Scegliere una giuria che giudichi Trump è ancora più difficile del solito
È una pratica centrale nei processi statunitensi e spesso raccontata nei film, diventata una scienza e una professione, specialmente quando l'imputato è un ex presidente
Lunedì è iniziato a Manhattan, New York, il primo dei quattro processi penali in cui è coinvolto Donald Trump, che è anche il primo nella storia americana in cui è imputato un ex presidente. La prima fase del processo prevede la selezione della giuria popolare, che deciderà se Trump è colpevole o innocente: è un momento molto importante in tutti i processi penali degli Stati Uniti, e una delle fasi più delicate per avvocati difensori e procuratori che rappresentano l’accusa, che abitualmente cercano di ottenere una giuria potenzialmente bendisposta nei propri confronti, in base a criteri sociologici, culturali e comportamentali.
Le tecniche di selezione nel corso del tempo sono diventate sempre più codificate e rigorose, sono nate figure professionali specifiche e il processo è stato spesso raccontato anche da romanzi, film e serie televisive.
Nel caso di un processo che vede come imputato un personaggio noto e controverso come Donald Trump la selezione della giuria è ancora più complessa e importante, e per scegliere i dodici giurati e i sei sostituti potrebbero volerci alcune settimane. Nella prima udienza oltre metà dei novantasei possibili giurati è stata esentata: hanno dichiarato di non poter essere imparziali, avendo opinioni precostituite e forti nei confronti dell’imputato Trump.
Il processo riguarda un presunto pagamento di 130mila dollari all’attrice di film porno Stormy Daniels, che Trump è accusato di aver fatto nel 2016 tramite la sua azienda e il suo ex avvocato Michael Cohen per comprare il silenzio dell’attrice su un rapporto sessuale avuto con lui una decina di anni prima. Secondo l’accusa il pagamento non sarebbe stato rendicontato correttamente e per effettuarlo sarebbero stati usati fondi della campagna elettorale (cosa non permessa dalla legge): se ritenuto colpevole, Trump rischia un massimo di quattro anni di carcere.
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È ritenuto il processo penale con le accuse meno gravi dei quattro in cui Trump è imputato, ma è anche l’unico ad avere una data d’inizio fissata e potrebbe essere l’unico a iniziare o addirittura a concludersi prima delle elezioni di novembre. Presso altri tribunali Trump è accusato di aver cercato di sovvertire l’esito delle elezioni presidenziali del 2020; di aver tentato di cambiare i risultati ufficiali delle elezioni presidenziali nello stato della Georgia; e di aver conservato alcuni documenti governativi riservati nella propria villa di Mar-a-Lago, in Florida.
Come in ogni processo penale statunitense, l’imputato sarà giudicato da una giuria popolare, un organo composto da normali cittadini che dovranno assistere a tutte le fasi del processo e infine esprimere un verdetto di colpevolezza o innocenza, basandosi sulle prove e sulle testimonianze presentate. Sarà poi la magistratura vera e propria (quindi i giudici togati) a decidere la pena. In determinati casi il procedimento penale statunitense permette all’imputato di richiedere di essere giudicato solo da un giudice togato, senza la giuria, ma Trump non si è avvalso di questa possibilità.
Il diritto a essere giudicati da una giuria è garantito dal sesto emendamento della Costituzione statunitense, così come dalle leggi di tutti gli stati. La selezione passa da una prima fase in cui un gruppo numeroso di potenziali giurati viene scelto in modo casuale fra le persone che hanno determinati requisiti: nel caso del processo di Trump devono essere cittadini statunitensi, maggiorenni e residenti a Manhattan, che parlano inglese e non hanno precedenti penali.
Presentarsi al colloquio per essere selezionati per la giuria è un obbligo previsto dalla legge, e se si viene giudicati idonei e non si hanno impedimenti è obbligatorio anche partecipare al processo, in quello che è noto come “jury duty”. Questo può comportare assentarsi dal lavoro anche per alcuni giorni, in cui si è giustificati ma in cui spesso non si viene pagati (e il rimborso per i giurati è solitamente basso).
Alle persone convocate viene chiesto dal giudice se ritengono di poter giudicare l’imputato in modo equo e imparziale: è quello che è successo lunedì e che ha portato all’esclusione di un ampio numero di potenziali giurati. In quel momento i cittadini convocati possono anche richiedere l’esenzione per motivi personali (un trattamento medico programmato, esami universitari, necessità di assistere un parente non autosufficiente), esenzione che a volte viene accordata e a volte no. Una pratica famosa, e spesso raccontata e parodizzata al cinema e in tv, è quella di addurre scuse e giustificazioni anche balzane per essere esentati dal “jury duty”.
A questa fase segue quella più lunga e complessa della selezione da parte dei rappresentanti dell’accusa e della difesa. I potenziali giurati devono inizialmente rispondere a una lista di 42 domande, che riguardano lavoro, percorso scolastico, famiglia, orientamento politico e cosiddetta “dieta mediatica”, cioè quali strumenti usano per informarsi. I legali di entrambe le parti hanno diritto a fare domande ulteriori, per chiedere chiarimenti sulle risposte. Hanno anche accesso a nomi e indirizzi dei potenziali giurati, e potranno controllare le loro attività online e consultare i registri elettorali, verificando in che occasioni hanno votato (ovviamente non per chi).
