Gli Stati Uniti hanno acconsentito a ritirare le proprie forze militari dal Niger
Gli Stati Uniti hanno acconsentito a ritirare le proprie forze militari in servizio in Niger, dopo settimane di trattative con la giunta militare che governa il paese dal colpo di stato dello scorso luglio. A marzo la giunta militare aveva annunciato la fine «con effetto immediato» degli accordi che permettevano agli Stati Uniti di impiegare personale militare e civile nel paese per portare avanti operazioni di contrasto al terrorismo islamista nell’intero Sahel, la regione a sud del deserto del Sahara in cui si trova anche il Niger.
Fin dal colpo di stato del 2023 la giunta militare e i suoi sostenitori hanno manifestato forti sentimenti anti-occidentali, soprattutto nei confronti della Francia, di cui il Niger è un’ex colonia, e chiesto il ritiro dei contingenti di soldati stranieri. La Francia aveva infine ritirato i propri soldati dal Niger alla fine dell’anno scorso, ma a Agadez, città nel nord del paese, c’è ancora un migliaio di soldati statunitensi per una missione iniziata nel 2012. Sempre a marzo, il Niger aveva creato con il Mali e il Burkina Faso (altri due paesi in cui di recente ci sono stati colpi di stato) una forza congiunta di contrasto ai numerosi gruppi jihadisti attivi sul territorio.
Dopo aver cercato di convincere la giunta a mantenerla senza successo, gli Stati Uniti hanno acconsentito a chiudere la base di Agadez, da cui partivano aerei e droni per sorvegliare la regione. Nei prossimi giorni una delegazione statunitense dovrebbe andare a Niamey, la capitale del Niger, per gestire il ritiro delle truppe.
In quest’anno la giunta ha anche intensificato i propri rapporti diplomatici con la Russia. Nelle ultime settimane decine di militari professionisti russi sono andati in Niger per fornire servizi di addestramento, secondo quanto riferito dai media statali locali.