18 marzo 1978: l’omicidio di Fausto Tinelli e Lorenzo Iannucci
Assassinati in via Mancinelli, a Milano: le inchieste non hanno mai portato a una conclusione giudiziaria, nonostante gli elementi emersi negli anni
Il 18 marzo 1978, poco prima delle venti, vennero assassinati due ragazzi di 18 anni, Fausto Tinelli e Lorenzo Iannucci. L’omicidio avvenne in via Mancinelli, nel quartiere di Casoretto a Milano. Tinelli e Iannucci erano due ragazzi di sinistra, due come tanti, non in vista, non due leader: frequentavano il centro sociale Leoncavallo, che allora si trovava proprio al Casoretto.
Tinelli e Iannucci, Fausto e Iaio, furono uccisi con otto colpi di pistola, tutti andati a segno. L’omicidio, avvenuto due giorni dopo il sequestro del presidente della Democrazia Cristiana Aldo Moro, suscitò grande emozione in città, soprattutto tra gli adolescenti, studenti delle scuole medie superiori e universitari. Ai funerali, il 22 marzo, parteciparono decine di migliaia di persone. Ciò che dicevano allora quei ragazzi era: «Hanno ucciso due come noi, due esattamente come noi».
Le due puntate di Altre Indagini raccontano cosa avvenne dopo quel delitto. Le indagini, che non hanno mai avuto una conclusione processuale, furono segnate all’inizio da un maldestro tentativo di depistaggio. Furono poi condotte da otto magistrati diversi, alcuni dei quali si impegnarono profondamente ma spesso furono costretti a dedicarsi al caso solo per brevi periodi, o nei ritagli di tempo. Alcuni reperti vennero distrutti inspiegabilmente dieci anni dopo l’omicidio.
Parallelamente ci furono le inchieste giornalistiche che misero in evidenza aspetti e particolari tralasciati dagli investigatori. Una pista concreta portò agli ambienti del neofascismo romano e ai contatti che alcuni esponenti di estrema destra avevano a Cremona. Ai viaggi che in particolare una persona fece tra Roma e Cremona, passando per Milano, proprio nel marzo del 1978. Altri elementi indicavano che alla base del delitto c’era un libro bianco, un dossier, sullo spaccio di eroina in città. A quel dossier, che conteneva nomi, fotografie e indicazioni dei luoghi dello spaccio, aveva collaborato Fausto Tinelli. Secondo una ipotesi il delitto fu commesso da neofascisti su indicazione e richiesta di spacciatori milanesi con buoni contatti nell’estrema destra.
Le indagini furono definitivamente archiviate nel 2000 nonostante le indicazioni fornite da alcuni collaboratori di giustizia ex appartenenti al terrorismo nero. Ma si trattava di testimonianze riferite, mai dirette. Ora la procura di Milano, a distanza di tanti anni, ha deciso di riprendere il filo di quelle indagini aprendo un fascicolo conoscitivo, senza indagati.
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