L’impeachment di Alejandro Mayorkas è finito in un nulla di fatto
Il Senato degli Stati Uniti ha votato a sostegno del segretario per la Sicurezza nazionale, accusato dai Repubblicani di aver violato le leggi sull'immigrazione
Mercoledì il Senato degli Stati Uniti ha interrotto la procedura di impeachment nei confronti del segretario per la Sicurezza nazionale Alejandro Mayorkas, l’equivalente del ministro dell’Interno del governo del Democratico Joe Biden. Mayorkas era accusato di essersi rifiutato di far rispettare la legge in materia di immigrazione non applicando alcune misure decise quando era presidente Donald Trump, come l’obbligo per le persone migranti di aspettare in Messico l’esito dell’esame della domanda di asilo.
La procedura di impeachment era stata avviata lo scorso febbraio dalla Camera, che per pochi voti è controllata dai Repubblicani, il partito di opposizione. Era da quasi 150 anni che non succedeva che un ministro del governo statunitense venisse messo sotto impeachment, cioè sottoposto a quel meccanismo politico simile a un processo per rimuovere il titolare di una carica pubblica dal proprio impiego. L’ultima volta era stata nel 1876, quando toccò al segretario alla Guerra William Belknap.
Secondo i Repubblicani le politiche di Mayorkas avrebbero contribuito al grosso aumento dell’immigrazione illegale in arrivo dal Messico, un tema diventato centrale nella campagna per le elezioni presidenziali di novembre.
Al Senato i Democratici hanno la maggioranza, ragione per cui ci si aspettava che la procedura di impeachment contro Mayorkas sarebbe finita in un nulla di fatto. Hanno votato a sostegno del ministro 51 senatori su 100, tutti i Democratici.
Secondo molti costituzionalisti statunitensi e secondo i politici Democratici, il procedimento di impeachment nei confronti di Mayorkas era scarsamente motivato da un punto di vista legale ed era invece più che altro politico.