«L’altro font più odiato al mondo»
Il Papyrus è storicamente la scelta pigra per chi vuole dare una connotazione esotica ai suoi testi, compreso il logo di “Avatar”
Uno dei più famosi sketch dell’era moderna del Saturday Night Live, il celebre programma comico statunitense, ha per protagonista un uomo, interpretato da Ryan Gosling, ossessionato dal logo di Avatar, e in particolare dal fatto che per uno dei film più costosi della storia del cinema sia stato scelto il font Papyrus, storicamente associato a insegne brutte, loghi dozzinali o eventi legati al movimento New Age. Anni dopo lo sketch originale, il SNL ha fatto il sequel, sempre con Gosling protagonista, aggiungendo un pezzo a un famoso tormentone di internet, che intorno al font ha costruito negli anni una certa mitologia.
Il Papyrus è stato infatti definito «l’altro font più odiato al mondo» dopo il Comic Sans (a sua volta scelto pigramente per attribuire “simpatia” a moltissimi testi), proprio per come si è diffuso in moltissimi contesti essendo uno dei font tradizionalmente inclusi in Microsoft Word, l’editor di testo più diffuso al mondo. Gosling, negli sketch, impazzisce non riuscendo a spiegarsi come, per una produzione così enorme e che ha coinvolto così tante persone come quella di Avatar, fosse stata fatta una scelta così scontata e dilettantesca, e di come «nessuno lo avesse impedito». Nel primo sketch, del 2016, sviluppava un’ossessione per il grafico che «l’aveva fatta franca», grafico che infine incontra nel sequel.
Anche il titolo del sequel del 2022 Avatar – La via dell’acqua è infatti stato scritto con lo stesso font, ma in grassetto, come scopre con frustrazione Gosling nello sketch. «[Aveva a disposizione] tutti i soldi del mondo, e l’ha semplicemente messo in grassetto», dice mentre cerca su IMDb il nome del grafico incaricato della scelta del logo, deciso a discutere con lui di persona.
Lo sketch era stato ideato dall’autore del SNL Julio Torres, che parlando con il sito di sport e cultura pop The Ringer ha raccontato di essersi ispirato a un suo stesso tweet, in cui diceva di essere ossessionato dalla stessa questione. Negli sketch dopo aver affittato un garage in cui condurre la sua bizzarra indagine, dopo aver fatto un percorso di riabilitazione per uscire da questa ossessione, Gosling si presenta a un evento a cui è invitato il grafico per chiedergli conto della scelta. Si scopre a quel punto che il suo rapporto problematico con il font di Avatar è legato a suo padre, il creatore fittizio del font Wingdings, quello assai bizzarro fatto interamente da simboli a sua volta disponibile su Word. Un uomo che Gosling definisce «difficile da interpretare». Solo a quel punto capisce che Papyrus, nella sua semplicità, è adatto anche a rappresentare un film costoso come Avatar.
Il Papyrus fu sviluppato un po’ per caso nel 1983 ma è noto in particolare dagli anni Novanta, visto che è uno dei font che compaiono di default nei pacchetti Office di Microsoft e sui Mac di Apple. A inventarlo fu Chris Costello, illustratore e figlio del titolare di una tipografia di New York, che lo abbozzò mentre stava disegnando su carta pergamena caratteri ispirati «al Medio Oriente e ai tempi biblici», nell’agenzia di pubblicità per cui lavorava.
Costello completò l’alfabeto maiuscolo, lo chiamò Papyrus e lo propose a una decina di tipografie. Tutte lo rifiutarono tranne l’inglese Letraset, a cui lo vendette per l’equivalente di 2.500 dollari di oggi. «Al tempo ero entusiasta, mi sembrava di aver appena firmato un contratto discografico», ma c’erano giorni in cui «desiderava di non averne mai venduto i diritti», ha raccontato alla rivista Fast Company.
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Costello sostiene di non essere imbarazzato dal suo font, ma dice di averlo pensato per documentari o riviste che parlavano di storia romana o del Medio Oriente. Invece è diventato quello a cui ha fatto ricorso per anni chiunque volesse attribuire ai suoi testi una generica patina di esotismo o di antichità. È finito non solo su cataloghi di viaggio, menù di cibo cinese, volantini di corsi di yoga e negozi new age, ma anche in contesti che a suo dire non c’entrano proprio nulla, come loghi di società finanziarie o edili. Come la gran parte dei font più usati oggi anche il Papyrus è proprietà di Monotype e le critiche erano cominciate già con la diffusione di massa dei computer. Fast Company, che si occupa soprattutto di economia e tecnologia, ha ricordato che esistono blog e siti creati appositamente per prenderlo in giro e che è stato citato come font di cattivo gusto anche in videogiochi e serie tv, tra cui Undertale e Parks and Recreation.
Tra le altre cose, l’uso del Papyrus è stato criticato anche dai gruppi di nativi americani perché a volte viene associato in maniera superficiale alla scrittura e al simbolismo dei popoli indigeni, a loro dire perpetuando gli stereotipi che nel tempo hanno permesso di distruggere le loro culture, le loro lingue e i loro territori. Secondo Torres, il fatto che sia stato usato per il titolo di Avatar, così come per i sottotitoli dei dialoghi della popolazione di nativi di cui parla, ha lasciato perplessi moltissimi spettatori e ha creato numerose discussioni soprattutto perché è un film che si prende molto sul serio.
Ovviamente il grafico di Avatar che compare negli sketch è un personaggio fittizio ed è interpretato dal membro del cast del SNL Kyle Mooney. C’è però una persona che ha rivendicato di aver scelto il Papyrus per il film ed è Peter Stougaard, ex illustratore e designer grafico, al tempo vicepresidente della sezione pubblicità della 20th Century Fox, la casa cinematografica che lo produsse.
Il film è ambientato nel 22esimo secolo e racconta la storia di un soldato paraplegico che con qualche espediente viene trasferito sul pianeta di Pandora, abitato da umanoidi blu in perfetta simbiosi con la natura. Cameron voleva enfatizzare la lingua e le abitudini di questi esseri, ha detto Stougaard sempre a The Ringer: il problema è che tutti i font proposti erano troppo colorati, troppo futuristici oppure non adatti al 3D. Così Stougaard disse di aver scelto il font in cui era scritto il nome del film sulla copertina della sceneggiatura su cui stava lavorando Cameron, con un po’ di frustrazione da parte dello studio che se ne doveva preoccupare: era proprio il Papyrus.
Dopo l’uscita del primo sketch del SNL, sulla discussa scelta del font nel film fu interpellato lo stesso Cameron. In un’intervista data a BBC Radio 1 per promuovere il suo sequel, disse scherzando che la questione «lo aveva tormentato», per poi aggiungere in fretta «no, per niente». Disse di essere rimasto «sbalordito» dal fatto che il SNL avesse speso «tutti quei soldi per uno sketch cinematografico che si aggrappava a una tale piccolezza» e che «la cosa più divertente» era che lui non sapeva nemmeno che quello era Papyrus: «Nessuno me lo aveva chiesto! Ho solo pensato che il dipartimento artistico se ne fosse uscito con questo font figo». Commentando la scelta del Papyrus in un’altra intervista data sempre a fine 2022 aveva detto: «È chiaro che sia stata trollata senza pietà in quanto pigra, ma francamente il font mi piace».
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