Il caso di femminicidio in cui Italia e Francia non hanno collaborato
Auriane Nathalie Laisne è stata uccisa in Valle d'Aosta: ci era arrivata passando il confine con un uomo che non avrebbe potuto avvicinarsi a lei, e che ora è in arresto
Il 5 aprile è stato trovato in una chiesetta del paese abbandonato di Equilivaz, in Valle d’Aosta, il corpo di una giovane donna francese uccisa con coltellate al collo e all’addome, secondo quanto stabilito dall’autopsia. La donna si chiamava Auriane Nathalie Laisne, 22 anni, residente in una cittadina nella zona di Lione. Teima Sohaib, un 21enne nato a Fermo, nelle Marche, ma residente in Francia a Grenoble, è stato accusato di averla uccisa. Sohaib aveva avuto una relazione con la donna. È stato arrestato mercoledì a Lione dalla polizia francese.
La procura di Aosta nel frattempo ha aperto insieme alle autorità francesi un’indagine in cui Sohaib è l’unico sospettato, e ha indicato la morte di Laisne esplicitamente come un femminicidio, cioè un omicidio conseguenza di violenze (fisiche ma anche psicologiche) che derivano da una dinamica di potere e controllo alimentata da stereotipi di genere, esercitate sulle donne da uomini a loro vicini o che pensano di esserlo.
In Francia ci si sta chiedendo se una collaborazione più efficace tra le autorità francesi e quelle italiane avrebbe potuto evitare il femminicidio: in Francia infatti era stato imposto a Sohaib un divieto di avvicinamento a Laisne, e a maggio sarebbe dovuto iniziare un processo in cui era accusato di violenza domestica ai danni di lei. Nonostante questo, il 25 marzo i due erano riusciti a passare insieme il confine tra Francia e Italia per andare in Valle d’Aosta, pur venendo controllati alla frontiera dalla polizia italiana.
Dal momento che Sohaib era stato segnalato come persona ricercata in Francia, la polizia italiana avrebbe potuto verificare che stava viaggiando con la ex compagna, da cui si sarebbe dovuto tenere lontano per via del divieto di avvicinamento. Una fonte giudiziaria francese sentita dal quotidiano Le Monde ha detto che per la polizia italiana non c’era motivo di fermare i due alla frontiera perché la donna si era mostrata consenziente e non sembrava in pericolo.
Il giorno dopo, il 26 marzo, la polizia italiana aveva segnalato il controllo nei confronti dei due alle autorità francesi, tanto che la procura di Grenoble aveva aperto un’altra indagine nei confronti di Sohaib per violazione del divieto di avvicinamento che gli era stato imposto: non è chiaro perché poi non gli sia stato impedito di stare insieme alla donna o se sia stato fatto concretamente qualcosa per rintracciarlo.
Secondo la ricostruzione fornita dal procuratore capo di Aosta, Luca Ceccanti, i due sono arrivati in Italia su un autobus di quelli che organizzano viaggi con tariffe low-cost. Il controllo della polizia italiana è avvenuto nel traforo del Monte Bianco. Dopo essere arrivati in Valle D’Aosta avrebbero cercato un posto dove campeggiare, e secondo la procura lo avrebbero trovato nella chiesetta dove è stato ritrovato il corpo della donna a Equilivaz, che è appunto un paesino abbandonato da tempo vicino al comune di La Salle, tra Aosta e la nota località sciistica di Courmayeur.
L’aggressione sarebbe stata compiuta con un’arma che la procura ha descritto come “da punta e taglio”, ma che non è ancora stata trovata. Secondo i risultati dell’autopsia la donna è morta per le coltellate subite, soprattutto quelle al collo. La procura ha fatto sapere che non è stato possibile stabilire con certezza il momento in cui è stata uccisa Laisne perché le basse temperature hanno parzialmente conservato il corpo, e quindi non è possibile ricostruire precisamente l’andamento della decomposizione. In ogni caso la procura ritiene che sia stata uccisa tra il 26 e il 27 marzo, mentre il corpo è stato trovato dopo più di una settimana.