Il complicato caso dei quattro sindaci kosovari albanesi eletti nel nord del Kosovo
Domenica si vota la loro rimozione, dopo mesi di tensioni e violenze: la maggioranza serba che aveva boicottato le ultime elezioni locali potrebbe boicottarle di nuovo, e far sì che tutto rimanga uguale
Domenica in quattro comuni del nord del Kosovo – Zubin Potok, Severna Mitrovica (Mitrovica Nord), Zvecan e Leposavic – si voterà per decidere se revocare la nomina dei sindaci dei quattro comuni, abitati a grande maggioranza da serbi e dove si concentra la maggior parte della popolazione serba del Kosovo. Il fatto è che questi sindaci non sono serbi, ma kosovari albanesi: erano stati eletti nell’aprile dello scorso anno alle elezioni locali, quando gli elettori serbi di questi comuni avevano boicottato il voto chiedendo una maggiore autonomia della loro comunità dal governo del Kosovo.
I sindaci kosovari albanesi erano stati eletti con i voti di appena il 3,5 per cento degli aventi diritti: poche centinaia di voti, in comuni che hanno una popolazione stimata di decine di migliaia di persone. Quando questi sindaci avevano assunto l’incarico, i residenti serbi avevano protestato e c’erano stati scontri tra loro e la polizia kosovara, nei quali erano state ferite diverse persone. Uno di loro, Lulzim Hetemi, sindaco di Leposavic, era stato costretto a dormire per mesi nel suo ufficio per ragioni di sicurezza, con la protezione dei soldati della NATO e della polizia speciale kosovara. La situazione, nei mesi successivi, aveva portato a ulteriori scontri, che erano culminati con l’uccisione di un poliziotto kosovaro nella città di Banjska.
Il Kosovo era stato una provincia della Jugoslavia (e quindi della Serbia) prima di dichiarare l’indipendenza nel 2008. La Serbia non ha mai riconosciuto l’indipendenza del Kosovo e si è anche sempre opposta al suo ingresso nelle organizzazioni internazionali. Nelle ultime settimane, per esempio, molti paesi europei si erano espressi a favore dell’entrata del Kosovo nel Consiglio d’Europa (la principale organizzazione di difesa dei diritti umani in Europa, che non c’entra nulla con l’Unione Europea); il governo serbo aveva protestato e aveva minacciato di lasciare l’organizzazione, se il Kosovo fosse diventato uno stato membro.
I serbi kosovari sono circa il 10 per cento della popolazione del Kosovo. Non hanno mai voluto integrarsi nel resto del paese e sono sempre rimasti molto legati al governo serbo, anche materialmente: i servizi pubblici (come le scuole, le poste e gli ospedali) e i sussidi per le comunità del nord del Kosovo sono tutti pagati dalla Serbia. Dall’altra parte, il governo del Kosovo ha sempre rifiutato la richiesta di concedere un’autonomia più ampia ai comuni serbi del nord, così come di formare una comunità autonoma che la garantirebbe, per il timore di non riuscire più a esercitare la propria piena sovranità su questo territorio.
Al voto di domenica si è arrivati perché a gennaio i serbi dei quattro comuni kosovari si erano organizzati per raccogliere le firme e chiedere di votare per destituire i sindaci. La legge kosovara prevede infatti che sia possibile se lo chiede almeno il 20 per cento degli elettori registrati.
Il principale partito serbo del nord del Kosovo, Lista Serba (Srpska Lista), non aveva ufficialmente organizzato la petizione, ma i suoi esponenti più importanti l’avevano sostenuta. La raccolta firme era stata un successo: la petizione aveva raccolto le firme necessarie in soli due giorni. Lista Serba è molto influente nel nord del Kosovo – alle elezioni locali del 2021 il partito aveva ottenuto tra il 97 per cento e l’81 per cento delle preferenze in questi comuni – e una tale partecipazione alla raccolta firme non sarebbe stata possibile senza il suo sostegno.
Lo scorso 7 aprile, però, Lista Serba aveva cambiato improvvisamente idea e aveva annunciato che avrebbe boicottato anche il voto di domenica, rendendo particolarmente difficile raggiungere il quorum previsto dalla legge e molto probabile che i quattro sindaci rimangano al loro posto. Non sono chiari i motivi ma sono state fatte diverse ipotesi.
Perché il voto sia considerato valido deve partecipare più della metà degli elettori registrati. Secondo Senad Šabović, analista politico kosovaro che lavora per l’European Institute for Peace, è possibile che i responsabili di Lista Serba abbiano pensato che fosse troppo difficile raggiungere questo risultato: le liste elettorali non sono aggiornate, e negli ultimi anni molte persone che prima vivevano in queste aree del Kosovo sono emigrate.
Potrebbe avere influito la recente discussione sull’ingresso del Kosovo nel Consiglio d’Europa. Lista Serba è infatti sostenuta dal governo serbo, e il rifiuto di partecipare al voto di domenica è probabilmente anche un modo per la Serbia per rendere più difficili gli sforzi fatti dalla comunità internazionale, in particolare da alcuni paesi europei, per migliorare i rapporti tra Serbia e Kosovo. Boicottare il voto aumenterà la tensione tra le due comunità, una strategia che il governo serbo ha usato più volte in passato per aumentare il suo peso negoziale nei confronti dell’Unione Europea.
Lista Serba ha anche chiesto ai serbi del Kosovo di boicottare il censimento della popolazione, che il governo ha iniziato ad aprile.
Miodrag Miličević, serbo kosovaro e direttore dell’organizzazione non governativa Aktiva di Mitrovica Nord, dice che negli ultimi tre anni «la situazione della comunità serba è molto peggiorata e che per questo molti hanno scelto di emigrare». Nell’ultimo anno, ha spiegato Miličević, molti episodi hanno deteriorato la sicurezza per i residenti. Non solo l’insediamento dei quattro sindaci kosovari albanesi aveva provocato scontri e feriti, ma nella primavera del 2023 la polizia kosovara aveva anche aumentato la sua presenza nel nord del Kosovo. In risposta il presidente della Serbia, il nazionalista Aleksandar Vučić, aveva mobilitato l’esercito al confine.
A febbraio il governo del Kosovo aveva poi deciso di rendere obbligatorio l’uso dell’euro su tutto il territorio kosovaro e di vietare quindi l’utilizzo del dinaro serbo, che in questi comuni veniva utilizzato come valuta principale. Come risultato, moltissime persone stanno avendo grosse difficoltà a ottenere il proprio salario e a comprare le cose di cui hanno bisogno.
Miličević si dice «certo al 100 per cento» che i residenti serbi boicotteranno il voto domenica. Sostiene però anche che questa crisi, per quanto negativa, stia avendo qualche risultato positivo sulla pluralità politica locale: un po’ alla volta sta facendo infatti emergere partiti serbi alternativi a Lista Serba nel nord.