Migliaia di persone sono sfollate a causa delle alluvioni tra Russia e Kazakistan
Il livello dell'acqua continua ad alzarsi e il bilancio dei danni dovuti agli allagamenti di città e strade continua a peggiorare
Tra venerdì e sabato il livello dell’acqua esondata dal fiume Ural, tra la Russia e il Kazakistan, ha continuato a salire: è passata a 10,8 a 11,7 metri in poco più di 24 ore, causando ulteriori danni a edifici e infrastrutture a sei giorni dall’inizio delle gravi alluvioni. Secondo le autorità russe, oltre 14mila persone hanno dovuto lasciare le loro case, ma il bilancio degli sfollati e dei danni peggiora di ora in ora.
Negli ultimi giorni nella zona del fiume Ural è caduta una quantità di pioggia eccezionale per il periodo e i fiumi si sono ingrossati anche a causa del rapido scioglimento dei ghiacciai dovuto al caldo anomalo. Gli allagamenti più gravi sono stati segnalati nella regione russa di Orenburg, dove qualche giorno fa l’acqua aveva sfondato una diga. Diversi quartieri della città di Orenburg sono stati invasi dall’acqua: sono state sfollate migliaia di persone, la maggior parte delle strade e dei ponti non è percorribile in auto. A Orenburg, 1.200 chilometri a sud-est della capitale Mosca, abita circa mezzo milione di persone.
In Kazakistan le autorità hanno dichiarato lo stato di emergenza in 10 regioni su 17. Il presidente kazako Kassym-Jomart Tokayev ha definito le inondazioni «un disastro naturale… come non lo si vedeva da molti anni».