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  • Giovedì 11 aprile 2024

L’enorme e futuristica città a “linea” nel deserto saudita sarà mai costruita?

Secondo Bloomberg i piani originali, che prevedevano 170 km di lunghezza e 1,5 milioni di residenti, sono in fase di forte ridimensionamento

Un render di The Line (Neom)
Un render di The Line (Neom)
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Secondo Bloomberg il progetto dell’Arabia Saudita di costruire The Line, una città futuristica nel deserto a zero emissioni e lunga 170 chilometri, sta venendo ridimensionato notevolmente a causa dei costi e dell’infattibilità di alcuni aspetti. Il governo saudita si aspettava che la città fosse costruita e operativa entro il 2030, con 1,5 milioni di persone che si sarebbero dovute stabilire lì entro quella data. Secondo Bloomberg, che ha parlato con persone vicine ai progetti, le previsioni sarebbero cambiate: per quella data i funzionari sembrano aspettarsi di riuscire a completare solo 2,4 chilometri del progetto, che riuscirebbe così a ospitare meno di 300mila residenti.

Il piano originario prevede che The Line si sviluppi nel deserto fino alla costa, nella provincia di Tabuk, nel nord-ovest dell’Arabia Saudita, vicino al confine con la Giordania e dall’altra parte del golfo di Aqaba rispetto all’Egitto. The Line è solo una parte di Neom (una fusione del prefisso neo, che in greco significa “nuovo”, con la parola araba mustaqbal, “futuro”), un piano più ampio per costruire una serie di città e infrastrutture che migliorino la vivibilità e l’attrattiva turistica nella regione.

Attorno a The Line si dovrebbero sviluppare quattro centri urbani e industriali più grossi, uno per ciascun tipo di territorio che attraversa: l’area marittima del golfo, quella desertica, la zona delle montagne e quella delle vallate.

Idealmente The Line dovrebbe essere una città senza strade né auto, senza traffico né smog. Il principe ereditario saudita Mohammed bin Salman – che ha nei suoi progetti ampi piani di riforme per emancipare l’economia nazionale dalle sole esportazioni di petrolio – aveva respinto progetti per ridurre l’inquinamento e le emissioni nocive che riteneva troppo semplici, chiedendo a ingegneri e architetti di osare e pensare più in grande.

Nonostante le grandi ambizioni del principe, la realizzazione della città procede a rilento e in ritardo, sia per la difficoltà oggettiva di concludere progetti così ambiziosi, sia per quella di attirare investitori stranieri in un piano che non si sa se effettivamente si dimostrerà all’altezza delle aspettative.

Sulle difficoltà materiali, secondo le persone sentite da Bloomberg, i funzionari lamentano la scarsità di tecnologie e lavoratori da poter usare per procedere ai ritmi previsti.

Le difficoltà finanziarie dipendono soprattutto dalla preoccupazione del fondo sovrano saudita, il fondo che gestisce tutti i proventi derivanti dalla vendita del petrolio e che possiede e finanzia gran parte del progetto, sull’effettiva realizzabilità del progetto e sui costi. Il fondo starebbe dunque chiedendone un ridimensionamento rispetto al costo originale, che ammontava complessivamente a 320 miliardi di dollari.

La preoccupazione è anche giustificata dal fatto che il fondo saudita, che è attualmente il sesto al mondo per dimensione, sta passando un periodo critico dal punto di vista della liquidità, ossia del denaro spendibile nel breve termine. A settembre i suoi livelli di liquidità erano scesi a circa 15 miliardi di dollari, il livello più basso da dicembre 2020, quando iniziò a pubblicare i dati. Per tenere attivi i suoi progetti l’Arabia Saudita si è ritrovata nella condizione piuttosto eccezionale per la sua storia di aver bisogno di soldi nell’immediato, e secondo quanto riportato dal Wall Street Journal starebbe sperimentando alcune modalità da cui si era tenuta alla larga negli ultimi decenni: i prestiti e la vendita di parte della quota azionaria che il fondo sovrano detiene nella grande azienda petrolifera di stato, la Saudi Aramco.

All’inchiesta di Bloomberg hanno rifiutato di commentare sia i rappresentanti di Neom che quelli del fondo sovrano saudita.