Cosa sappiamo dell’esplosione alla centrale idroelettrica di Bargi
Ha causato tre morti e cinque feriti, quattro operai sono ancora dispersi: nell'impianto in provincia di Bologna erano in corso lavori di manutenzione straordinaria
Nel primo pomeriggio di martedì un’esplosione nella centrale idroelettrica di Bargi, in provincia di Bologna, ha causato tre morti e cinque feriti gravi: quattro persone sono ancora disperse, e le ricerche sono proseguite per tutta la notte. La centrale si trova sotto il livello dell’acqua sulle sponde del bacino artificiale di Suviana, sull’Appennino bolognese, è una delle più grandi dell’Emilia-Romagna ed è gestita da Enel Green Power. Tutte le persone coinvolte nell’incidente erano operai e tecnici impegnati in alcuni lavori di revisione e manutenzione straordinaria che andavano avanti da quasi un anno.
Nelle prossime ore cominceranno perizie e analisi della procura di Bologna per capire cosa sia successo e individuare eventuali responsabilità. Intanto dalla notte oltre dodici squadre di vigili del fuoco sono impegnate nella ricerca dei dispersi.
Luca Cari, responsabile della comunicazione dei vigili del fuoco, ha detto che i soccorsi sono molto difficili perché nel frattempo l’acqua sta entrando dentro la struttura: «L’acqua sta salendo, stiamo lavorando al di sotto del livello del lago quindi con l’acqua che entra. Siamo già a 40 centimetri al piano -8 dove stavamo lavorando con le squadre di ricerca. Questa è una situazione molto difficile, sta entrando l’acqua, una situazione di rischio e pericolo per i nostri operatori», ha detto. «Siamo in una fase di studio per capire se può entrare acqua in modo improvviso. La necessità assoluta adesso è di mettere in sicurezza perché i vigili del fuoco stanno lavorando al di sotto del livello dell’acqua».
L’esplosione è avvenuta all’ottavo piano sotto terra della centrale, a circa 40 metri di profondità, e ha causato prima un incendio, poi il crollo di un solaio e l’allagamento del nono piano interrato, probabilmente per la rottura di un tubo refrigerante. Le prime testimonianze raccolte dai giornali fra i tre operai rimasti illesi raccontano di uno «strano rumore» proveniente dalla turbina e poi di una «grande fiammata».
Non è chiaro cosa abbia causato l’esplosione e poi l’incendio: martedì era in corso la prova di messa in esercizio, che precede il collaudo ufficiale, che di fatto avrebbe dovuto concludere i lavori di manutenzione straordinaria e riammodernamento, appaltati ad aziende esterne e specializzate, che lavoravano con propri dipendenti ma anche con tecnici e operai esterni.
I tre operai morti si trovavano nel locale delle turbine all’ottavo piano e sono stati identificati: sono Pavel Petronel Tanase, di Settimo Torinese (Torino), di 45 anni, Mario Pisani, di San Marzano di San Giuseppe (Taranto), 73 anni e Vincenzo Franchina, di Sinagra (Messina), 36 anni. I cinque feriti, ricoverati in ospedali della zona, hanno gravi ustioni e ferite.