L’esercito israeliano sospenderà i due militari ritenuti responsabili dell’attacco contro la ong WCK
Dopo aver svolto alcune indagini ha detto che è stato determinato da «una serie di errori» e che si sarebbe dovuto evitare
L’esercito israeliano (IDF) ha fatto sapere che sospenderà dal loro incarico due militari coinvolti nell’attacco che pochi giorni fa aveva ucciso sette operatori della ong World Central Kitchen a Deir al Balah, nel centro della Striscia di Gaza. L’esercito ha anche ammesso che l’attacco, su cui era stata aperta un’indagine, è stato dovuto a «una serie di errori».
Il governo e l’esercito israeliani avevano già ammesso la responsabilità dell’attacco, che secondo il primo ministro Benjamin Netanyahu era stato un «tragico caso». In un comunicato, l’IDF ha fatto sapere che il maggiore che aveva il ruolo di vicecomandante della truppa responsabile dell’attacco verrà rimosso dal suo incarico, così come un colonnello a capo del personale delle truppe. Il comunicato chiarisce che anche il comandante della truppa e quello della divisione di cui faceva parte riceveranno un’ammonizione ufficiale.
L’IDF ha sostanzialmente confermato le prime ricostruzioni della vicenda che nei giorni scorsi erano state citate da Haaretz: cioè che gli operatori del drone avevano attaccato il convoglio perché avevano erroneamente scambiato prima un operatore che trasportava una borsa e poi un altro per uomini armati. Inizialmente due persone della ong a bordo del mezzo erano riuscite a fuggire dal veicolo per scappare su una seconda auto, a sua volta colpita da un missile sparato dallo stesso drone. Le persone che erano sopravvissute al secondo attacco erano riuscite a rifugiarsi in un terzo mezzo, ma poi erano state uccise da un terzo missile. Il comunicato dice anche che le truppe israeliane «non avevano identificato i mezzi in questione come mezzi associati alla WCK».
Nel comunicato l’IDF ha aggiunto che in base a quanto emerso dall’indagine, l’attacco «non si sarebbe dovuto verificare»: sempre secondo quanto citato nel comunicato, «è stato un grave errore derivato da una serie di fallimenti legati a un’identificazione sbagliata, a errori nel processo decisionale e un attacco contrario alle procedura operative standard».
I sette operatori umanitari uccisi – un palestinese, un’australiana, tre britannici, un polacco e un cittadino statunitense e canadese – stavano attraversando la città di Deir al Balah per preparare una consegna di aiuti umanitari da poco arrivati a Gaza via nave, in un’operazione finanziata da vari paesi e coordinata con l’esercito israeliano. Anche il viaggio delle tre auto a Deir al Balah era stato concordato con l’esercito.
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