Nel processo a Trump gli avvocati saranno gli unici a conoscere le identità dei giurati: la corte ha deciso che in questa occasione resteranno anonimi per proteggerli da possibili interferenze dall’esterno o da ripercussioni per la loro decisione.
I legali di entrambe le parti non potranno scegliere attivamente i giurati, ma potranno chiedere l’esclusione dei soggetti che non considerano adatti: o meglio, in realtà, che ritengono non siano favorevoli alla propria parte. Il processo di selezione viene definito di voir dire, espressione francese che significa “dire la verità”, ed è garantito dalla legge per ottenere una giuria imparziale: presunti errori nella composizione della giuria sono alla base anche di molti processi di appello in casi penali.
Difesa e accusa possono chiedere l’esclusione di potenziali giurati per “giusta causa”, qualora ritengano che abbiano pregiudizi o conflitti di interesse: possono farlo senza limitazioni di numero, ed è il giudice a decidere se accogliere la loro richiesta. Possono inoltre utilizzare il diritto a una peremptory challenge, cioè un’esclusione “perentoria”, senza fornire una motivazione. Il numero di potenziali giurati che possono essere esclusi in questo modo varia da stato a stato e per i vari tipi di processo, ma spesso è di dieci per parte.
In questo modo di fatto le parti possono escludere i giurati che ritengono più probabilmente ostili, provando a ottenere una giuria il più possibile favorevole. Questa procedura ha creato nel tempo, a partire dagli anni Settanta, una vera e propria disciplina, la “selezione scientifica della giuria” (SJS) e la nascita di figure professionali specializzate, gli assistenti legali alla selezione della giuria, di cui si avvalgono tutti i maggiori studi legali e gli uffici dei procuratori che rappresentano l’accusa.
Il caso che riguarda Trump ha molte peculiarità, che nascono soprattutto dall’estrema notorietà dell’imputato, personaggio politico che divide piuttosto nettamente l’opinione pubblica. La collocazione geografica dovrebbe sfavorire la difesa nel processo di selezione della giuria: l’area di Manhattan è una delle più progressiste del paese, il 70 per cento delle persone che si sono registrate per votare si definisce Democratica, Joe Biden ha vinto largamente nelle elezioni presidenziali del 2020 e Trump ha indici di gradimento molto bassi. Giurie e giudici di New York hanno già condannato Trump in processi civili, ritenendolo colpevole di abusi sessuali, di diffamazione nei confronti della vittima e di aver truccato i dati finanziari delle proprie aziende.
Inoltre, a differenza di quanto succede nella maggior parte dei processi, i potenziali giurati potrebbero avere interesse a far parte della giuria, anche se potrebbe comportare rimanere coinvolti per settimane nel processo. Un altro aspetto molto raccontato delle giurie nei processi americani è la condizione di chi, perché coinvolto in un processo che dura più giorni, è costretto a isolarsi con gli altri giurati, dormendo in albergo e senza poter contattare l’esterno per evitare interferenze. Secondo molti esperti citati dai giornali americani, fra cui il New York Times, in questo caso comunque ci saranno sicuramente molte persone che vorranno far parte della giuria per le implicazioni storiche che questo processo potrebbe avere: avere un ruolo è considerato da molti un’opportunità, più che una seccatura.
Secondo gli stessi esperti i legali di Trump potrebbero cercare giovani bianchi e afroamericani della classe lavoratrice, e in particolare dipendenti pubblici come poliziotti, pompieri e infermieri. Avendo definito la strategia difensiva sulla base del concetto che si tratterebbe di un processo «motivato politicamente», la difesa potrebbe considerare favorevolmente cittadini che abbiano avuto esperienze negative con il sistema giudiziario. L’accusa invece dovrebbe voler scegliere fra potenziali giurati con un alto livello di istruzione, provenienti dai quartieri più progressisti.
Si tratta di indicazioni molto sommarie e generali, nello specifico ogni profilo verrà analizzato e valutato, facendo riferimento alla storia personale e a ogni parere espresso pubblicamente in passato, principalmente sui social network. Lo studio per selezionare le giurie, e soprattutto per eliminare i giurati considerati avversi o pericolosi è molto lungo e approfondito. Queste pratiche sono anche molto controverse, perché tendono a favorire gli imputati che hanno a disposizione squadre legali molto numerose e efficaci (e quindi a favorire chi ha molto denaro per permettersele): varie ipotesi di riforma che limitino la possibilità di indagare sulla vita dei giurati non sono però mai state trasformate in una proposta di legge.
Il processo di selezione è diventato una componente frequente nei cosiddetti legal thriller, romanzi, film e serie televisive che raccontano di delitti e della seguente fase processuale. In particolare il romanzo di John Grisham La giuria (The Runaway Jury), pubblicato nel 1996, e il suo adattamento cinematografico del 2003, sono completamente incentrati sulla selezione della giuria in un processo contro una azienda produttrice di sigarette (nel romanzo) e di armi (nel film).