Cosa si dice del possibile attacco dell’Iran contro Israele
Se ne parla da giorni, da quando un bombardamento israeliano ha ucciso in Siria un potente generale delle Guardie rivoluzionarie iraniane: secondo il presidente degli Stati Uniti Joe Biden potrebbe essere imminente
Negli ultimi giorni varie fonti, sia statunitensi sia iraniane, hanno detto ai media americani che un attacco dell’Iran contro Israele potrebbe essere imminente ed essere compiuto nelle prossime 24-48 ore. Ne ha parlato venerdì sera anche il presidente statunitense Joe Biden, che in una conferenza stampa ha detto di aspettarsi che un attacco iraniano possa arrivare a breve. Alla domanda di un giornalista su quale sia il suo messaggio all’Iran in questo momento, il presidente ha detto: «Non fatelo».
Un attacco del genere Israele lo sta aspettando ormai da una decina di giorni, da quando il 1° aprile un bombardamento israeliano contro l’ambasciata iraniana a Damasco, in Siria, aveva ucciso Mohammad Reza Zahedi, un importante generale delle Guardie rivoluzionarie, potente forza militare iraniana. Le autorità iraniane hanno promesso una ritorsione molto dura, e ci sono vari segnali che questa ritorsione potrebbe essere fatta a breve, e forse anche in territorio israeliano.
Un attacco diretto dell’Iran contro Israele sarebbe assai rischioso per le sue possibili conseguenze in tutta la regione del Medio Oriente, soprattutto ora con l’invasione israeliana nella Striscia di Gaza ancora in corso e le scaramucce militari tra Israele e il gruppo libanese Hezbollah, alleato dell’Iran.
Ovviamente tutti questi avvertimenti – che vengono da fonti anonime sentite dai giornali americani – devono essere presi con una certa cautela: le cose potrebbero cambiare, anche in poco tempo. Tuttavia, anche a giudicare dalle dichiarazioni ufficiali, il rischio di un attacco iraniano contro Israele sembra abbastanza concreto. Mercoledì il presidente americano Joe Biden ha detto che l’Iran sta minacciando di lanciare contro Israele un «attacco significativo», e ha inviato in Israele il suo più importante generale in Medio Oriente, Michael E. Kurilla, con l’obiettivo di coordinare possibili manovre militari.
Anche il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, giovedì, ha fatto capire che Israele è pronto a un attacco: «Noi abbiamo una regola semplice: facciamo del male a chi ci fa del male. Siamo pronti ad assicurare tutti i bisogni di sicurezza dello stato di Israele, sia difensivi sia offensivi».
Dall’inizio della guerra nella Striscia di Gaza, l’Iran non ha mai attaccato direttamente Israele. Lo hanno fatto ripetutamente vari gruppi alleati dell’Iran, come Hezbollah in Libano e gli Houthi in Yemen, ma le forze militari iraniane non hanno mai agito direttamente, per evitare che un attacco diretto tra i due paesi potesse provocare una guerra più ampia nella regione.
Le cose sono cambiate dopo che Israele ha ucciso il generale Mohammad Reza Zahedi, che è il più importante militare iraniano ucciso da quando gli Stati Uniti assassinarono il capo delle Guardie rivoluzionarie Qassem Suleimani, nel 2020. Potrebbe aver rafforzato la decisione dell’Iran di colpire Israele anche la morte avvenuta questa settimana dei tre figli adulti di Ismail Haniyeh, uccisi in un bombardamento di Israele nel nord della Striscia di Gaza. Haniyeh è il capo politico di Hamas, gruppo che è alleato dell’Iran.
Secondo il Wall Street Journal, che ha parlato con una fonte iraniana, la leadership dell’Iran sta discutendo vari piani di attacco, ma non ha ancora deciso come agire. La fonte sostiene che le Guardie rivoluzionarie avrebbero presentato alla Guida suprema Ali Khamenei (la principale autorità politica e religiosa del paese) varie opzioni per colpire Israele, ma che ancora non è stata presa una decisione finale.
L’attacco potrebbe colpire direttamente il territorio israeliano, e questa sarebbe l’opzione più grave di tutte. Potrebbe altrimenti colpire le ambasciate israeliane all’estero, specie nel mondo arabo, oppure territori occupati da Israele ma non riconosciuti dalla comunità internazionale, come per esempio il Golan, un territorio siriano che Israele ha annesso nel 1981. Non è ancora da escludere nemmeno che l’attacco venga da uno degli alleati dell’Iran, come per esempio i gruppi armati sciiti siriani e iracheni (l’Iran è un paese a stragrande maggioranza sciita, uno dei due principali orientamenti dell’Islam).
Khamenei e la leadership iraniana stanno anche valutando il rischio politico e militare di un attacco contro Israele. Per esempio, sempre secondo la fonte del Wall Street Journal, Khamenei sarebbe preoccupato che un attacco diretto contro Israele possa ritorcersi contro l’Iran, e provocare una massiccia risposta israeliana contro infrastrutture strategiche iraniane.