Come funziona la classifica dei migliori tennisti al mondo
Quella in cui Jannik Sinner è salito al secondo posto: viene aggiornata ogni settimana in base ai risultati dell'ultimo anno, in un sistema di punti da conquistare e poi “difendere”
Vincendo domenica sera il torneo Masters 1000 di Miami, negli Stati Uniti, l’italiano Jannik Sinner è salito al secondo posto nella classifica maschile dei migliori tennisti del mondo, superando lo spagnolo Carlos Alcaraz. Al primo posto c’è sempre il serbo Novak Djokovic, ma l’attuale classifica è il miglior risultato di sempre per un tennista italiano (almeno da quando esistono le classifiche moderne): il secondo era il quarto posto di Adriano Panatta, negli anni Settanta.
La classifica è aggiornata ogni settimana dall’ATP, l’associazione che organizza i tornei del circuito professionistico maschile del tennis mondiale, in base ai risultati e ai punti che i tennisti hanno raccolto nei tornei in programma nel mondo. Il funzionamento si basa su alcuni criteri non sempre immediati ma ormai codificati da alcuni decenni (con piccole variazioni), che tendono a premiare la continuità di risultati.
La classifica WTA, l’organizzazione del tennis professionistico femminile, si basa sugli stessi principi e ha lo stesso funzionamento, con alcune differenze nell’assegnazione dei punti.
La classifica ATP, chiamata anche ranking, prende in considerazione i risultati e quindi i punti conquistati nelle ultime 52 settimane, ossia nell’ultimo anno. Il calendario del tennis è fisso, i tornei si giocano sempre nello stesso periodo dell’anno e nello stesso ordine, per cui nelle classifiche i punti ottenuti in uno specifico torneo sostituiscono quelli dell’edizione precedente. Ad esempio domenica si è concluso il torneo di Miami: nelle classifiche dei tennisti non sono più stati considerati i punti ottenuti nell’edizione del 2023 (che sono quindi stati sottratti dal totale) e si sono aggiunti quelli dell’edizione attuale.
Ovviamente non tutti i tornei danno lo stesso numero di punti: sono divisi in categorie in base a prestigio, numero di partecipanti, storia e montepremi.
I tornei più importanti sono quelli definiti del Grande Slam: Australian Open, Roland Garros, Wimbledon e US Open. Questi quattro sono gestiti da un’organizzazione diversa da ATP e WTA, ma i punti concorrono poi alle stesse classifiche. Seguono 9 tornei Masters 1000 (uomini), o WTA 1000 (donne): fra questi c’è appunto il torneo di Miami, ma anche gli Internazionali di Roma. Scendendo di livello e importanza, ci sono 13 tornei ATP e WTA 500 e 38 ATP e WTA 250. Seguono i circuiti professionistici minori, Challenger per gli uomini e WTA 125 per le donne, a loro volta seguiti dal circuito ITF (sigla che sta per federazione internazionale di tennis), che organizza i tornei che fino a qualche anno fa si chiamavano Futures. I montepremi dei tornei sono minori man mano che si scende di importanza.
I tornei più importanti sono anche quelli più lunghi, con più partecipanti e più turni da superare per arrivare in fondo: nei tornei del Grande Slam, anche detti semplicemente “Slam” o “Major” il tabellone prevede 128 partecipanti e quindi sette partite per vincere il torneo, i Masters 1000 sono quasi sempre da 64 o 96 partecipanti, e così via fino agli ATP 250, che quasi sempre partono dagli ottavi di finale.
Vengono considerati per la classifica maschile i 19 maggiori tornei disputati da ogni singolo giocatore nelle ultime 52 settimane: la composizione “ideale” di una stagione prevede la partecipazione ai 4 tornei dello Slam, agli 8 tornei “obbligatori” Masters 1000 (l’unico non obbligatorio è il Masters 1000 Montecarlo), almeno 4 tornei ATP 500. I tennisti sono “obbligati” a partecipare ai Masters 1000 per cui siano qualificati in base alla loro posizione in classifica, ma se un giocatore non può partecipare a un evento obbligatorio a causa di un infortunio o una mancata qualificazione, l’ATP consente di conteggiare un altro punteggio, definito “Best Other”, in modo da arrivare a 19 tornei. Il torneo finale dell’anno, le ATP Finals, è riservato agli otto migliori giocatori dell’anno ed è considerato un 20° torneo bonus, i cui punti vengono conteggiati per la classifica.
