Quella del Wrexham è una “favola” o concorrenza sleale?
La squadra di calcio dell'attore Ryan Reynolds è appena stata promossa nella terza serie inglese e molti in tutto il mondo si sono appassionati alla sua storia grazie a una docu-serie, ma per altri ha troppi soldi in più delle rivali
La scorsa settimana la squadra di calcio gallese del Wrexham ha ottenuto la promozione dalla quarta alla terza serie del campionato inglese, la Football League One (alcune squadre gallesi giocano nei campionati inglesi). È la seconda promozione in due anni e se ne sta parlando molto perché dal 2021 i proprietari del club sono i noti attori statunitensi Ryan Reynolds e Rob McElhenney, e perché la squadra è diventata famosa con la docu-serie Welcome to Wrexham, uscita in Italia sulla piattaforma di streaming Disney+ (per il momento hanno fatto due stagioni, ma è già stata annunciata anche la terza, sul campionato di quest’anno).
L’arrivo di Reynolds e McElhenney e il successo della serie tv, che ha seguito la squadra negli scorsi due campionati, hanno portato grandissima popolarità non solo al Wrexham (oggi la squadra ha moltissimi tifosi e simpatizzanti in giro per il mondo, soprattutto negli Stati Uniti), ma anche alla città di Wrexham. È una cittadina industriale del Nord-Est del Galles e negli ultimi anni è diventata una meta turistica: le persone ci vanno per andare allo stadio, o anche solo per vedere dal vivo i luoghi della docu-serie.
Il successo è stato anche sportivo, perché come detto il Wrexham ha ottenuto due promozioni consecutive, passando dalla quinta alla terza serie: era dal 2005 che non giocava in Football League One. Non tutti, però, sono contenti dell’improvvisa ascesa del Wrexham, soprattutto tra le sue avversarie, perché la disponibilità economica e la visibilità che ha oggi sono fuori scala per le divisioni minori del calcio inglese, e la sua appare a molti come una concorrenza sleale, dato che gioca contro squadre molto meno facoltose. Il sito specializzato The Athletic si è chiesto se quella che viene presentata come “la favola” del Wrexham sia un bene o un male per il calcio, e prima ancora se possa essere considerata tale, visti i soldi che hanno portato i due nuovi proprietari (che si pongono comunque in modo simpatico e sono molto coinvolti nelle vicende della squadra, e quindi in generale apprezzati dal pubblico).
Nello sport vengono spesso chiamate “favole” le storie che partono da premesse sfortunate o condizioni svantaggiate per poi diventare vincenti e di successo nonostante tutto. La storia del Wrexham da un lato può essere vista come quella di una squadra di un piccolo borgo sconosciuto ai più che diventa famoso in tutto il mondo, riscattando una storia sportiva di livello perlopiù provinciale. Dall’altra però è anche la storia di come un’ampia disponibilità economica possa rapidamente sbaragliare la concorrenza e di quanto i soldi siano centrali nel calcio di oggi, dove i meccanismi che puntano a dare alle squadre condizioni simili di partenza per aumentare la competitività – come il cosiddetto fair play finanziario – sono molto carenti e puntualmente aggirati.
Nella stagione 2022-2023, quando il Wrexham giocava ancora in National League (la quinta serie inglese), il suo monte ingaggi (cioè il totale delle spese per gli stipendi dei giocatori) era di 8 milioni di euro, una cifra senza precedenti per quel livello, superiore anche a tutte le squadre della quarta divisione e alla maggior parte della terza divisione. Quasi la metà delle squadre della Serie B italiana, per dire, ha un monte ingaggi inferiore. Del resto, tra serie tv, merchandising (le magliette del Wrexham sono spesso introvabili, da quanta gente le compra), diritti televisivi e risultati sportivi, l’anno scorso il club ha registrato oltre 12 milioni di euro di entrate, un altro numero fuori scala per quel livello.
La scena della promozione in Football League Two, ottenuta nella scorsa stagione
In questi anni la squadra si è presentata come underdog (squadra non abituata a vincere) per via del suo passato non proprio glorioso e per far appassionare il più possibile i tifosi neutrali, ma con questa disponibilità economica non può essere considerata una squadra sfavorita. Dopo la promozione del Wrexham Andy Holt, il proprietario dell’Accrington Stanley (una squadra di League Two), ha scritto su X: «Congratulazioni Ryan (Reynolds, ndr), onestamente non so come tu abbia fatto. Fantastico risultato!», un complimento evidentemente sarcastico e infastidito.
D’altro canto, però, anche le avversarie del Wrexham e in generale tutto il calcio inglese stanno avendo conseguenze positive da questa storia, perché una maggior attenzione al Wrexham vuol dire anche una maggior attenzione (e quindi più soldi) al campionato in cui gioca, che altrimenti soprattutto all’estero non molte persone guarderebbero. Lo scorso maggio la English Football League, la lega che gestisce i tre campionati al di sotto della Premier League (dalla seconda alla quarta divisione), ha firmato l’accordo più alto della sua storia per la vendita dei diritti televisivi a Sky Sports: l’equivalente di un miliardo di euro fino al 2029 (in generale i diritti televisivi nel Regno Unito vengono venduti a cifre assai più alte rispetto a quelle a cui siamo abituati in Italia). È difficile stabilire un rapporto diretto tra il valore del contratto per i diritti e il successo del Wrexham, ma è piuttosto evidente che la sua notorietà abbia contribuito a raggiungere cifre simili.
Il Wrexham Association Football Club è un club con una storia antichissima ma non particolarmente prestigiosa. Fu fondato nel 1864, ed è per questo il terzo club di calcio più antico al mondo. Il suo stadio, il Racecourse Ground, venne inaugurato nel 1807 come ippodromo e oggi è considerato il più antico stadio di calcio internazionale tuttora in uso. Nella sua storia, il Wrexham ha giocato al massimo in seconda divisione: non è mai arrivato nella prima serie inglese, quella che oggi si chiama Premier League, dove Reynolds e McElhenney vorrebbero portarlo nei prossimi anni.