Sono stati trovati i corpi di tre dei quattro operai dispersi alla centrale di Bargi
Le operazioni di soccorso vanno avanti da ore, ma arrivare ai piani più bassi è molto complicato
Giovedì sono stati trovati i corpi di tre dei quattro operai dispersi in seguito all’esplosione avvenuta martedì pomeriggio nella centrale idroelettrica di Bargi, sull’Appennino bolognese. Martedì erano già stati trovati i corpi di tre operai, dunque il numero confermato dei morti è sei. Altre cinque persone sono ricoverate in ospedale. Non si sa ancora cosa abbia causato l’esplosione: nel frattempo la procura di Bologna ha aperto un’inchiesta ipotizzando i reati di disastro colposo e omicidio colposo.
Le operazioni di soccorso sono rese molto difficili dall’architettura della centrale idroelettrica, una delle più grandi dell’Emilia-Romagna, costruita per la maggior parte sotto il livello dell’acqua del lago di Suviana. Gli operai morti si trovavano nel locale delle turbine all’ottavo piano. Quelli i cui corpi sono stati trovati martedì erano Pavel Petronel Tanase, di Settimo Torinese (Torino), di 45 anni; Mario Pisani, di San Marzano di San Giuseppe (Taranto), 73 anni; e Vincenzo Franchina, di Sinagra (Messina), 36 anni. Giovedì sono stati trovati i corpi di Adriano Scandellari (Padova), 57 anni; Paolo Casiraghi (Milano), 59 anni; e Alessandro D’Andrea (Pisa), 37 anni.
I cinque feriti, ricoverati in ospedali della zona, hanno gravi ustioni e ferite.
Nonostante nelle ricerche siano impegnati circa 100 vigili del fuoco, le probabilità di trovare l’ultimo disperso ancora vivo sono comunque molto poche. «Non stiamo lavorando con molte speranze di trovare vivi i dispersi, lo scenario che abbiamo davanti non ci dà questa idea», aveva detto mercoledì mattina Luca Cari, responsabile della comunicazione d’emergenza dei vigili del fuoco.
Le operazioni sono state rallentate dal fatto che a lungo non è stato possibile garantire la sicurezza dei soccorritori. Mercoledì sera i soccorritori sono riusciti a raggiungere i piani inferiori della centrale, ma non è ancora chiaro cosa sia esploso: le operazioni sono ostacolate dalla scarsa visibilità, dall’allagamento e dalle macerie presenti nei livelli più bassi.
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Nella notte tra martedì e mercoledì l’acqua si è alzata allagando parte dell’ottavo piano, tra 40 e 45 metri di profondità. Per tutta la giornata di mercoledì i vigili del fuoco hanno quindi cercato di capire come liberare gli ultimi piani dall’acqua. Il problema è stato individuato in una condotta che continuava a scaricare molta acqua all’interno della centrale.
La condotta è stata chiusa e messa in sicurezza, e i soccorritori hanno cominciato a togliere con pompe idrovore parte dell’acqua e degli oli fuoriusciti dalle condutture danneggiate. Per aiutare le ricerche è stato anche abbassato il livello del lago di Suviana: per ora di circa un metro, ma nelle prossime ore si potrebbe arrivare fino a 7 metri.