Il governo ceceno vuole vietare le canzoni troppo lente e troppo veloci
Per rendere la musica più conforme alla «mentalità cecena», ha detto il ministro della Cultura Musa Dadayev, ma non è chiaro come intenda farlo
Il governo della Cecenia, che è una repubblica parte della Federazione russa, ha stabilito che d’ora in poi la musica composta all’interno del paese dovrà avere un ritmo compreso tra gli 80 e i 116 BPM (battiti per minuto), e che tutte le canzoni al di sopra o al di sotto di questa soglia saranno vietate.
Secondo quanto riportato da Grozny Inform, agenzia stampa legata al governo ceceno, la decisione è stata presa giovedì scorso, durante un incontro tra Musa Dadayev, il ministro della Cultura della Cecenia, e alcune associazioni di musicisti locali. Dadayev ha detto di avere concordato il divieto insieme al presidente ceceno Ramzan Kadyrov, e che l’obiettivo è garantire la «conformità delle opere musicali, vocali e coreografiche» alla «mentalità cecena».
Ha anche scritto in una nota che, entro il 1° giugno, i musicisti locali dovranno «riscrivere» la loro musica per adattare il ritmo delle loro canzoni alle nuove direttive, e che chi non adeguerà le proprie composizioni entro quella data non potrà esibirsi in pubblico.
Non è chiaro se il divieto sarà applicato soltanto alla musica composta in Cecenia o anche alla musica prodotta all’estero: in questo secondo caso, garantirne l’applicazione sarebbe particolarmente problematico e impegnativo, dato che gran parte della musica pop contemporanea supera i 116 BPM. Non è neppure chiaro in che modo il divieto sarà messo in pratica, anche perché una sua applicazione completa richiederebbe sforzi piuttosto consistenti: per esempio, interpretandolo nella maniera più restrittiva possibile, bisognerebbe verificare tutte le canzoni caricate su YouTube, piattaforma accessibile anche in Russia, in modo da vietare in qualche modo la riproduzione di quelle troppo lente o veloci.
Come capo della Cecenia, paese che governa dal 2007, Kadyrov è noto per i suoi metodi repressivi e antidemocratici ed è accusato di gravi violazioni dei diritti umani; tra le altre cose, è accusato di aver aperto campi di concentramento per gli omosessuali. Da quando è al potere, Kadyrov ha sempre sostenuto il regime autoritario di Vladimir Putin, fornendogli per esempio sicari per uccidere i propri oppositori politici all’estero, o inviando forze per aiutarlo nelle proprie operazioni militari, tra cui l’invasione e l’annessione della Crimea nel 2014.
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