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  • Venerdì 19 aprile 2024

Spot, canzoni, meme, maschere e cartonati: in India Narendra Modi è ovunque

Si inizia a votare per rinnovare la camera bassa del parlamento indiano: è quasi certo che a vincere sarà il partito del primo ministro uscente, che ha fatto una campagna elettorale particolarmente aggressiva

(AP Photo/Ajit Solanki)
(AP Photo/Ajit Solanki)
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Il 14 aprile in India iniziano le elezioni che rinnoveranno i 543 membri della camera bassa del parlamento indiano. Si voterà per 44 giorni, in sette fasi distinte in base a un calendario su base geografica (quella appena iniziata è la prima fase) e con un sistema maggioritario puro: i risultati verranno diffusi il 4 giugno. Il primo ministro indiano Narendra Modi, del partito di governo Bharatiya Janata Party (BJP), ha detto di voler ottenere almeno 400 dei 543 seggi della camera bassa del parlamento, obiettivo che potrebbe raggiungere, stando ai sondaggi realizzati nelle ultime settimane. I sondaggi danno il BJP molto più avanti della coalizione INDIA, che unisce 26 partiti di opposizione.

Se dovesse vincere il BJP, Modi otterrebbe un terzo mandato da primo ministro: è al governo dal 2014 e in questi dieci anni ha costruito un sistema di potere consolidato, limitando le libertà democratiche della stampa e delle opposizioni e alimentando un diffuso culto della propria personalità.

Le immagini di Modi sono ovunque in India e anche l’attuale campagna del BJP è tutta incentrata sulla sua figura. Lo slogan centrale è “Modi ki Guarantee”, “Garantito da Modi”, e si basa sull’idea che il primo ministro realizzi le sue promesse. Una parte consistente della comunicazione politica di Modi e del BJP passa dai social network: l’India ha un elettorato mediamente giovane (più di un quarto dei votanti ha meno di 30 anni) e ha oltre 700 milioni di smartphone attivi, con tariffe per il traffico dati molto economiche.

La campagna per un terzo mandato di Modi è alimentata da un gran numero di meme, canzoni su YouTube, spot creativi ed esperimenti con strumenti di intelligenza artificiale. Nel campo dei social media, particolarmente importante in India, il BJP può contare su una macchina ormai rodata, sperimentata già nella campagna elettorale del 2014 con un suo uso intenso e strutturato. Modi ha inoltre un gran numero di sostenitori molto attivi online che propongono contenuti favorevoli al governo e critici verso le opposizioni, ricorrendo spesso anche a notizie false. A questo si aggiunge un controllo quasi totale dei media tradizionali, direttamente dal governo o da imprenditori molto vicini al governo.

Un comizio a Ghaziabad (AP Photo/Manish Swarup)

In questa campagna elettorale il BJP ha fatto investimenti senza precedenti nelle pubblicità online: secondo i dati del Centro per la trasparenza pubblicitaria di Google nel 2024, il partito ha speso 434 milioni di dollari in campagne online, contro i 35 milioni dello stesso periodo del 2019, quando si tennero le ultime elezioni parlamentari.

Una statua di Modi in un piccolo tempio nel Gujarat (AP Photo/Ajit Solanki, File)

Modi ha 73 anni, ma soprattutto sui social propone l’immagine di un leader al passo con i tempi. Nelle scorse settimane ha incontrato alcuni dei più famosi gamer, videogiocatori: l’incontro è stato documentato in un video in cui il primo ministro gioca ad alcuni dei giochi, indossando anche dei visori per la realtà virtuale.

Sui social network si trovano molti meme in cui il primo ministro è protagonista (in alcune interviste ha detto di apprezzarli): qualche tempo fa erano diventati popolari anche all’estero quelli in cui utenti indiani trattavano scherzosamente il primo ministro indiano e Giorgia Meloni come una coppia di innamorati, ma in queste settimane la maggior parte è a tema elettorale. Modi viene paragonato a un supereroe, a figure mitologiche indiane o al personaggio interpretato da Arnold Schwarzenegger in Terminator.

Un altro slogan delle campagne online di Modi è “La mia India, la mia famiglia”, in cui il primo ministro si presenta come un “padre di famiglia” che si prende cura di tutti i suoi cittadini: in uno di questi viene riproposta la tesi, sostenuta dalla propaganda del BJP, che Modi sarebbe stato in grado di «fermare la guerra fra Russia e Ucraina» per permettere l’evacuazione dalle zone dei combattimenti di alcuni studenti indiani. Il riferimento è a un fatto del marzo 2022, quando all’inizio dell’invasione russa furono concessi corridoi umanitari per permettere agli stranieri di lasciare il paese: fra questi c’erano 700 studenti indiani.

Lo spot, piuttosto melodrammatico, e la rivendicazione di aver «fermato la guerra», sono diventati a loro volta oggetto di prese in giro e meme da parte dell’opposizione.

Un altro elemento importante delle campagne online sono le canzoni: quelle celebrative sono moltissime, montate con immagini di Modi che fa cose, inaugura cose, incontra e abbraccia sia personaggi famosi e capi di stato (Vladimir Putin compreso) che persone comuni. Alcuni di questi video ricostruiscono con strumenti di intelligenza artificiale le voci di famosi cantanti indiani, facendo loro cantare testi che inneggiano a Modi: è il caso ad esempio di un video che ha ricreato la voce di Mahendra Kapoor, molto noto e morto nel 2008.

Un solo cantante, Kavi Singh, è autore di oltre cento di questi video musicali, tutti a tema Modi, BJP o religione indù. La religione induista è un altro tema ricorrente della comunicazione del BJP: durante i dieci anni di governo di Modi, il nazionalismo induista è diventato centrale e organico all’esercizio del potere. Le opposizioni hanno accusato più volte Modi di aver compromesso la laicità dello stato.

– Leggi anche: Come in India il dio Rama è diventato simbolo del nazionalismo indù

Durante i comizi Modi spesso chiede al pubblico di accendere le torce dei telefoni, per creare effetti visivi da concerti rock, mentre i suoi sostenitori vestono di frequente maschere di carta con la sua faccia, popolari da almeno un decennio. L’immagine del primo ministro è quasi ovunque, spesso a spese dello stato, e non del partito. Enormi foto di Modi compaiono sui cartelloni all’uscita dagli aeroporti e su strade e autostrade: la faccia del primo ministro è anche sulle confezioni delle razioni di cibo per i poveri che vengono distribuite dallo stato.

Sostenitori del Bharatiya Janata Party con maschere di Narendra Modi (AP Photo/ Manish Swarup)

Da gennaio in oltre cento stazioni ferroviarie indiane (ma anche in musei e parchi) sono comparsi dei selfie-point, in cui dei cartonati di Modi ad altezza naturale sono a disposizione in diverse ambientazioni per scattare foto da postare poi sui social. Una delle ambientazioni è “spaziale”, ricordando il recente successo di una missione spaziale indiana che ha mandato un lander sulla Luna. I selfie-point hanno causato molte polemiche perché è emerso che ogni struttura “permanente” è costata circa 6.880 euro e quelle temporanee 1.360. Sono tutte state pagate dal governo federale.

Di fronte a questa onnipresenza di Modi anche le opposizioni stanno cercando di fare campagna online incentrando il messaggio politico sulla figura del primo ministro. Il Congress, principale partito di opposizione guidato da Rahul Gandhi, ha promosso una serie di spot in cui varie categorie di lavoratori si lamentavano di aumento dei prezzi e disoccupazione, chiedendone conto al primo ministro. Secondo i sondaggi la popolarità del primo ministro resta però molto alta, superiore al 76 per cento.