I numeri che definiscono la categoria dei tornei (Masters 1000, ATP 500, eccetera) sono proprio i punti in palio per il vincitore del torneo. Vincendo Miami, un Masters 1000, Sinner ha guadagnato 1000 punti; quando vinse il torneo ATP 500 di Rotterdam, a febbraio, ne aggiunse 500. I tornei del Grande Slam valgono 2000 punti e le ATP Finals possono valerne fino a 1500, se chiusi da imbattuti (prevedono due gironi iniziali, all’interno dei quali ciascuna partita vinta vale 200 punti, poi semifinali e finali).
Il sistema ripartisce punti in modo più o meno proporzionale anche per i piazzamenti e per gli avanzamenti all’interno delle competizioni: in un torneo dello Slam chi arriva in finale conquista 1300 punti, i semifinalisti 800, chi arriva ai quarti 400 e così via, fino ai 10 punti per il primo turno. In un torneo ATP 1000 il finalista ne guadagnerà 650, i semifinalisti 400, per i quarti 200, eccetera. Lo stesso meccanismo, con proporzioni uguali, funziona nei tornei di livello minore. Tutto è poi in un certo senso complicato e reso meno immediato dalla “sostituzione” con i punti attuali di quelli ottenuti nell’edizione precedente del torneo.
Ogni volta che inizia un torneo, un tennista sa che perderà dalla sua classifica i punti ottenuti in quel posto l’anno prima. Per gli Australian Open di gennaio, per esempio, dalla classifica di Djokovic che aveva vinto l’edizione 2023 vennero tolti i 2000 punti ottenuti allora. A fine torneo furono aggiunti quelli del 2024: Djokovic uscì in semifinale, ottenne 800 punti, di fatto in classifica perse 1200 punti. Per questo nel tennis spesso si parla di punti da “difendere” nei tornei. Nel torneo di Miami Sinner difendeva 600 punti guadagnati grazie alla finale dell’anno scorso, e per questo vincendo il torneo quest’anno di fatto ha aggiunto alla sua classifica 400 punti. Nell’edizione 2025 del torneo di Miami dovrà invece difendere i 1000 punti della vittoria di domenica: ogni risultato diverso da una vittoria finale di fatto gli costerà dei punti in classifica.
Nella classifica attuale Djokovic è primo con 9725 punti, Sinner secondo a 8710; il tennista numero 100 al mondo, il belga David Goffin, ne ha 596. Il massimo di punti teoricamente ottenibile in una stagione è 21.500, Novak Djokovic detiene il record di miglior punteggio mai raggiunto con 16.950 nel 2016, Roger Federer il primato di più settimane consecutive al numero uno della classifica, 237, fra il 2004 e il 2008.
Questo sistema da una parte permette ascese in classifica piuttosto consistenti, soprattutto per i tennisti con una peggiore classifica, dall’altra rende complesso restare ai vertici, perché è necessario continuare a vincere per “difendere” i punti ottenuti un anno prima. L’ATP pubblica una classifica mondiale dei migliori tennisti dall’agosto del 1973 e il primo numero uno fu il rumeno Ilie Nastase: l’attuale sistema a punti fu varato nel 1990 e poi perfezionato e modificato nel corso degli anni.
Con gli stessi criteri viene anche composta la classifica per la specialità del doppio e i ranking ATP vengono utilizzati anche per definire i qualificati di diritto e le teste di serie dei vari tornei: semplificando molto, si tratta di un sistema che evita che il sorteggio degli incontri faccia scontrare i migliori giocatori nei primi turni.
L’ATP prevede anche una classifica speciale, l’ATP Race, che considera solo i risultati dell’anno solare e che viene utilizzata per definire gli otto migliori tennisti che giocheranno le ATP Finals (che dal 2021 al 2025 si giocano a Torino): Jannik Sinner è attualmente primo nella classifica del 2024, e anche in modo piuttosto netto visto che ha più di mille punti di vantaggio sul secondo. In caso di lunghi infortuni, superiori ai sei mesi, esiste un sistema di “protezione della classifica” (protected ranking) che permette ai tennisti di partecipare ai primi 12 tornei dopo il rientro utilizzando la classifica precedente all’infortunio.
Le classifiche del tennis femminile, i ranking WTA, hanno una stessa struttura e lo stesso funzionamento, ma considerano 16 tornei nel corso di un anno, e prevedono un’assegnazione di punti diversa, con differenze più ampie soprattutto sui primi turni dei tornei.