L’importanza dell’erba alta
La pratica dello "sfalcio ridotto", introdotta a Milano e in varie altre città europee e italiane, aumenta il numero di specie che vivono in parchi e giardini
Questa settimana il Comune di Milano ha annunciato che anche questa primavera praticherà il cosiddetto “sfalcio ridotto” o “differenziato” in alcune aree verdi della città. Significa che in alcune aree di parchi e giardini lascerà crescere l’erba più del solito, tagliandola meno spesso. È una pratica che negli ultimi anni è stata messa in atto in varie altre città europee (tra cui Dublino, Francoforte e Cracovia) e italiane allo scopo di aumentare la biodiversità, cioè la varietà di specie presenti nell’ambiente, e non solo per risparmiare fondi per la gestione della vegetazione pubblica, come hanno sostenuto alcuni politici di destra, sebbene anche i vantaggi economici non manchino.
La biodiversità è considerata un importante parametro ecologico perché più è alta, più un ambiente funziona bene, da diversi punti di vista. Ogni ecosistema, anche nei contesti urbani, prospera meglio se diverse specie fungine, vegetali e animali si forniscono a vicenda i cosiddetti “servizi ecosistemici”, cioè se creano delle condizioni favorevoli alla vita di altre specie. Ad esempio quando il livello di biodiversità è ottimale, diverse specie di piante riescono a disperdere efficacemente polline e semi, varie specie animali trovano cibo a sufficienza senza che nessuna si imponga sulle altre in termini numerici e la quantità di sostanze nutrienti presenti nell’ambiente viene costantemente riequilibrata.
Negli ultimi anni vari studi fatti in diverse parti del mondo hanno riscontrato diminuzioni del numero di insetti, sia in assoluto che per quanto riguarda il numero delle specie in circolazione, e dato che si ritiene che la crescente urbanizzazione contribuisca a questo fenomeno, le iniziative per favorire la biodiversità di questi animali sono raccomandate dalla comunità scientifica. Gli insetti sono peraltro animali che in certe condizioni riescono a vivere bene nelle città perché rispetto ad altri più grandi possono prosperare in ambienti di piccole dimensioni separati tra loro, come sono i giardini, i parchi e le aiuole che si trovano nei contesti urbani.
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Grazie agli sfalci ridotti le piante erbacee che crescono in città possono completare il proprio ciclo vegetativo, e quindi fiorire e successivamente disperdere i propri semi. Uno dei vantaggi economici di questa pratica è appunto la minore necessità di sementi per la primavera successiva, grazie alla disseminazione spontanea – un altro è il risparmio di carburante dovuto a un minore utilizzo della macchine tagliaerba.
I prati in cui le piante erbacee sono più alte favoriscono le api e altri impollinatori, perché forniscono loro i fiori da cui ottenere il nettare, ma pure altri insetti, dato che costituiscono un habitat più vario dove trovare cibo, nascondersi e riprodursi.
Il diffondersi della consapevolezza sui benefici dei manti erbosi incolti rispetto a quelli tagliati ha portato alla nascita di un movimento “contro i prati”, che mette insieme ricercatori, studiosi e attivisti che da diversi anni segnalano le conseguenze negative della manutenzione, dell’irrigazione e delle altre pratiche abituali necessarie per mantenere i prati sempre verdi e curati, e adattarli al contesto urbano e al gusto estetico prevalente.
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Nel 2022 un gruppo di ricerca della Freie Universität di Berlino ha confrontato i risultati di più di venti studi scientifici compiuti in Europa e Nord America sui rapporti tra diverse frequenze di sfalcio e abbondanza di artropodi (il più ampio gruppo di animali di cui fanno parte gli insetti) nelle città. Ha concluso che in parte ridurre la frequenza delle operazioni di taglio dell’erba fa aumentare il numero di artropodi presenti nell’ambiente, ma che soprattutto ne aumenta la biodiversità. Dal confronto dei dati si è anche visto che nei parchi e nei giardini urbani più curati c’è una maggiore predominanza di specie di insetti ritenute dannose dalle persone come zanzare, zecche e alcune larve di coleotteri.
Qualcuno ha criticato l’iniziativa del Comune di Milano ipotizzando che l’erba alta favorisca anche la proliferazione di zanzare, e dunque causi maggiori disagi. Ad esempio se ne è preoccupato il medico e divulgatore scientifico Roberto Burioni, a cui però ha risposto su X (Twitter) l’entomologo Leonardo Forbicioni notando che un aumento della biodiversità favorirebbe anche specie di artropodi che predano le zanzare.
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Altri studi peraltro hanno osservato che gli sfalci frequenti sono associati anche a una minore biodiversità vegetale e possono favorire la diffusione di piante aliene invasive.
Tornando agli insetti, in uno studio pubblicato qualche giorno fa sulla rivista Science of The Total Environment e realizzato dagli scienziati dell’organizzazione Butterfly Conservation con dati provenienti da 600 giardini della Gran Bretagna raccolti tra il 2016 e il 2021, è stato osservato che nei prati urbani in cui l’erba viene lasciata crescere c’è un numero di farfalle maggiore del 18 per cento rispetto a dove gli sfalci sono più frequenti.
Un maggior numero di insetti a sua volta significa più cibo per altre specie animali, come alcuni uccelli.
Ci sono poi ulteriori vantaggi ambientali associati alla presenza di erba alta, che non c’entrano con la biodiversità. Una maggiore quantità di vegetazione riduce l’erosione del suolo perché le radici trattengono sia il terreno che l’acqua; inoltre assorbe una parte più consistente della radiazione solare, riducendo in una certa misura il riscaldamento del suolo – che in città è particolarmente elevato a causa delle numerose superfici asfaltate – nelle giornate più calde.
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