“Baby Reindeer” è una serie rara
Netflix non l'ha pubblicizzata quasi per niente, ma è stata accolta molto bene dalla critica e grazie al passaparola e alla delicata storia che racconta è da giorni la serie più vista sulla piattaforma
Da qualche giorno al primo posto delle serie più viste su Netflix in Italia c’è Baby Reindeer, una miniserie autobiografica di 7 episodi scritta, ideata e interpretata dal comico scozzese Richard Gadd, ma tutt’altro che comica.
Baby Reindeer era uscita l’11 aprile, ma inizialmente era stata poco promossa da Netflix in Italia e quindi poco considerata da riviste specializzate, siti e account social che si occupano di serie tv. Negli ultimi dieci giorni però l’interesse è aumentato, grazie alle recensioni entusiastiche uscite nei paesi anglosassoni, al passaparola e ai giudizi positivi pubblicati da vari utenti sui social media. È una dinamica piuttosto inusuale: da un lato perché di questi tempi solitamente le novità potenzialmente di successo vengono anticipate da una grossa promozione e dalle aspettative degli spettatori, dall’altro perché è diventato sempre più raro che Netflix proponga novità di alta qualità apprezzabili sia dal largo pubblico che dalla critica.
Baby Reindeer viene presentata come una storia di stalking: inizia infatti con l’aspirante comico Donny (Gadd) che comincia a essere perseguitato da Martha (Jessica Gunning), una donna conosciuta nel bar di Londra in cui lavora. Gadd fu davvero perseguitato da una stalker tra il 2015 e il 2018, quando era agli inizi della sua carriera di attore. Ha raccontato che, in quel periodo, la donna si era presentata a tutti i suoi spettacoli comici, gli aveva mandato migliaia di mail e aveva molestato anche le persone care attorno a lui (non diciamo di più per non fare spoiler).
La storia di Baby Reindeer (che in italiano vuol dire “piccola renna”, il soprannome con cui la stalker chiamava Gadd) però è più complessa di così, ed è notevole soprattutto per l’accuratezza con cui racconta le dinamiche psicologiche – spesso difficili da capire e giustificare – dietro al rapporto tra Donny e Martha, così come a quelli tra Donny e altri personaggi.
Prima di farne la sceneggiatura di una serie televisiva, Gadd raccontò la sua storia in uno spettacolo teatrale, Monkey See Monkey Do, che nel 2017 vinse l’Edinburgh Award per la miglior commedia durante il Fringe di Edimburgo, in Scozia, uno dei più grandi festival di teatro al mondo. Fu uno spettacolo molto apprezzato, anche per come fu inscenato: durante lo spettacolo tra le altre cose Gadd proiettò su uno schermo gli screenshot dei molti messaggi con cui veniva perseguitato.
Gadd ha detto a GQ di avere preso tutte le accortezze necessarie per evitare che si potesse risalire all’identità della persona che lo perseguitò e che, anche se la maggior parte dei fatti raccontati nella serie sono accaduti per davvero, non ha mai rivelato il suo nome alla stampa. Gadd ha raccontato anche le difficoltà che ha incontrato prima di denunciare alla polizia le molestie subite, e come inizialmente non era stato creduto: tutte cose che si vedono anche nella serie. «In genere si cerca un motivo concreto per procedere a un fermo… ma a volte le situazioni sono più sottili», ha detto.
Finora Baby Reindeer ha ricevuto giudizi molto positivi da parte della critica. Su Variety Aramide Tinubu ha scritto che la serie è «una gemma rara per la serialità televisiva, che ci ricorda ciò che è possibile fare con questo mezzo», e che affronta in modo brillante i pregiudizi di genere, «poiché il ruolo maschile e quello femminile in questa storia di molestie sono invertiti». La critica cinematografica del Guardian Rebecca Nicholson ha invece scritto che «Baby Reindeer è girato straordinariamente bene. Sembra un film dell’orrore. Ci sono primi piani scomodi; angoli inquietanti e appena inclinati; una inquietudine disorientante insita nella sua estetica. A volte è spaventoso, altre volte terrificante».
Per certi versi si inserisce in un filone di serie drammatiche scritte e interpretate da attori comici che sono uscite negli ultimi anni, altrettanto ben accolte dalla critica e dal pubblico, come Fleabag di Phoebe Waller-Bridge, I May Destroy You di Michaela Coel, Ramy di Ramy Youssef e Feel Good di Mae Martin.
Nicholson ha infatti anche evidenziato come gli aspetti drammatici di Baby Reindeer superino di gran lunga quelli comici, e ha scritto una cosa che fa pensare che non solo in Italia (dove è stata messa nella categoria “commedia”) la serie sia stata fraintesa dalla sua stessa casa di produzione e distribuzione: «quando lo descrivono come “straordinariamente divertente”, gli esperti di marketing di Netflix sono gli unici a ridere».