La Camera degli Stati Uniti ha sbloccato l’invio di aiuti militari all’Ucraina
Dopo mesi di trattative e scontri interni al Partito Repubblicano la Camera ha approvato una misura da quasi 61 miliardi di dollari
Dopo trattative e scontri che andavano avanti da diversi mesi, sabato la Camera degli Stati Uniti ha approvato infine un insieme di norme dal valore complessivo di circa 95 miliardi di dollari, che includono 60,8 miliardi di dollari in aiuti militari per l’Ucraina, 26,4 miliardi di dollari per Israele e 8,1 miliardi per la regione Indopacifica, in particolare per Taiwan. Le misure sono state approvate con 311 voti a favore e 112 contrari. Prima di entrare in vigore dovranno essere approvate anche dal Senato, cosa che dovrebbe accadere nei prossimi giorni e dove il risultato positivo del voto è dato per scontato. Biden ha già detto che firmerà immediatamente le norme, da tempo auspicate soprattutto dall’Ucraina, che si trova in un momento di grande difficoltà nell’opporsi all’invasione russa.
L’approvazione di questi aiuti era in ballo da ottobre, quando erano stati inizialmente proposti. Venerdì i voti del Partito Democratico erano stati decisivi in una votazione preliminare che aveva preparato quella di sabato: avevano permesso al Partito Repubblicano – che ha la maggioranza alla Camera – di superare l’opposizione interna della sua ala più radicale, contraria agli aiuti, sbloccando una fase di stallo che durava da mesi.
È un grosso risultato per l’Ucraina, favorito dalla mediazione dell’amministrazione del presidente Joe Biden. Biden aveva sostenuto l’invio di aiuti, che però era un’iniziativa di competenza del Congresso. A coordinarla è stato lo speaker della Camera Mike Johnson, Repubblicano, che ha messo seriamente a repentaglio il suo incarico per arrivare all’approvazione delle norme.
Il ministero della Difesa statunitense ha detto che potrebbe far arrivare i primi rifornimenti all’Ucraina, che si pensa dovrebbero includere soprattutto munizioni come proiettili d’artiglieria per obici e lanciarazzi, nel giro di una settimana. L’esercito ucraino ha un enorme bisogno di munizioni da tempo. La scarsità di rifornimenti militari ha costretto a pesanti razionamenti che hanno contribuito ai successi ottenuti dalla Russia negli ultimi mesi, come la conquista della città di Avdiivka a metà febbraio, che aveva comportato un ridisegno della linea del fronte orientale della guerra vantaggioso per i russi.
Poco dopo il voto di sabato il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha ringraziato su X (Twitter) i deputati statunitensi, e in particolare Mike Johnson, per aver approvato l’invio di ulteriori aiuti, definiti «indispensabili».
Nel voto preliminare di venerdì, alla Camera statunitense era successo qualcosa di molto insolito. Da prassi, avendo i Repubblicani la maggioranza nell’aula, avrebbero dovuto approvare da soli la misura: ma da mesi dentro al partito era in corso un duro scontro, animato dall’ala più radicale che non vuole fornire ulteriori aiuti all’Ucraina, e sostiene la necessità di un maggiore disimpegno degli Stati Uniti in politica estera. Con una decisione azzardata e che potrebbe costargli il posto, Johnson aveva quindi ottenuto l’appoggio dei deputati Democratici, che avevano sostenuto la norma con 165 voti, più dei 151 che erano arrivati dai Repubblicani.
Il voto preliminare era passato quindi con 316 voti a favore e 94 contrari, 55 arrivati dai Repubblicani e 39 dai Democratici che si oppongono al sostegno militare di Israele e chiedono il cessate il fuoco a Gaza. La norma inizialmente presentata è stata scorporata in tre parti diverse – gli aiuti in Ucraina, in Israele e in Asia – che anche sabato sono state votate separatamente per facilitarne l’approvazione. A queste misure ne era stata aggiunta una quarta, approvata sabato insieme a quelle sugli aiuti, che comprende vari provvedimenti che Johnson aveva inserito per convincere i Repubblicani: tra questi ci sono la richiesta che la società cinese ByteDance lasci il controllo del social network TikTok, la vendita di alcuni asset russi sequestrati, e nuove sanzioni a Russia, Iran e Cina.
Alcuni deputati Repubblicani hanno detto che vogliono sostenere una mozione di sfiducia nei confronti di Johnson, accusato di aver trattato direttamente con i Democratici per far passare il voto di venerdì. Su tutto questo scontro c’è stato ovviamente un ruolo del candidato Repubblicano alla presidenza Donald Trump, che negli scorsi mesi si era più volte opposto all’invio di ulteriori aiuti all’Ucraina, e che ha un maggiore isolazionismo tra i principali punti della sua agenda politica. Nei giorni scorsi tuttavia Trump aveva dato un segnale di ammorbidimento in riferimento agli aiuti, evitando di criticare direttamente Johnson quando aveva parlato delle trattative in corso, e sostenendo che la sopravvivenza dell’Ucraina è importante.