A Khan Yunis è stata trovata una fossa comune con oltre 180 cadaveri
I corpi sono stati recuperati vicino all'ospedale di quella che prima era la seconda città più grande della Striscia di Gaza, e ora è semidistrutta
A Khan Yunis, nella parte meridionale della Striscia di Gaza, è stata scoperta una fossa comune con almeno 180 cadaveri di persone palestinesi. I corpi sono stati trovati nel Nasser Medical Complex, l’ospedale più grande a essere rimasto aperto nella Striscia dopo l’attacco di marzo dell’ospedale di al Shifa, sotto al quale l’esercito israeliano aveva detto di aver trovato prove di una rete di tunnel utilizzato dai militanti di Hamas. Prima dell’inizio dell’operazione militare di Israele nel territorio, Khan Yunis era la seconda città più grande della Striscia: nonostante il ritiro parziale delle truppe israeliane, dopo mesi di occupazione e bombardamenti è quasi completamente distrutta.
Secondo quanto riferito dal corrispondente di Al Jazeera Hani Mahmoud, sabato i paramedici e i volontari per la difesa della popolazione civile a Gaza avevano ritrovato 180 corpi sepolti nella fossa comune all’ospedale. In un comunicato diffuso sabato sera, i servizi di emergenza palestinesi avevano aggiunto che stavano continuando a cercare e recuperare corpi, e che il numero di quelli che si presumevano lì sepolti era «significativo».
Domenica invece Wafa, l’agenzia di stampa dell’Autorità palestinese, ha detto che i corpi recuperati erano almeno 190, la gran parte dei quali di donne e bambini. Sempre secondo Wafa, le persone disperse a causa dell’offensiva dell’esercito israeliano a Khan Yunis sarebbero circa 500. All’inizio della settimana era stata scoperta una fossa comune anche nei pressi dell’ospedale di al Shifa, il più grande ospedale un tempo operativo nella Striscia, messo sotto assedio prima a novembre e poi di nuovo a fine marzo. I corpi trovati in questa fossa sono stati almeno dieci.
Khan Yunis è una delle città della Striscia più pesantemente bombardate da Israele in questi mesi di guerra, cominciata lo scorso 7 ottobre in seguito ai violenti attacchi compiuti da Hamas in territorio israeliano. Nel tempo buona parte dei suoi abitanti si è spostata a Rafah, al confine con l’Egitto, dove si erano già rifugiate in condizioni precarie centinaia di migliaia di persone provenienti dalle altre parti di Gaza. Anche se con il ritiro della gran parte delle truppe israeliane due settimane fa i residenti ci sono potuti tornare, metà degli edifici è completamente distrutta e non esiste praticamente nessun tipo di infrastruttura.
Al momento l’unica città del territorio che Israele non ha ancora invaso militarmente via terra è Rafah, che comunque è stata regolarmente bombardata.
Secondo le autorità sanitarie locali, controllate da Hamas, finora nella guerra sono state uccise più di 34mila persone palestinesi. Intanto gli attacchi di Israele proseguono: nella notte tra sabato e domenica due bombardamenti hanno ucciso 22 persone, tra cui 18 bambini, proprio su Rafah. Sabato invece 14 persone sono morte a causa di un attacco israeliano al campo di Nur Shams, in Cisgiordania, in una delle operazioni più violente compiute in questi mesi nell’area.
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