso e inefficace. Secondo i suoi sostenitori diventerà un deterrente per coloro che entrano nel paese illegalmente attraversando il canale della Manica partendo dalla Francia su piccole imbarcazioni.
In realtà la maggior parte degli esperti dice che non ci sono prove che avrà quest’effetto. In più è molto costoso: secondo il National Audit Office, un organo indipendente che si occupa di controllare la spesa pubblica del governo britannico, il Regno Unito ha già speso 220 milioni di sterline per questo piano e dovrebbe raggiungere i 370 milioni di sterline nei prossimi cinque anni. È stato calcolato che il piano dovrebbe costare quasi 200mila euro per ogni persona migrante trasferita, molto più di quanto il paese spenderebbe per l’accoglienza.
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