Quasi un anno dopo l’alluvione in Romagna sono arrivati i primi rimborsi
Riguardano una minima parte di tutte le domande presentate negli ultimi mesi, attraverso un sistema che i comitati degli alluvionati hanno chiesto di modificare perché lento e complicato
Venerdì il commissario straordinario per l’alluvione in Emilia-Romagna, il generale Francesco Figliuolo, ha annunciato di aver firmato i primi assegni destinati alle persone che hanno subìto danni a causa dell’alluvione del maggio 2023, quasi un anno fa. Figliuolo non ha dato numeri precisi: «C’è Cesena, c’è Faenza, ci sono altre cittadine. Vuol dire che la macchina funziona, è oleata». In realtà negli ultimi mesi gli abitanti delle zone alluvionate, i comitati, gli imprenditori e i sindaci hanno denunciato più volte la lentezza del sistema dei rimborsi. Le pratiche sono andate a rilento, in molti casi non sono mai partite, e per questo migliaia di persone sono ancora in attesa. «Non so se negli annali, dopo 9 mesi che potrebbero sembrare tanti, ci siano stati dei rimborsi», ha detto Figliuolo riferendosi alle emergenze del passato. «Vi posso dire che ci sono persone che hanno l’assegno in mano».
Già circa un mese dopo l’alluvione la Regione Emilia-Romagna aveva presentato al governo una stima piuttosto accurata dei danni causati dagli allagamenti in pianura, dalle frane in collina e sugli Appennini. In totale furono segnalati danni per 8,8 miliardi di euro, di cui la metà per ripristinare opere pubbliche come strade, ponti, argini dei fiumi, canali. Furono aperti 6.300 cantieri urgenti soprattutto per riaprire le strade interrotte da allagamenti e frane.
Il primo decreto di aiuti per le persone che avevano subìto danni alle case e alle aziende fu approvato alla fine di maggio: erano stati promessi 2,2 miliardi di euro, poi ridotti a 1,6 miliardi di cui 620 milioni di euro per la cassa integrazione nelle aziende, 250 milioni per il sostegno ai lavoratori autonomi, 300 milioni per aiutare le esportazioni delle aziende. La maggior parte delle aziende riuscì a riaprire senza fare ricorso alla cassa integrazione, i cui soldi tornarono nelle casse dello Stato. Ai 36mila alluvionati fu dato un primo contributo da 3.000 euro per far fronte alle spese immediate e un altro contributo per le persone sfollate, costrette a dormire da parenti e amici o in alberghi. La Regione Emilia-Romagna assicurò un ulteriore contributo da 2.000 euro a fronte di maggiori spese documentate.
In autunno il commissario Figliuolo è riuscito a capire quanti soldi avesse a disposizione per i rimborsi ai privati, cioè alle persone che devono commissionare e pagare lavori di ristrutturazione delle loro case: in totale 630 milioni di euro per i risarcimenti diretti e 700 milioni sotto forma di crediti di imposta, di fatto un abbassamento delle tasse. È stato stabilito che ogni persona può chiedere al massimo 20mila euro, mentre le aziende 40mila.
Dopo gli annunci, tuttavia, le procedure sono state molto più lente del previsto. Fin da subito le persone che avevano subito danni si sono lamentate del sistema allestito per chiedere i rimborsi, considerato troppo complicato e lento. Le domande devono essere inviate tramite la piattaforma online chiamata “Sfinge”, sviluppata dalla Regione nel 2012 per la ricostruzione dopo il terremoto e ora adattata.
Sfinge è online dal 15 novembre, ma nei primi mesi una quota minima delle persone danneggiate era riuscita a caricare la domanda. I dati aggiornati alla scorsa settimana dicono che 1.900 persone hanno presentato le domande, di cui 550 sono state prese in carico dai comuni e sono quindi in valutazione. Secondo una ricognizione della stessa struttura commissariale, i rimborsi interessano potenzialmente molte più persone: tra 50mila e 70mila famiglie e circa 16mila imprese, soprattutto agricole.
Secondo Alessandra Bucchi, presidente del comitato “Vittime del fango”, uno dei comitati degli alluvionati, gli assegni firmati da Figliuolo sono pochissimi. «Ce ne risultano una decina tra gli 11mila e i 20mila euro, di cui cinque a Ravenna», dice. «Purtroppo un evento calamitoso come l’alluvione è stato trattato come qualcosa di ordinario: serviva una task force con molto più personale, molti più tecnici e soprattutto più idee che purtroppo non sono state messe in campo».
Bucchi dice che nonostante le rassicurazioni di Figliuolo c’è ancora molta incertezza. Migliaia di persone hanno commissionato e pagato perizie da allegare a domande che non si sa se verranno accolte. In alcuni casi i lavori non sono potuti iniziare perché i muri sono ancora umidi: diverse persone hanno rifatto comunque l’intonaco e ora dovranno fare nuovamente i lavori a causa dei danni dovuti all’umidità. Anche se in primavera inizia il periodo delle dichiarazioni dei redditi, al momento non sono state date informazioni sul credito di imposta annunciato lo scorso autunno, né sul rimborso dei beni mobili.
I beni mobili sono, per esempio, i mobili, le auto e gli elettrodomestici distrutti dall’acqua e dal fango. Il commissario Figliuolo ha confermato in più occasioni che questo tipo di risarcimento non sarà previsto, nonostante le richieste insistenti della Regione Emilia-Romagna. «Senza il rimborso di tutti i beni mobili danneggiati non ci potrà mai essere un risarcimento al 100% come promesso dal governo», aveva detto il presidente Stefano Bonaccini a fine novembre. «Su questo punto, non saremo soddisfatti finché non sarà rimborsato l’ultimo bene colpito dall’alluvione». Anche i comitati hanno chiesto a più riprese i rimborsi per i beni mobili, senza ottenere risposte certe.
Figliuolo ha promesso una nuova ordinanza per semplificare il meccanismo di presentazione delle domande con l’obiettivo di aumentarle. Il 15 aprile aveva detto che l’ordinanza sarebbe stata operativa entro una settimana, al massimo dieci giorni. Nei prossimi giorni dovrebbe quindi entrare in vigore, ma al momento non è stata ancora presentata quindi non è chiaro quali modifiche verranno fatte al sistema attuale.
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