Le squadre di calcio che giocano in campionati di altri paesi
Se n'è parlato per il Fenerbahçe, che di recente ha minacciato di lasciare il campionato turco: in giro per il mondo ci sono diversi esempi, ma quasi sempre giustificati da una certa vicinanza storico-geografica
Martedì circa 25mila soci del Fenerbahçe hanno deciso che il club almeno per il momento non lascerà il campionato turco, un’ipotesi che era stata avanzata dopo le proteste della squadra per alcuni episodi di violenza che l’avevano riguardata. Alla fine della stagione l’assemblea generale del club farà una scelta definitiva. Se la squadra dovesse davvero abbandonare il campionato turco, a quel punto potrebbe ripartire dalle serie minori, oppure chiedere di partecipare a un campionato straniero: si è parlato finora della Liga spagnola o della Serie A, ma anche dei campionati francese, olandese, belga.
È un’ipotesi piuttosto remota, innanzitutto per la distanza geografica e culturale tra la Turchia e i paesi di cui si parla, e poi perché una federazione straniera dovrebbe trovare un modo per aggiungere una squadra alla sua massima divisione: in Europa e nel mondo ci sono effettivamente alcune squadre che giocano in campionati diversi rispetto a quelli di provenienza, ma quasi sempre lo fanno per andare a giocare in un campionato più competitivo di un paese geograficamente molto vicino.
Per inserire il Fenerbahçe in un altro campionato bisognerebbe bloccare la promozione di una squadra dalla seconda serie, ma questo sarebbe evidentemente problematico e solleverebbe proteste da parte di chi verrebbe escluso dopo aver meritato la promozione; oppure aggiungere un’ulteriore squadra, per non rendere dispari il numero complessivo delle partecipanti. È complicato, insomma, ma teoricamente non impossibile: le leghe che gestiscono i campionati sono associazioni private, quindi decidono autonomamente le loro regole e nessuno vieta loro di invitare o ammettere squadre straniere.
Poco meno di dieci anni fa, quando si discuteva molto su un possibile referendum per l’indipendenza della Catalogna dalla Spagna (si tentò di farlo nel 2014, alla fine fu fatto nel 2017, ma il governo centrale non lo ritenne comunque valido), l’allora primo ministro francese Manuel Valls parlò della possibilità che il Barcellona andasse a giocare in Ligue 1, il massimo campionato francese. Nel caso in cui il referendum fosse davvero passato, la federazione spagnola avrebbe infatti potuto escludere il Barcellona, che si sarebbe trovato quindi a giocare in un ipotetico campionato catalano, oppure a scegliere di migrare in un campionato straniero per ragioni di competitività. «Il Monaco gioca in Ligue 1, quindi perché non potrebbe farlo il Barcellona?», aveva detto Valls.
Il Monaco di cui parlava Valls è il club del Principato di Monaco che, sin dal 1924, gioca nei campionati francesi: ha anche vinto per otto volte la Ligue 1. Il Principato di Monaco, una città-Stato indipendente, non aveva infatti e non ha tuttora una sua federazione calcistica e un suo campionato, ed era stato quindi naturale inserirlo nelle divisioni francesi.
Allo stesso modo, il Futbol Club Andorra, squadra del piccolo principato indipendente che sorge sui Pirenei, fa parte della federazione spagnola (nonostante, a differenza del Principato di Monaco, Andorra abbia un suo campionato, la Primera Divisió, dove giocano dieci squadre). Nel 2022 l’FC Andorra è arrivata per la prima volta in Segunda División, l’equivalente della nostra Serie B, dopo essere stata acquistata nel 2018 dal gruppo Kosmos, la società di proprietà dell’ex difensore spagnolo del Barcellona Gerard Piqué, che è diventato il presidente della squadra.
Una situazione simile a quella dell’FC Andorra era quella del San Marino Calcio, una delle squadre della piccola repubblica compresa nel territorio italiano tra Emilia-Romagna e Marche. Pur essendoci un campionato e una federazione sanmarinesi (attualmente al 55esimo e ultimo posto del ranking Uefa, la classifica dei campionati europei), il San Marino Calcio ha sempre giocato nelle divisioni italiane, dall’anno della fondazione, nel 1959, fino a quello del fallimento, nel 2019.
