La Grecia vieterà la pesca a strascico in tutte le aree marine protette
È la tecnica più usata al mondo ma è considerata particolarmente dannosa per l'ambiente: è il primo paese europeo a proibirla
Il primo ministro greco Kyriakos Mitsotakis ha detto che la Grecia vieterà la pesca a strascico nelle sue aree marine protette: è il primo paese europeo a farlo. La pesca a strascico, che consiste nel trascinare reti da pesca sul fondale marino, è la tecnica con cui viene pescata la maggiore quantità di pesce nel mondo, ma è considerata particolarmente dannosa per l’ambiente. I danni riguardano sia la cattura accidentale di specie protette, sia il rilascio nell’atmosfera di anidride carbonica (il principale gas serra) immagazzinata nel fondale marino.
Il divieto greco entrerà in vigore nel 2026 per i parchi nazionali marini e nel 2030 per tutte le aree marine protette. Mitsotakis ha anche annunciato la creazione di due grandi parchi nazionali marini, uno nel mar Ionio (a ovest della Grecia) e uno nel mar Egeo (a est, vicino alle coste turche). I due parchi copriranno rispettivamente l’11,7 per cento e il 6,6 per cento della superficie dei mari greci.
Il divieto della pesca a strascico, almeno nelle aree marine protette, è da decenni uno dei principali obiettivi dei gruppi per la tutela degli ambienti marini, ma le proposte per limitarla finora si sono rivelate perlopiù inefficaci, anche per l’opposizione dell’industria della pesca. La pratica è comunque soggetta ad alcune limitazioni nell’Unione Europea, e nel resto del mondo alcuni stati l’hanno già vietata.
L’annuncio del divieto di pesca a strascico e dell’istituzione dei due nuovi parchi è stato fatto durante una conferenza internazionale sulla protezione ambientale dei mari, la Our Ocean Conference, quest’anno organizzata ad Atene. Mitsotakis ha detto anche che per garantire il rispetto del divieto di pesca a strascico sarà organizzato un sistema di sorveglianza, che prevede anche l’uso di droni. In tutto, gli impegni presi dalla Grecia alla conferenza avranno un costo di 780 milioni di euro.
Al momento in Grecia il 19,8 per cento dei mari rientra in un’area protetta: in Italia è circa il 7 per cento, mentre in media nei paesi dell’Unione Europea è protetto il 12 per cento dei mari. Con l’istituzione dei due nuovi parchi nazionali, in Grecia questa percentuale supererà il 30 per cento, l’obiettivo fissato dalla Commissione Europea in un piano chiamato “Strategia dell’Unione Europea per la biodiversità”. Al loro interno vivono specie a rischio fra cui capodogli, delfini e foche monache.
Molti gruppi ambientalisti hanno accolto favorevolmente l’iniziativa. Alcuni però hanno anche fatto notare che il governo greco permette ancora alcune pratiche considerate dannose per l’ambiente: fra queste la ricerca di giacimenti di gas e petrolio nella fossa ellenica, dove si trova il punto più profondo del mar Mediterraneo, una zona particolarmente ricca di biodiversità. Parte di essa sarà però inclusa nel parco nazionale marino ionico, uno dei due annunciati recentemente.
La creazione dei due parchi nelle acque greche ha inoltre suscitato le proteste della Turchia. I due paesi sono in cattivi rapporti da decenni, e parte delle loro dispute riguarda rivendicazioni territoriali nel mar Egeo, un’area dove sarà istituito uno dei due parchi annunciati dal primo ministro Mitsotakis.
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