In Perù per la prima volta una persona è morta facendo ricorso all’eutanasia
Lunedì Ana Estrada, una psicologa peruviana, è diventata la prima persona in Perù a morire facendo ricorso all’eutanasia, dopo aver sostenuto per anni il suo caso in tribunale. Estrada, che aveva 47 anni, era un’attivista molto conosciuta in Perù, dove l’eutanasia è ancora illegale. Era affetta da quando era adolescente da una malattia autoimmune incurabile, la polimiosite, che provoca serie infiammazioni ai muscoli e li rende gradualmente sempre più deboli. Da quando aveva vent’anni doveva usare una sedia a rotelle, ma dal 2017 la sua condizione era peggiorata, rendendola quasi completamente paralizzata e impedendole negli ultimi anni di alzarsi dal letto.
Con l’aiuto della Defensoría del Pueblo, un organo autonomo istituito dalla Costituzione peruviana del 1993 che si occupa di aiutare i cittadini a far rispettare i loro diritti costituzionali, Estrada ha portato il suo caso davanti a diversi tribunali, fino ad arrivare alla Corte Suprema: nel 2022 la Corte confermò una sentenza di un tribunale inferiore che le riconosceva il diritto di decidere quando porre fine alla sua vita, affermando che coloro che l’avrebbero aiutata non sarebbero stati puniti. Al tempo Estrada aveva detto di non voler morire subito, ma di difendere il diritto di decidere quando farlo. In questi anni aveva raccontato il suo percorso legale e le sue scelte nel suo blog “Ana per una morte con dignità”, che aveva contribuito a rendere il caso conosciuto a livello nazionale e internazionale.
L’eutanasia è illegale nella maggior parte dei paesi dell’America Latina, ad eccezione della Colombia, che l’ha legalizzata nel 2015, e dell’Ecuador, che l’ha decriminalizzata a febbraio di quest’anno. Si distingue dal suicidio assistito dal fatto che per l’eutanasia è richiesto l’intervento di un medico, mentre per il suicidio assistito il paziente si somministra autonomamente un farmaco letale.