A Bologna c’è agitazione per la ricostruzione di una scuola
Il comune vuole demolire e ricostruire le medie “Fabio Besta” in un parco, abbattendo una trentina d’alberi e riducendo l’area verde, e alcuni cittadini protestano da mesi
A Bologna, dopo mesi di lotte, raccolte firme, cortei e presidi contro il progetto di ricostruzione delle scuole medie “Fabio Besta”, all’interno del parco Don Giovanni Bosco, il sindaco del PD Matteo Lepore ha trovato un compromesso con i comitati in protesta: ha detto che non ci sarà alcuno sgombero del presidio finché non si arriverà a un accordo e ha chiesto che il parco venga liberato dalle tende che lo occupano per tornare fruibile. I comitati, contrari alla ricostruzione della scuola perché porterà all’abbattimento di una trentina d’alberi e alla riduzione dell’area verde, hanno a loro volta accettato di alleggerire il presidio dicendo anche di essere favorevoli alla prosecuzione dei negoziati con il comune stesso e con i residenti che sostengono il progetto i cui lavori, nel frattempo, sono stati sospesi.
Le Besta si trovano nel quartiere San Donato e sono state costruite tra il 1980 e il 1984, durante la giunta di sinistra di Renato Zangheri, quando venne approvato un piano di edilizia pubblica che portò a realizzare, tra le altre cose, più di 150 scuole disegnate da ingegneri e architetti del comune e con la partecipazione di insegnanti, psicologi, pedagogisti. Come ha raccontato l’Espresso la scuola media Besta è formata da due blocchi collegati da una palestra e circondati da un parco: ci sono 24 aule, ciascuna con un ingresso diretto al giardino, spazi per biblioteche e laboratori e come gli altri istituti del piano Zangheri, «è una struttura a moduli che si può ampliare o replicare in altri quartieri e che fu celebrata come “un modello all’avanguardia” nelle riviste di architettura» del tempo. Le pareti sono mobili, «gli spazi si possono adattare alle diverse esigenze scolastiche, ogni aula si può allargare verso l’interno (nella cosiddetta anti-aula) o verso l’esterno, aprendo le grandi vetrate affacciate sul parco».
L’anno scorso il comune di Bologna, guidato da Matteo Lepore, decise di abbattere la scuola per ricostruirla poco lontano e sempre all’interno del parco. Il progetto fa parte di un piano più generale dedicato all’edilizia scolastica che coinvolge anche altri edifici. Il costo previsto per la ricostruzione delle Besta è di 18 milioni di euro di cui 2 provenienti dai fondi del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR), con cui il governo italiano intende spendere i finanziamenti europei del Recovery Fund.
Il vecchio edificio, sostiene il comune, ha una struttura ormai poco adeguata e difficile da rendere a norma mentre la nuova scuola, che sarà a forma di quadrifoglio, rispetterà gli attuali standard di risparmio energetico: «L’edificio sarà a ridotto impatto energetico» e «sarà inoltre privo di barriere architettoniche e avanzato anche sotto il profilo antisismico». Il comune dice anche che ci saranno nuovi spazi, più grandi rispetto a quelli attuali, nuovi laboratori, una nuova biblioteca, un auditorium, una nuova palestra, tutte «innovazioni che non sarebbero state possibili nel vecchio edificio». Sempre il comune dice che il progetto è stato pensato «con una forma tale da limitare al massimo l’abbattimento di alberi. Oltre l’80 per cento delle alberature attuali saranno, infatti, salvaguardate. Saranno piantati due nuovi alberi per ogni albero rimosso, all’interno del parco o nel verde di pertinenza della scuola».
Numerose famiglie di alunni che frequentano la scuola, ma anche cittadini e cittadine che vivono in zona e che si sono riuniti in un comitato, sono favorevoli al progetto e hanno consegnato al sindaco Lepore circa 650 firme raccolte da inizio marzo.
Contro la demolizione e ricostruzione si sono però mossi altri comitati di cittadini, insegnanti, collettivi studenteschi, associazioni ambientaliste, urbanisti e architetti. Rifiutano il progetto del comune perché i lavori porteranno all’abbattimento di diversi alberi e alla riduzione dell’area verde del parco. Sulla questione è intervenuta anche Fioretta Gualdi, architetta e progettista della scuola in questione: ha spiegato che l’attuale edificio è «significativamente più adeguato alle nuove esigenze educative rispetto a quello che il comune vuole costruire» e che l’edificio esistente può essere facilmente rinnovato. Chi è contrario alla demolizione riconosce insomma che le scuole Besta necessitano di nuovi lavori per sanare i deterioramenti dovuti al tempo, alla mancata manutenzione, per adeguare l’edificio alle normative antisismiche e per migliorarne l’efficienza energetica, ma ritengono che tutto questo si possa fare sulla struttura che già esiste. Sostengono, infine, che un simile intervento di ristrutturazione è già stato fatto dal comune in soli sei mesi e con un costo di circa 3 milioni di euro alle scuole medie Guercino, simili alle Besta.
Negli ultimi sei mesi i contrari alla ricostruzione hanno organizzato raccolte firme, cortei, proteste. E hanno occupato il parco con un presidio permanente per bloccare il cantiere. Hanno anche presentato un ricorso in tribunale per fermare i lavori e valutare una soluzione alternativa che però, pochi giorni fa, è stato respinto. Durante le proteste ci sono stati anche diversi momenti di tensione con la polizia.
Il 3 aprile, giorno in cui è iniziato l’abbattimento dei primi alberi, agenti e militari in tenuta antisommossa sono entrati nel parco per consentire agli operai di lavorare. Circa 200 attivisti hanno realizzato delle barriere utilizzando le reti del cantiere per impedire l’accesso agli operai, alcuni si sono arrampicati sugli alberi o sulle gru e altri si sono sdraiati per terra e sono stati spostati di peso. Ci sono stati scontri e anche dei feriti e sulla vicenda è intervenuto il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, dicendo: «Ancora una volta personale in divisa ha subito l’intollerabile violenza di chi ha tentato di impedire il ripristino della legalità, con il ricorso a comportamenti gravissimi che trovano terreno fertile in un sentimento di impunità».
Il 9 aprile, dopo un confronto tra il sindaco e i comitati e i movimenti contrari alla ricostruzione, il cantiere è stato temporaneamente bloccato ed è stato deciso che il presidio nel parco non sarà sgomberato. Lepore ha anche proposto la creazione di un tavolo di discussione tra il fronte del «no» e i favorevoli al progetto della nuova scuola, ribadendo però che l’amministrazione resta convinta del progetto e che l’appalto è già stato assegnato. Gianni De Giuli, parlando a nome del gruppo in protesta, ha detto che «il progetto non può passare così com’è» e che «quella parte di parco non va toccata». Ha però riconosciuto che «dopo sei mesi di lotta il sindaco ci ha riconosciuti» e ha accettato di sedere al tavolo delle trattative: potremo portare avanti il dialogo a patto che si arrivi a «pensare a una soluzione diversa».