Lord Byron, uno dei primi divi maledetti
Il celebre poeta romantico inglese visse una vita piena di scandali, soprattutto per l'epoca, anche in Italia: morì duecento anni fa in Grecia
In una poesia scritta nel 1812 il celebre poeta inglese Lord Byron si definiva un «degenerato moderno e mascalzone». Per l’aristocratica Lady Caroline Lamb, con cui ebbe una relazione extraconiugale, sarebbe stato un «matto, nocivo e pericoloso da frequentare». Aveva esordito con il volume di poesie Ore d’ozio e si ritiene che sia in parte autobiografico anche il suo lungo poema Il pellegrinaggio del giovane Aroldo, una delle sue opere più famose, in cui descrive «Un giovane Signor, che nel sentiero/ Della virtù trovar cosa non seppe/ Che l’animo appagasse, e le giornate/ Sprecava in basse voluttà», tra vizi, donne e «bagordi».
Nato a Londra nel 1788 e morto in Grecia il 19 aprile di duecento anni fa, George Gordon Byron, meglio noto appunto come Lord Byron, non fu soltanto uno dei più noti e apprezzati poeti romantici, ma anche un personaggio celebre e discusso per la sua vita dissoluta e gli scandali in cui fu coinvolto.
La professoressa di Letteratura inglese all’Università di Melbourne Clara Tuite, esperta di Romanticismo inglese, ha ricordato che Byron è «proverbialmente noto» per il suo genio ma anche per la sua «celebrità scandalosa», che definisce come «una nuova forma di fama ambivalente, a metà tra la notorietà e le forme tradizionali di prestigio eroico». I suoi contemporanei, nota sempre Tuite, lo chiamavano «un demonio noncurante e freddo» e «un apostolo dell’infedeltà», ma anche «il miglior Poeta dell’Inghilterra, e il suo Figlio più peccaminoso».
Byron ereditò il titolo di sesto barone Byron dopo la morte del padre, avvenuta quando lui aveva tre anni, così come i suoi beni e il seggio alla Camera dei Lord, la Camera alta del parlamento britannico, che è composta in parte da membri ereditari (da cui il nome Lord). Crebbe in Scozia ad Aberdeen, frequentò l’Università di Cambridge e nel 1809 visitò Portogallo, Spagna e altri paesi del Mediterraneo tra cui l’Albania durante il “Grand Tour”, il viaggio che al tempo erano soliti fare i giovani inglesi per completare gli studi. Dopo essere rientrato in Inghilterra, divenne subito famoso grazie ai primi due canti del Pellegrinaggio del giovane Aroldo.
Era apprezzato per la capacità di descrivere la sublime grandezza della natura e della bellezza, che sfuggono a qualsivoglia descrizione, così come per l’atteggiamento sarcastico e disilluso e i comportamenti ritenuti eccessivi, soprattutto per l’epoca.
Nel 1812 ebbe una relazione con Lady Caroline Lamb, la moglie di William Lamb, uno dei politici più in vista dell’epoca, che fu primo ministro del Regno Unito nel 1834 e poi tra il 1835 e il 1841. Lui aveva 24 anni e lei, che era già sposata, 26. Il loro legame fu uno scandalo nella società inglese, anche perché non fu il solo: ebbe relazioni con Lady Oxford e Lady Frances Webster, due donne sposate dell’alta società del tempo, e molto probabilmente anche con la sua sorellastra Augusta Leigh, a sua volta sposata. Nel 1814 Leigh partorì una bambina, Elizabeth Medora, che quasi sicuramente era figlia di Byron.
Forse per migliorare la sua reputazione, e forse per sanare i debiti che aveva accumulato nel tempo, l’anno successivo sposò Annabella Milbanke, la cugina di Lamb, con cui ebbe la sua unica figlia legittima, Augusta Ada: la nota matematica Ada Lovelace. I due si separarono però nel 1816, probabilmente per le voci legate alla relazione incestuosa con la sorellastra e alla sua presunta bisessualità (il Regno Unito depenalizzò l’omosessualità solo nel 1967). Così Byron lasciò l’Inghilterra, per non tornarci più.
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Soggiornò sul lago di Ginevra assieme al poeta Percy Bysshe Shelley e alla futura moglie, la giovanissima Mary Shelley, che proprio in questo periodo in Svizzera cominciò a scrivere Frankenstein, considerato il primo romanzo di fantascienza della storia. Assieme a loro c’era anche la sorellastra di Mary, Claire Clairmont, con cui Byron ebbe a sua volta una figlia illegittima, Allegra, nata nel 1817.
Sempre nel 1816 Byron arrivò in Italia, dove rimase per più di sei anni. Ebbe una relazione a Venezia con Marianna Segati, la moglie del suo padrone di casa, e poi con Margarita Cogni, che andò ad abitare brevemente con lui. Visitò Roma, tornò a Venezia e dal 1819 si stabilì a Ravenna con Teresa Guiccioli, la moglie di un nobiluomo del posto.
In questo periodo riuscì a saldare i debiti grazie alla vendita dell’abbazia di Newstead, che aveva ereditato alla morte del padre, e scrisse alcune delle sue opere più apprezzate, tra cui La profezia di Dante e il poema satirico Don Giovanni, rimasto incompiuto. Nel 1821 lasciò Ravenna per andare prima a Pisa e poi a Genova: si separò da Guiccioli e due anni dopo partì per la Grecia per sostenere la guerra per l’indipendenza contro l’Impero ottomano. Morì il 19 aprile del 1824 a Missolungi, vicino a Patrasso, a causa di una grave febbre provocata probabilmente dalla malaria. Aveva 36 anni.
Dopo la morte Byron venne molto celebrato sia nel Regno Unito che in Grecia, dove fu considerato tra i personaggi che contribuirono alla liberazione del paese (e dove esiste un sobborgo di Atene che prende il nome dal suo nome greco, Vironos). Il suo corpo invece fu riportato in Inghilterra. In origine avrebbe dovuto essere seppellito nell’abbazia di Westminster a Londra, ma le autorità religiose si opposero a causa della sua «morale discutibile»: venne così sepolto nella chiesa di Santa Maria Maddalena di Hucknall, nel Nottinghamshire. Nel bicentenario della sua morte, a Ravenna verrà inaugurato un museo a lui dedicato che è stato presentato proprio in questi giorni.