Le foto che hanno vinto il World Press Photo
Una delle immagini più viste della guerra tra Israele e Hamas, una storia sulla demenza e una sui flussi migratori in Messico, tra quelle premiate nell'importante concorso fotogiornalistico
Sono stati annunciati i vincitori della 66esima edizione del World Press Photo, concorso di fotogiornalismo tra i più prestigiosi al mondo. I premi principali sono quattro: il World Press Photo of the Year, per la migliore foto singola, vinto da Mohammed Salem per la foto dal titolo A Palestinian Woman Embraces the Body of Her Niece; il World Press Photo Story of the Year, per la migliore storia, vinto da Lee-Ann Olwage per Valim-babena; il World Press Photo Long-Term Project Award, per il miglior progetto a lungo termine, vinto da Alejandro Cegarra per The Two Walls; e il World Press Photo Open Format Award, per il miglior progetto Open Format, vinto da Julia Kochetova per War Is Personal. I quattro vincitori annunciati oggi sono stati scelti tra i vincitori regionali che erano stati annunciati due settimane fa.
World Press Photo of the Year
La foto del fotografo palestinese Mohammed Salem, che lavora per l’agenzia Reuters, mostra una donna palestinese di 36 anni, Inas Abu Maamar, mentre abbraccia il corpo della nipote Saly (5), uccisa a ottobre in un attacco israeliano all’ospedale Nasser di Khan Yunis, nella Striscia di Gaza. Lui stesso ha descritto l’immagine, scattata pochi giorni dopo il parto di sua moglie, come un «momento potente e triste che riassume il significato più ampio di ciò che stava accadendo nella Striscia di Gaza». La giuria ha commentato che l’immagine ha il pregio di essere stata composta con cura e rispetto, «offrendo allo stesso tempo uno sguardo metaforico e letterale su una perdita inimmaginabile». Probabilmente proprio per questi motivi è stata una delle foto più viste del conflitto, guadagnandosi una certa attenzione già nei giorni successivi alla sua pubblicazione.
Fiona Shields, presidente della giuria globale e responsabile della fotografia al Guardian, ha detto che in generale «tutte le immagini vincitrici hanno il potere di trasmettere un momento specifico, risuonando però anche al di là del soggetto e del tempo», ma la foto di Salem in particolare.
World Press Photo Story of the Year
Valim-babena è una parola malgascia che descrive il principio per cui i figli hanno il dovere di aiutare i propri genitori. Nella serie a cui ha dato questo nome la fotografa sudafricana Lee-Ann Olwage ha raccontato per GEO una storia relativa alla demenza senile: la mancanza di consapevolezza pubblica sulla malattia fa sì che le persone che mostrano sintomi di perdita di memoria siano spesso stigmatizzate. Secondo la giuria la storia «affronta un problema di salute universale attraverso la lente della famiglia e della cura e la selezione di immagini è composta con calore e tenerezza, ricordando agli spettatori l’amore e la vicinanza necessari in un momento di guerra e aggressività in tutto il mondo».
World Press Photo Long-Term Project Award
Dal 2018 il fotografo venezuelano Alejandro Cegarra si è dedicato a The Two Walls, progetto sui flussi migratori al confine del Messico, dopo che nel 2017 ha lui stesso affrontato da migrante il viaggio che dal Venezuela lo ha portato nel paese.
Nelle sue foto si vedono migranti che non avendo le risorse finanziarie per pagare un trafficante ricorrono all’utilizzo di treni merci per raggiungere il confine degli Stati Uniti, che attraversano il fiume Suchiate dal Guatemala al Messico, o provano a scavalcare la barriera di separazione tra Stati Uniti e Messico. Nel selezionarlo come vincitore nella sua categoria, la giuria ha ritenuto che la sua esperienza di migrante offrisse una prospettiva sensibile e in grado di evidenziare il punto di vista delle persone migranti.
World Press Photo Open Format Award
La fotografa ucraina Julia Kochetova ha creato un sito che mette insieme fotogiornalismo e stile documentaristico di un diario personale, per mostrare cosa significhi convivere con la guerra russa in Ucraina come realtà quotidiana. Per farlo ha usato immagini, poesie, clip audio e musica, offrendo una prospettiva intima e personale della guerra.
Parlando delle immagini premiate nell’edizione di quest’anno, la direttrice esecutiva del World Press Photo, Joumana El Zein Khoury, ha sottolineato il fatto che ciascuno dei fotografi vincitori conosce intimamente e personalmente i propri temi, aiutando così ad arrivare a una comprensione più profonda, che spera porti “all’empatia e alla compassione”.
Sia lei che Shields hanno lodato il lavoro dei fotogiornalisti di tutto il mondo, che svolgono spesso il loro lavoro in condizioni molto rischiose, invitando a riconoscere il “trauma che vivono per mostrare al mondo l’impatto umanitario della guerra”.
– Leggi anche: I vincitori regionali del World Press Photo
Il concorso è suddiviso in sei aree geografiche, divise a loro volta in quattro categorie in base al formato dell’immagine. Le sei regioni geografiche sono: Africa, Asia, Europa, America del Nord e Centrale, America del Sud, Sudest Asiatico e Oceania. In ogni regione geografica si può competere in quattro categorie in base al formato dell’immagine, che corrispondono poi ai vincitori globali annunciati oggi. Qui trovate la gallery con i vincitori regionali e una quinta categoria, la Menzione d’onore, per lavori che secondo l’organizzazione meritavano un riconoscimento.