L’Armenia si ritirerà da quattro cittadine al confine con l’Azerbaijan
Grazie a un accordo tra le due parti che è considerato un passo avanti per l'avvio di colloqui di pace
Venerdì i governi di Armenia e Azerbaijan hanno raggiunto un accordo che prevede il ritiro dell’Armenia da quattro cittadine azere al confine tra i due paesi. L’Armenia le controllava fin dagli anni Novanta e l’accordo per la loro restituzione è significativo perché è un passo avanti sull’avvio dei colloqui di pace tra i due paesi, in conflitto da decenni soprattutto per il controllo del Nagorno Karabakh, territorio separatista collocato in Azerbaijan ma fino a pochi mesi fa abitato principalmente da persone di etnia armena.
Lo scorso settembre l’esercito dell’Azerbaijan aveva attaccato militarmente il Nagorno Karabakh, costringendo le autorità locali alla resa e spingendo decine di migliaia di persone di etnia armena verso l’Armenia. A dicembre le due parti avevano detto che avrebbero avviato colloqui di pace, ma non sono stati fatti grandi progressi, anzi: i due paesi hanno continuato ad accusarsi di sabotare il processo diplomatico e ci sono stati scontri e attacchi in diverse zone contese al confine.
Le quattro cittadine su cui è stato trovato un accordo sono Baghanis Ayrum, Asagi Eskipara, Heyrimli e Kizilhacili: si trovano nella regione di Gazakh, nella parte nord-orientale del confine tra i due paesi, e furono occupate dall’Armenia durante la prima guerra del Nagorno Karabakh, combattuta tra il 1988 e il 1994.
L’accordo per la loro restituzione è stato raggiunto durante un incontro tra i due vice primi ministri dei rispettivi paesi Shahin Mustafayev (Azerbaijan) e Mher Grigoryan (Armenia), al confine tra i due paesi. Aykhan Hajizada, portavoce del ministero degli Esteri dell’Azerbaijan, ha definito l’accordo «un evento storico lungamente atteso».
Non ci sono al momento dettagli su quando e come dovrebbe iniziare il ritiro dell’Armenia. La restituzione delle quattro cittadine all’Azerbaijan era al centro di trattative da settimane: il controllo dei territori contesi e il riconoscimento reciproco dei confini sono tra i principali ostacoli al raggiungimento di un accordo di pace permanente tra i due paesi.
Lo scorso febbraio quattro soldati armeni erano stati uccisi e uno era stato ferito dall’esercito azero in una postazione di combattimento vicino al paese armeno di Nerkin Hand, al confine con l’Azerbaijan. Il corpo militare di frontiera azero aveva detto che si era trattato di una «operazione di vendetta» in risposta a una «provocazione» che le forze armene avrebbero compiuto il giorno prima.
I colloqui di pace che dovrebbero essere avviati tra i due paesi riguardano anche la liberazione dei prigionieri arrestati durante gli ultimi scontri nel Nagorno Karabakh: sempre venerdì la famiglia di uno di loro, l’ex funzionario armeno Ruben Vardanyan, ha detto che lui sta conducendo uno sciopero della fame da due settimane. Vardanyan è detenuto e attualmente in attesa di un processo.
– Ascolta anche: L’episodio di Globo, il podcast di esteri del Post, sul Nagorno Karabakh