Come cambierà la par condicio per le europee
Un emendamento approvato dalla commissione di vigilanza della Rai prevede che venga dato più spazio ai membri del governo durante la campagna elettorale, e le opposizioni lo hanno molto contestato
Martedì sera nella commissione bicamerale di vigilanza Rai – l’organo collegiale del parlamento che ha il compito di sorvegliare l’attività della tv pubblica – è stato approvato un emendamento che modifica il funzionamento della cosiddetta “par condicio”, l’insieme di regole che garantisce la parità di accesso a determinati spazi nei mezzi di informazione ai vari partiti politici. L’emendamento è stato proposto da alcuni partiti della maggioranza di governo, e molto contestato dalle opposizioni perché secondo loro favorirebbe i primi e offrirebbe uno spazio troppo ampio agli esponenti di governo.
L’emendamento riguarda una delibera dell’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni (AGCOM), proposta per modificare le regole sulla par condicio in vista delle elezioni europee di giugno. La delibera dell’AGCOM prevedeva soprattutto di valutare le presenze dei politici nei programmi televisivi non solo dal punto di vista “quantitativo”, ma anche “qualitativo”: quindi considerando non solo la durata delle loro presenze, ma anche la rilevanza delle fasce orarie in cui appaiono, sulla base degli ascolti registrati dall’Auditel.
La par condicio è uno strumento che era stato introdotto nel 2000 in un contesto politico e mediatico molto diverso da quello attuale, e che da allora è stato poco aggiornato, motivo per cui risulta secondo molti obsoleto e da eliminare o sostituire. In realtà le regole puntuali su come i media devono gestire la comunicazione politica vengono pubblicate in occasione di ogni nuova elezione nazionale, anche se fanno riferimento sempre allo stesso vecchio impianto. Le decidono l’AGCOM per le emittenti radiotelevisive private, e la commissione parlamentare di vigilanza per la Rai per le emittenti pubbliche.
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Il testo della delibera dell’AGCOM è stato riformulato grazie a un emendamento proposto da Fratelli d’Italia, Lega e Noi Moderati, che stabilisce che da qui alle elezioni europee i programmi di informazione «qualora in essi assuma carattere rilevante l’esposizione di opinioni e valutazioni politico-elettorali, sono tenuti a garantire la più ampia possibilità di espressione, facendo in ogni caso salvo il principio della “notiziabilità” giornalistica e la necessità di garantire ai cittadini una puntuale informazione sulle attività istituzionali e governative».
Significa che durante la campagna elettorale nei programmi di informazione non ci sarà nessun vincolo di tempo per i politici candidati, purché nei loro interventi parlino della loro attività istituzionale. È un emendamento che favorisce naturalmente i politici della maggioranza di governo candidati alle europee, e in particolare i membri del governo che dovessero candidarsi (è probabile ma non ancora certo che si candideranno la presidente del Consiglio Giorgia Meloni e il ministro degli Esteri Antonio Tajani).
L’emendamento è stato molto criticato dai partiti di opposizione, che in commissione hanno votato tutti contro. In un comunicato inviato alle agenzie di stampa, i componenti del PD della commissione parlamentare di vigilanza della Rai hanno scritto che «c’è stata […] la volontà di far esondare il governo durante la campagna elettorale eliminando il motivo stesso per cui esiste la par condicio. Cioè si vuole comprimere la voce dell’opposizione». Il Movimento 5 Stelle ha detto, a proposito del voto in commissione, che «quando vogliono approvare qualcosa che gli interessa procedono come schiacciasassi rifiutando ogni tipo di mediazione». Alle accuse delle opposizioni ha risposto Maurizio Lupi di Noi Moderati: «La sinistra vorrebbe, nell’imminente campagna elettorale, imbavagliare l’intero esecutivo, consegnandolo a un inspiegabile e quanto mai inusuale silenzio, impedendogli così di informare i cittadini sulle sue iniziative e sui suoi provvedimenti».
Un altro emendamento invece è stato votato anche dalle opposizioni, quello che esclude dal conteggio della par condicio gli interventi televisivi degli esponenti di governo che parlano di «materie inerenti all’esclusivo esercizio delle funzioni istituzionali svolte». L’emendamento, scrive l’agenzia Ansa, è stato riscritto e ora dice che «la loro presenza [degli interventi, ndr] deve essere limitata esclusivamente alla esigenza di assicurare la completezza e l’imparzialità dell’informazione».