A volte i partiti “prestano” i propri parlamentari
La Lega darà almeno un deputato al centrista Lorenzo Cesa per formare una nuova componente alla Camera, in un'operazione che ne ricorda un'altra del PD, quando nel 2021 tentò di salvare il governo Conte
Venerdì mattina lo staff del ministro dei Trasporti Matteo Salvini ha diffuso un comunicato stampa che annunciava un accordo tra la Lega e l’Unione di Centro (UDC) definito dai segretari dei due partiti: Salvini, appunto, e Lorenzo Cesa, storico esponente centrista, più volte deputato ed europarlamentare dal 2004 a oggi, e punto di riferimento di quella galassia formata da piccoli partiti moderati di centrodestra nati dalla dissoluzione della Democrazia Cristiana, e di cui l’UDC è per vari aspetti il più importante.
L’accordo tra Lega e UDC è essenzialmente elettorale, in vista delle europee di giugno: prelude dunque alla costituzione di liste che contengano candidati di entrambi i partiti. Cesa ottiene così buone possibilità di eleggere almeno qualcuno degli esponenti del suo partito, visto che la Lega sicuramente supererà la soglia di sbarramento del 4 per cento al di sotto della quale non si ha diritto a eleggere europarlamentari. E Salvini confida che i candidati dell’UDC possano portare alla sua lista voti che la Lega difficilmente riuscirebbe a prendere al Centro e al Sud Italia.
Questa teorica convenienza reciproca ha indotto entrambi i leader a ridimensionare le profonde divergenze ideologiche che li separano. Nel recente passato, Cesa aveva più volte criticato le scelte politiche di Salvini: in occasione del Congresso mondiale della famiglia a Verona nel marzo 2019; dopo che Salvini aprì una crisi di governo nell’agosto dello stesso anno; e in generale proprio sulle politiche europee e la concezione dell’Unione Europea. Venerdì, in un’intervista al quotidiano Libero per promuovere l’accordo con Salvini, Cesa ha detto che entrambi hanno il desiderio di avere un’Europa ispirata «al progetto originale di Adenauer, Schuman e De Gasperi», cioè rispettivamente il cancelliere tedesco, il ministro degli Esteri francese e il presidente del Consiglio italiano ritenuti tra i fondatori dell’Unione Europea. Queste stesse ispirazioni Cesa le aveva evocate nel dicembre del 2020 per rimarcare le differenze con la Lega e prendere le distanze dalle scelte di Salvini sul Meccanismo europeo di stabilità (MES), cioè il fondo di sicurezza finanziario per Stati e banche dell’Unione in crisi.
Ma l’accordo tra Salvini e Cesa prevede anche un «patto federativo parlamentare» che ha come obiettivo la «costituzione del gruppo parlamentare UDC presso la Camera dei deputati». In realtà non si tratterà di un gruppo autonomo, come il comunicato lascia intendere, perché per costituirlo il regolamento della Camera impone che ci siano almeno venti deputati, salvo deroghe concesse dalla presidenza. Al momento Cesa è invece il solo deputato dell’UDC: fa parte del gruppo Noi Moderati guidato da Maurizio Lupi, che invece sta definendo un accordo elettorale per le europee con Forza Italia e da cui appunto Cesa intende staccarsi. L’obiettivo, come spiega lui stesso, è costituire una componente autonoma all’interno del Gruppo Misto, cioè il gruppo composito che raccoglie tutte le piccole formazioni o i singoli deputati non iscritti ad alcun gruppo parlamentare. Anche per costituire una componente, il regolamento della Camera prevede che ci siano almeno tre deputati, e in questo caso non sono previste deroghe.
Per questo la Lega ha deciso che presterà, per così dire, dei suoi deputati a Cesa. Uno sarà Nino Minardo, che è il responsabile dell’operazione, un deputato siciliano che è stato a lungo militante e deputato con Forza Italia, per poi passare nel Nuovo Centrodestra di Angelino Alfano e infine aderire alla Lega, nel 2019. Dal dicembre del 2020 è il segretario del partito di Salvini in Sicilia. «Ma con Minardo c’è una lunga storia di comunanza di idee e di radici, suo zio Riccardo Minardo fu senatore con noi quando eravamo ancora nel CCD», ricorda Cesa, facendo riferimento al Centro Cristiano Democratico, che nacque dopo la dissoluzione della Democrazia Cristiana ed è stato in un certo senso antenato dell’UDC.
