Torino ha introdotto un divieto di fumo all’aperto
Prevede che non si possa fumare a una distanza minore di cinque metri da altre persone, nemmeno sigarette elettroniche
Il 15 aprile il consiglio comunale di Torino ha approvato una delibera che modifica il “regolamento di polizia urbana” e che introduce il divieto di fumare all’aperto.
Il consiglio comunale ha definito il divieto una «distanza di cortesia per i fumatori»: significa che non si può fumare in qualsiasi luogo all’aperto a una distanza minore di cinque metri da altre persone, a meno di avere il loro esplicito consenso. Sarà vietato inoltre in ogni caso fumare in presenza di bambini o di donne in gravidanza, come già previsto dal regolamento.
La modifica riguarda l’articolo 7 del regolamento di polizia urbana numero 221: all’articolo è stato aggiunto un passaggio che dice che il divieto riguarda le sigarette, il sigaro, la pipa, il tabacco riscaldato, ogni prodotto a combustione, e anche le sigarette elettroniche, che quindi vengono assimilate alle sigarette normali. La sanzione amministrativa per chi viola il regolamento sarà di 100 euro, come quella già prevista dal divieto di fumo in vigore nelle aree gioco per bambini.
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La modifica era stata proposta a marzo dal consigliere dei Radicali Silvio Viale, che sostiene la maggioranza del sindaco del Partito Democratico Stefano Lo Russo. «Può essere considerata una misura sanitaria, ma è soprattutto una questione culturale di rispetto dei non fumatori e di buona educazione. Fumo? Mi sposto. Sono lontanissimi i tempi in cui si fumava dappertutto, nei cinema, in ogni riunione e in tutte le case. Oggi persino i fumatori più incalliti non fumano a casa, ma vanno sul balcone, alla finestra o nel cortile», ha detto Viale commentando il nuovo divieto.
Torino è la seconda grande città italiana a introdurre una misura simile: la prima nel 2021 era stata Milano, che aveva imposto il divieto di fumare in alcuni luoghi all’aperto, in particolare nel raggio di 10 metri da altre persone nei parchi, alle fermate dei mezzi pubblici, nelle aree gioco per bambini, nelle aree per cani, nei cimiteri e nelle strutture sportive come gli stadi. Non esiste invece una legge nazionale, anche se un anno fa si era parlato di una proposta di legge in tal senso a cui sembrava che stesse lavorando il ministro della Salute Orazio Schillaci. Al momento di quella proposta, comunque, non c’è traccia, e la decisione di introdurre o meno divieti è stata lasciata ai singoli comuni.
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