A Parigi è stato sgomberato il più grande squat francese
Tra le 400 e le 450 persone migranti hanno dovuto lasciare il palazzo in cui vivevano a sud-est della città, dopo un'operazione che gli attivisti ritengono legata alle Olimpiadi
A Vitry-sur-Seine, a sud-est di Parigi, è stato sgomberato il più grande squat del paese, un edificio occupato dove vivevano tra le 400 e le 450 persone migranti, la maggior parte delle quali richiedenti asilo o rifugiate. Le organizzazioni per i diritti civili locali hanno accusato le autorità francesi di avere eseguito lo sgombero per fare bella figura con turisti e media stranieri in vista delle Olimpiadi, che inizieranno il prossimo 26 luglio.
L’edificio in questione era la vecchia sede abbandonata di una compagnia di autobus, si trova a pochi chilometri dall’aeroporto di Parigi Orly ed era occupato dal 2021. Le operazioni di sgombero sono cominciate poco prima delle 8 di mercoledì mattina e si sono concluse attorno alle 14 senza particolare opposizione. Le Parisien scrive che 100-150 persone erano andate via già prima dell’arrivo delle forze dell’ordine, mentre altre 300 sono state scortate fuori dai circa 250 agenti di polizia intervenuti, secondo i dati della prefettura.
L’operazione era stata autorizzata dal dipartimento della Valle della Marna, quello competente, sulla base dei futuri piani per la realizzazione di una linea di autobus. I principali partiti di sinistra francesi, tra cui La France Insoumise, il Nouveau Parti anticapitaliste, Europe Ecologie-Les Verts e Génération.s, hanno però fatto notare in un comunicato congiunto che a oggi non è stato depositato «alcun permesso per demolire o costruire» nell’area dell’edificio e pertanto «non c’era alcuna ragione per espellere gli abitanti».
Come aveva ricordato solo pochi giorni fa Libération, le persone che vivevano nello squat temevano l’espulsione e la successiva demolizione dell’edificio già da tempo. Vivevano con letti improvvisati e materassi sistemati sui pavimenti, anche nei corridoi e nei sottoscala, tra cavi elettrici penzolanti e con docce con acqua fredda, con l’assistenza dell’organizzazione umanitaria United Migrants. Erano perlopiù giovani uomini soli provenienti da paesi come Sudan, Etiopia ed Eritrea, ma c’erano anche una cinquantina di donne e venti bambini, almeno la metà dei quali andava a scuola nelle vicinanze.
Paul Alauzy, che lavora per la ong Médecins du Monde, ha detto che l’80 per cento di loro erano richiedenti asilo oppure migranti che avevano ottenuto lo status di rifugiato, e che vivevano e lavoravano regolarmente in Francia ma non avevano trovato un altro posto per vivere. Dall’anno scorso, scrive sempre Libération, le persone che vivevano nell’edificio inoltre erano raddoppiate in seguito allo sgombero di un altro palazzo in disuso a Île-Saint-Denis, a nord di Parigi, vicino al Villaggio Olimpico: nell’edificio, che era stato sgomberato circa un anno fa, vivevano circa 500 migranti.
«Sono persone con contratto a tempo indeterminato ma a cui non vogliamo affittare appartamenti. L’unica soluzione resta l’occupazione abusiva», ha commentato Alauzy.
Adesso alle persone sfrattate è stata offerta una sistemazione temporanea in altre zone. Nel piazzale davanti all’edificio mercoledì c’erano alcuni autobus che le aspettavano per portarle a Orléans o a Bordeaux, lontane anche centinaia di chilometri da Parigi, dove molte avevano un lavoro. Circa cinquanta verranno ospitate in centri di accoglienza temporanea, mentre quelle più vulnerabili, un centinaio, sono state spostate in alloggi in dipartimenti più vicini.
Jhila Prentis, una volontaria di United Migrants che offriva consulenza giuridica agli abitanti dello squat, ha detto che sgomberi di questo tipo negli ultimi mesi «sono aumentati». A luglio per esempio erano state sfrattate altre 150 persone che avevano occupato una casa di riposo abbandonata a Thiais, a pochi chilometri da Vitry-sur-Seine. Dal momento che l’edificio sgomberato a Île-Saint-Denis è ancora vuoto e che per quello sgomberato mercoledì non ci sono progetti concreti, «l’unica conclusione che si può trarre è che stanno cercando di ripulire la zona per l’arrivo dei turisti e dei media internazionali per le Olimpiadi», ha detto Prentis.
«Non avere un posto per dormire è un problema che esisteva già prima delle Olimpiadi, ed è una crisi che riguarda molti paesi europei», ha fatto notare, aggiungendo però che le persone che hanno lo status di rifugiato e lavorano in maniera regolare «dovrebbero avere accesso ad alloggi adeguati». Secondo Médecins du Monde, gli sgomberi «rischiano di aggravare la precarietà sanitaria e sociale delle persone».
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