Le complicate indagini sull’incidente nella centrale idroelettrica di Bargi

La procura dovrà capire che tipo di guasto ha causato la morte di sette operai e la devastazione dei piani inferiori dell'impianto, invasi da macerie e acqua

I vigili del fuoco durante le ricerche dei dispersi nella centrale idroelettrica di Bargi
I vigili del fuoco durante le ricerche dei dispersi nella centrale idroelettrica di Bargi (Ansa/Vigili del Fuoco)
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La procura di Bologna sequestrerà i piani inferiori della centrale idroelettrica di Bargi, sull’Appennino bolognese, dove martedì un incidente ha causato la morte di sette operai impegnati nel collaudo degli impianti e il ferimento di altre cinque persone. Venerdì i vigili del fuoco hanno trovato e recuperato l’ultimo operaio che risultava disperso: ci sono voluti tre giorni per trovare i corpi dei dispersi. Ora potranno iniziare i sopralluoghi che dovranno stabilire cosa è successo. Saranno indagini complicate, perché i piani inferiori della centrale sono devastati, colmi di macerie e danneggiati dall’acqua che li ha invasi fin da martedì pomeriggio.

A differenza di molte centrali idroelettriche costruite in Italia, quella di Bargi viene definita di “generazione e pompaggio a ciclo giornaliero”. Significa che può produrre energia e ricaricare il bacino idrico grazie al pompaggio dell’acqua in senso opposto attraverso le turbine. Per sfruttare la pressione del lago di Suviana, che spinge l’acqua naturalmente nella centrale favorendo la fase di pompaggio, la centrale è stata costruita “a pozzo”, cioè per 54 metri sotto il livello del lago.

Le due turbine da 165 megawatt costruite dalle aziende Riva Calzoni e De Pretto Escher Wyss e gli alternatori si trovano tra l’ottavo e il nono piano. I dieci piani della centrale, tutti ampi circa mille metri quadrati, sono collegati da un pozzo verticale che arriva fino alla parte più bassa dell’impianto.

– Leggi anche: Come è fatta la centrale idroelettrica di Bargi

La procura di Bologna, guidata da Giuseppe Amato, ha aperto un’inchiesta per disastro colposo e omicidio colposo. Non ci sono persone indagate. Il procuratore ha già detto che non sequestrerà tutta la centrale per consentire ai tecnici di Enel Green Power che la gestiscono di vigilare sulle conseguenze dell’incidente, soprattutto per un eventuale impatto ambientale. I magistrati hanno già ascoltato alcune persone che erano presenti al momento dell’incidente e hanno acquisito i dati registrati su un sistema di controllo chiamato Scada (Supervisory Control And Data Acquisition). Lo Scada è presente in tutte le centrali e i suoi dati possono essere utili per verificare quali anomalie ci sono state.

Negli ultimi giorni anche tecnici molto esperti hanno detto che è difficile dire con certezza quale sia stato il tipo di guasto avvenuto nella centrale. Al momento non si sa nemmeno se l’incidente sia stato causato da un problema meccanico che ha devastato l’ottavo piano oppure da un problema elettrico, con conseguente fiammata.

I primi soccorritori avevano dato l’allarme parlando dell’esplosione della turbina o dell’alternatore. La turbina, tuttavia, non può esplodere. «Ci potrebbe essere stato un problema all’alternatore. Si potrebbe essere sbilanciato», ha detto Giovanni Toffolo, fino a due anni fa uno dei capi dei collaudatori di Enel Green Power, in un’intervista al Corriere del Veneto. «Parliamo di una macchina di 140-150 tonnellate di peso che gira a 370 giri al minuto, circa 5 giri al secondo. Questo potrebbe aver divelto una parte della struttura rompendo anche i cuscinetti. Va tenuto conto che i cuscinetti sono l’unico punto di tutta la centrale in cui c’è olio. Serve per lubrificare, togliere attrito ad una struttura così grande che gira di continuo. L’incendio sarebbe potuto partire da lì».

Durante le fasi di collaudo vengono installati sensori che misurano le vibrazioni di turbina e alternatore: se viene superata la soglia critica il collaudo deve interrompersi. Toffolo esclude invece la rottura della turbina perché l’acqua che scende dalla condotta larga quattro metri, con una portata di 47 metri cubi di acqua al secondo, avrebbe invaso tutta la centrale provocando una sorta di grande fontana dal pozzo che collega tutti i dieci piani. L’acqua, ipotizzano gli esperti, potrebbe essere entrata a causa della rottura delle condotte di raffreddamento degli impianti.

Oltre alle verifiche nei piani inferiori della centrale, i magistrati dovranno indagare sui contratti di manutenzione e gli appalti. Il procuratore Giuseppe Amato ha detto che il subappalto di per sé non è un problema, perché è una modalità prevista a cui si ricorre per avere professionalità tecniche altamente specializzate: «Non deve essere vista in ottica pregiudizialmente negativa». In effetti tutti i tecnici che sono morti nell’incidente avevano molta esperienza nella gestione e nella manutenzione delle centrali idroelettriche.