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  • Lunedì 1 aprile 2024

Benjamin Netanyahu vuole chiudere Al Jazeera in Israele

Il primo ministro israeliano lo definisce un «canale terroristico» e fazioso e il parlamento ha approvato una legge che permetterà di chiudere la sua sede nel paese

Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu durante un incontro a Gerusalemme nel 2023
Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu durante un incontro a Gerusalemme nel 2023 (Abir Sultan/ Pool Photo via AP, File)
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Lunedì il parlamento israeliano ha approvato una legge che darà al primo ministro e al ministro delle Comunicazioni l’autorità per ordinare la chiusura di emittenti o media stranieri operativi nel paese che siano ritenuti un pericolo per la sua sicurezza. L’approvazione della legge è rivolta in particolare contro Al Jazeera, uno dei più importanti network di informazione al mondo, che ha sede in Qatar e secondo Israele sarebbe di parte e farebbe propaganda per la causa palestinese.

La legge è stata approvata lunedì dalla Knesset, il parlamento israeliano, con 71 voti favorevoli e 10 contrari. In un post condiviso su X (Twitter) il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha detto che «intende agire immediatamente nel rispetto della nuova legge per fermare l’attività» di Al Jazeera. Netanyahu lo ha definito un «canale terroristico» e ha promesso che «non trasmetterà più da Israele».

Al Jazeera è uno dei pochi media internazionali rimasti operativi nella Striscia di Gaza, da cui sta documentando la feroce operazione militare dell’esercito israeliano in risposta ai violenti attacchi del gruppo palestinese di Hamas dello scorso 7 ottobre. Sempre secondo Netanyahu, «Al Jazeera ha minacciato la sicurezza di Israele, partecipando attivamente al massacro del 7 ottobre, e ha fomentato l’odio contro i soldati israeliani»: per questo sarebbe «ora di rimuovere il megafono di Hamas» dal paese.

Israele ha da tempo rapporti tesi con il canale qatariota, che accusa di non essere imparziale nei suoi confronti. Le tensioni erano aumentate nel 2022 a causa della morte della giornalista palestinese-americana Shireen Abu Akleh, uccisa da un soldato israeliano mentre stava seguendo un’operazione in un campo profughi di Jenin, in Cisgiordania. Negli ultimi tempi sono aumentate per via dei racconti degli attacchi compiuti dall’esercito israeliano nella Striscia contro la popolazione civile palestinese, che tra gli altri hanno ucciso anche un cameraman e un giornalista di Al Jazeera.

Per l’omicidio di Abu Akleh il canale aveva denunciato Israele alla Corte penale internazionale, il tribunale per i crimini internazionali con sede all’Aia, nei Paesi Bassi.

Al Jazeera non è l’unica emittente straniera attiva in Israele che rischia di chiudere per via della nuova legge, che peraltro potrebbe creare tensioni anche con il Qatar, uno dei paesi che stanno agendo come intermediari nel conflitto con Hamas: circa cinque mesi fa infatti Israele aveva detto che avrebbe bloccato anche il canale televisivo libanese filoiraniano Al Mayadeen.

Secondo il Committee to Protect Journalists, un’organizzazione indipendente con sede a New York che difende la libertà di stampa e i diritti dei giornalisti nel mondo, la nuova legge israeliana «è una minaccia significativa per i media internazionali»: il Committee ritiene che «contribuisca al clima di autocensura e ostilità nei confronti della stampa», che a suo dire «dall’inizio della guerra tra Israele e Gaza si è intensificato».

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