Oltre a Minardo, però, serve un terzo deputato. «Ho un sacco di gente che ogni volta che entro alla Camera mi dice che è democristiana», scherza Cesa, aggiungendo che nei prossimi giorni «presenteremo ufficialmente la nuova componente, e si scoprirà tutto». Si sa già che il terzo componente non sarà Francesco Saverio Romano, come pure era stato ipotizzato da alcuni giornali, perché Romano resterà con Noi Moderati. È invece probabile, secondo alcuni parlamentari vicini a Salvini, che sia la Lega a concedere anche un altro deputato, il casertano Gianpiero Zinzi, che tuttavia smentisce nettamente. Figlio di un importante dirigente campano dell’UDC, Domenico Zinzi, ex deputato e sottosegretario alla Salute nel terzo governo di Silvio Berlusconi, Zinzi è stato in passato coordinatore nazionale dei giovani dell’UDC, poi ha aderito a Forza Italia prima di entrare nella Lega nel 2020, con cui è stato eletto deputato due anni dopo.
A prescindere dalle scelte di Zinzi e dalla fondatezza delle voci sul suo conto, comunque, è certo che la Lega rinuncerà ad almeno uno dei suoi deputati per consentire a Cesa di costituire una componente. È una scelta un po’ curiosa, che comporta qualche disagio per il gruppo dei “salviniani” alla Camera, cioè appunto i parlamentari più vicini a Salvini. Perderanno infatti un componente, e questo costringerà gli attuali colleghi di Minardo a sostituirlo nella commissione Difesa, di cui fa parte. E poi c’è una perdita economica: la presidenza della Camera dà ogni anno ai vari gruppi una cifra per consentire loro di svolgere le attività politiche e istituzionali, e questa cifra varia a seconda della consistenza del gruppo. Per ciascun deputato, in media, la Camera assegna 77mila euro all’anno.
Non è tuttavia la prima volta che succede una cosa del genere, in anni recenti. Il caso più clamoroso riguarda Tatjana Rojc, scrittrice triestina di origini slovene eletta al Senato nel 2018 come indipendente nelle liste del Partito Democratico, di cui poi è entrata a far parte a tutti gli effetti. Alla fine di gennaio del 2021, durante la crisi politica del secondo governo di Giuseppe Conte provocata da Matteo Renzi, in Senato il Movimento 5 Stelle cercava in ogni modo di trovare i cosiddetti “responsabili”, cioè eletti che decidessero di sostenere Conte pur di scongiurare la caduta del governo e l’eventuale chiusura anticipata della legislatura. Nell’operazione, per una strana coincidenza, doveva essere coinvolta anche l’UDC di Cesa, anche se poi l’ipotesi non si concretizzò anche perché uscì una notizia su un’indagine a Cesa stesso, archiviata mesi dopo.
A un certo punto si costituì una squadra piuttosto eterogenea fatta da ex grillini, ex esponenti di Forza Italia tra cui la ex segretaria particolare di Silvio Berlusconi Mariarosaria Rossi, parlamentari eletti all’estero di varia estrazione. Solo che al momento della costituzione del gruppo Europeisti-Maie-Centro Democratico, i “responsabili” appunto, ci si accorse che erano soltanto nove le persone che avevano aderito all’iniziativa, una in meno del numero minimo richiesto per costituire un nuovo gruppo al Senato. E così, su indicazione del segretario Nicola Zingaretti, il capogruppo del PD al Senato Andrea Marcucci decise di prestare momentaneamente la senatrice Rojc.
Rojc non nascose la natura strumentale del suo passaggio, spiegando ai giornalisti che il suo era solo un trasferimento temporaneo. Non fu sufficiente, comunque, a garantire una maggioranza stabile a Conte, che pochi giorni dopo si dimise da presidente del Consiglio e fu poi sostituito da Mario Draghi.
Sia il caso di Minardo sia quello di Rojc dimostrano come per un partito non ci sia alcuna convenienza nel prestare parlamentari ad altre forze politiche. Queste operazioni si spiegano solo nell’ottica di più generali calcoli politici. Per Salvini, la necessità di raccogliere voti anche in modi originali alle elezioni europee, dove la Lega rischia di ottenere un risultato molto negativo che metterebbe a rischio anche la leadership di Salvini stesso, è stato un motivo sufficiente per sacrificare almeno uno dei suoi deputati e fare l’accordo con Cesa. Per il PD, nel 2021, l’esigenza di tenere in piedi il governo di Conte e arginare le manovre ostili di Renzi indusse i dirigenti del partito a ritenere accettabile il trasferimento forzato di Rojc nel nuovo gruppo dei responsabili.