A Khan Yunis non è rimasto quasi niente
Migliaia di palestinesi che hanno iniziato a tornarci hanno trovato le loro case distrutte: possono solo recuperare qualche oggetto e tornare nei campi profughi di Rafah
Dopo il parziale ritiro delle truppe israeliane da Khan Yunis, che era la seconda città più grande della Striscia di Gaza, migliaia di palestinesi rifugiatisi nella vicina città di Rafah hanno provato a tornare nelle loro vecchie case in città. Ma, dopo intensi combattimenti e quattro mesi di occupazione israeliana, la città è praticamente irriconoscibile: metà degli edifici è completamente distrutta, moltissime persone hanno perso la casa e non esiste praticamente nessun tipo di infrastruttura.
La maggior parte delle migliaia di palestinesi che hanno percorso i circa otto chilometri da Rafah a Khan Yunis è dovuta tornare indietro. Quelli che hanno potuto hanno recuperato dalla propria casa alcuni oggetti e indumenti, lasciati durante l’evacuazione. Altri hanno deciso di rimanere. Un abitante di Khan Yunis, Mohammed Abu Rizzeq, ha detto a BBC News che «è meglio per noi avere una tenda sulle macerie della nostra casa, piuttosto che essere sfollati ed esiliati».
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Molti testimoni hanno anche parlato dell’odore che si sente in città. I servizi sanitari e di emergenza sono collassati, e i corpi delle persone uccise nei bombardamenti israeliani sono rimasti sotto alle macerie per mesi. Un’altra abitante, Maha Thaer, ha detto al sito di news del Qatar Al Jazeera che «tutte le strade sono state distrutte dai bulldozer. E la puzza… ho visto persone scavare ed estrarre dei cadaveri». L’appartamento di Thaer è semidistrutto, ma la donna ha detto che ci tornerà, perché «nonostante non sia adatto a viverci, è comunque meglio delle tende».
Più di metà dei 2,3 milioni di abitanti della Striscia di Gaza si è rifugiata nei campi profughi vicino a Rafah, che aveva poco più di 200mila abitanti ed è nel punto più a sud del territorio, al confine con l’Egitto. Oggi è circondata da grandi campi profughi, dove le condizioni di vita sono molto precarie. Rafah è l’unica città della Striscia che non è ancora stata invasa da Israele, che la ritiene una roccaforte del gruppo radicale palestinese Hamas. Israele ha ripetutamente annunciato che avvierà un’offensiva anche a Rafah: i suoi alleati internazionali, fra cui gli Stati Uniti, si sono ripetutamente opposti a un’eventuale operazione militare a meno che Israele non presenti prima un piano per evacuare e proteggere i civili.
Israele ha proposto di radunare le persone rifugiatesi a Rafah in campi profughi nel sud della Striscia, ma questi campi non sono ancora stati realizzati. È possibile che il ritiro dell’esercito da Khan Yunis serva almeno in parte proprio a diminuire la presenza di civili a Rafah. Le condizioni di Khan Yunis però difficilmente permetteranno uno spostamento in massa delle persone che fin qui si erano rifugiate a Rafah.
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