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Le squadre che scelgono di giocare in campionati stranieri provengono anche da paesi più grandi di San Marino o Andorra, ma comunque non in grado di organizzare un campionato abbastanza competitivo. Alla Major League Soccer, la principale lega calcistica nordamericana, gestita dalla United States Soccer Federation, sono iscritte anche tre squadre canadesi: i Vancouver Whitecaps, il Club de Foot Montréal e il Toronto FC (in quest’ultimo giocano i calciatori italiani Lorenzo Insigne e Federico Bernardeschi).
Il Wellington Phoenix è invece l’unica squadra neozelandese che, da quando fu fondata nel 2007, gioca nella A-League Men, il massimo campionato australiano. La particolarità è che il calcio australiano dal 2006 è affiliato all’Asian Football Confederation (la nazionale australiana infatti partecipa alla Coppa d’Asia, e nel 2015 vinse anche la competizione: in Oceania non avrebbe abbastanza avversarie alla sua altezza). Pur giocando nel campionato australiano, il Wellington Phoenix rimane però affiliato all’Oceania Football Confederation e per quanto riguarda le competizioni internazionali si trova in una situazione a metà: non può giocare quelle asiatiche, perché non appartiene alla confederazione, ma non può nemmeno giocare quelle oceaniche, perché per qualificarsi dovrebbe arrivare nelle prime posizioni del campionato neozelandese (che però non gioca). Nel campionato neozelandese c’è invece, dal 2014, il Wellington Phoenix 2, la squadra riserve.
Nel Regno Unito i casi di squadre che giocano in campionati stranieri sono più comuni. Diverse squadre gallesi partecipano ai campionati inglesi, come lo Swansea, il Wrexham e il Cardiff City, l’unica squadra non inglese ad aver vinto l’FA Cup, la principale coppa nazionale a eliminazione diretta inglese (ci riuscì nel 1927). Ci sono squadre scozzesi che giocano nelle divisioni minori inglesi, e viceversa squadre inglesi che, per ragioni di vicinanza geografica e storica, sono sempre state affiliate alla federazione scozzese. Il Derry City, squadra nata nel 1929 e rifondata nel 2010, pur provenendo dalla città nordirlandese di Derry, venne ammessa nel campionato della Repubblica d’Irlanda solo nel 1985. Tredici anni prima, nel 1972, aveva deciso di ritirarsi dalla federazione nordirlandese, la quale aveva costretto il club a giocare le partite di casa in campo neutro per via dei Troubles, il periodo di violenze tra indipendentisti e unionisti nordirlandesi durato oltre trent’anni tra la fine degli anni Sessanta e la fine dei Novanta.
In certe occasioni possono nascere collaborazioni tra paesi e federazioni che permettono a delle squadre, o persino a delle nazionali, di giocare in campionati stranieri. Nella stagione 1994-1995 la nazionale indonesiana partecipò alla Primavera, il principale campionato giovanile italiano, dopo un accordo tra l’allora presidente della Sampdoria Paolo Mantovani e il presidente della federazione indonesiana che era, come Mantovani, un imprenditore del settore del petrolio e dell’energia. L’Indonesia affrontò quindi alcune delle migliori selezioni giovanili italiane, ma i suoi punti non vennero conteggiati ai fini della classifica finale (ne avrebbe conquistati, se fossero stati validi, 22 in 26 partite). Alla fine del campionato, alcuni dei migliori giocatori della selezione indonesiana vennero aggregati alla primavera della Sampdoria, ma solamente il portiere Kurnia Sandy riuscì a passare in prima squadra, senza peraltro mai esordire in Serie A.
Con obiettivi simili, cioè quelli di far crescere il talento di giovani calciatori in contesti più competitivi e strutturati, nel 2017 la nazionale della Cina Under-20 ha partecipato alla Regionalliga Südwest, la quarta divisione tedesca. L’accordo sarebbe dovuto durare cinque anni, ma saltò dopo la partita tra la Cina e lo Schott Mainz, quando alcuni tifosi mostrarono in curva bandiere tibetane in segno di protesta contro il governo cinese. Dopo questo episodio, la federazione cinese ritirò la squadra.